18 settembre 2008

Nel popolo dell’Esplanade des Invalides Parigi riscopre il suo volto (Muolo)


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PIETRO E IL MONDO

Nel popolo dell’Esplanade Parigi riscopre il suo volto

DAL NOSTRO INVIATO A PARIGI

MIMMO MUOLO

E alla fine Parigi ha riscoperto il suo vero volto. Ciò che venerdì sera si era intuito, ieri è stato confermato dalla grande partecipazione della gente che ha riempito l’Esplanade des Invalides e la vicina Place Vauban per la Messa con cui Benedetto XVI si è congedato dalla capitale francese.

In 260 mila hanno ascoltato la denuncia dell’idolatria contemporanea (denaro, sete dell’avere e del potere), pronunciata dal Papa durante l’omelia (che Avvenire pubblica integralmente a pagina 4), insieme con la nota distinzione tra peccato (da condannare sempre) e peccatore (da accogliere e perdonare). I giovani, in particolare, hanno sentito risuonare il suo appello a non lasciare senza risposta la voce di Dio, qualora si sentissero chiamati a diventare sacerdoti. E tutti hanno cantato e pregato con grande raccoglimento. Moltissimi si sono accostati alla comunione, alcuni inginocchiandosi davanti al Pontefice, altri ricevendola dai sacerdoti in vari punti della spianata. Uno spettacolo di fede e di affetto per la Chiesa cattolica e per il Papa , che ha sorpreso diversi commentatori.

A Parigi Benedetto XVI «suscita un fervore inatteso», titolava ieri Le Parisien. E anche Le Figaro aveva più o meno lo stesso titolo.

Al momento di partire per Lourdes, seconda e più spirituale tappa del suo primo viaggio in Francia, Papa Ratzinger ha dunque mostrato che è possibile parlare di Cristo anche in una società largamente segnata dal materialismo e dalla moderna idolatria. Anzi che non bisogna avere paura di farlo, anche in termini culturali, perché, come aveva sottolineato venerdì nel discorso al Collegio dei Bernardini, «la ricerca di Dio, e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura». Ieri ne ha offerto un ulteriore esempio nell’omelia della Messa, facendo molto spesso riferimento alle Scritture e a san Paolo in particolare (siamo nell’Anno Paolino e alla vigilia del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, a ottobre a Roma).
Esemplare in questo senso il parallelo tra la comunità di Corinto – alla quale si rivolge l’Apostolo delle genti con due delle sue lettere – e la situazione sociale odierna. «Il mondo contemporaneo – si è chiesto il Pontefice – non si è forse creato i propri idoli? Non ha forse imitato, magari a sua insaputa, i pagani dell’antichità, distogliendo l’uomo dal suo vero fine, dalla felicità di vivere eternamente con Dio?». Questi idoli del 2000, ha aggiunto il Papa , hanno diversi nomi. «C’è la tentazione di idolatrare un passato che non esiste più, dimenticandone le carenze». C’è quella di «idolatrare un futuro che non esiste ancora, credendo che l’uomo, con le sue sole forze, possa realizzare la felicità eterna sulla terra». E poi c’è «la brama del denaro» che è «la radice di tutti i mali», insieme con «la sete dell’avere, del potere e persino del sapere». Pure la ragione «può forgiarsi degli idoli». Anche se, ha avvertito Benedetto XVI, «la condanna radicale dell’idolatria non è in alcun caso una condanna della persona dell’idolatra». Il peccato «è inaccettabile», ma del peccatore «non possiamo giudicare lo stato di coscienza», poiché «è sempre suscettibile di conversione e di perdono».
Perciò ai fedeli di Parigi il Pontefice ha detto chiaramente che la Messa, la frequenza ai sacramenti, e specialmente all’Eucaristia, sono «il mezzo migliore di fuggire gli idoli». E ai giovani ha ricordato che occorrono sacerdoti: «Non abbiate paura di donare la vostra vita a Cristo.
Niente rimpiazzerà mai il ministero dei sacerdoti nella vita della Chiesa». I 260 mila sull’Esplanade des Invalides hanno colto in pieno il messaggio del Pontefice.
All’arrivo lo hanno accolto con un tripudio di fazzoletti colorati – c’era anche uno striscione con la scritta «motu proprio merci», in riferimento Summorum Pontificum che autorizza e regola l’uso del Messale di Giovanni XXIII del 1962).

Poi hanno seguito in silenzio la celebrazione, alla quale erano presenti anche il premier, François Fillon e cinque ministri del suo governo. Benedetto XVI li ha ringraziati, assicurando la sua «preghiera fervente per il compimento della loro alta missione a servizio dei loro concittadini». In precedenza il Papa aveva visitato l’Institut de France di Parigi (ne parliamo sotto). Mentre, dopo la Messa, si è fermato a pranzo con i vescovi dell’Ile de France, la regione di Parigi, per poi recarsi all’aeroporto dove lo attendeva il volo per Lourdes. Lungo l’itinerario ancora tanta gente. Parigi non dimenticherà tanto facilmente questa visita.

© Copyright Avvenire, 14 settembre 2008

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