6 settembre 2008

Joseph Ratzinger, il Custode della fede e l'innovatore, il teenager della teologia e l'avversario della burocrazia curiale (Puggioni e Ghirra)


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R.

Così il timido parroco di provincia votato agli studi diventa massimo teologo Custode della fede ma anche innovatore

GIOVANNI PUGGIONI

Benedetto XVI arriva in Sardegna nel nome di Maria.
Sul colle di Bonaria dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II tra i sardi che rinnovano la loro devozione alla Madonna, pellegrino in una terra che molto ha dato e poco ha avuto. E che nella Vergine restituita dal mare ha sempre riposto le sue speranze. L'infaticabile "custode" della fede giungerà dal cielo, quasi la metafora di questo incontro a lungo atteso, forse sognato, per lanciare un nuovo messaggio di pace e di fratellanza nel mondo.
Il viaggio in Sardegna di Joseph Ratzinger, breve ma intenso e carico di significati, sembra voler sottolineare - andando ben oltre la solennità del Centenario - l'importanza che la Chiesa attribuisce al culto mariano e alle sue radici.
Giovane studente di filosofia e teologia a Monaco e Frisinga fu spettatore attento del dibattito apertosi sul dogma dell'Assunzione in cielo della Madonna. Non tutti, soprattutto i docenti, erano d'accordo ma alla fine il dogma venne proclamato ufficialmente da Pio XII.
«Vuol dire che la Chiesa è più saggia di noi» commentò il futuro pontefice lasciando così chiaramente intendere non solo la sua convinzione personale («Si può essere critici e credenti») ma anche l'indirizzo sulle sue ricerche dottrinali e liturgiche future.
E infatti, una volta ordinato sacerdote e inviato in una parrocchia di Monaco di Baviera come semplice coadiutore, non tardò ad accentuare la forza delle sue idee - frutto di una educazione familiare tradizionale ma soprattutto cristiana - spesso in contrasto con quelle correnti anche tra gli alti prelati bavaresi. Metteva per iscritto le sue osservazioni e quasi sempre suscitavano discussioni se non proprio polemiche.
La strada di Joseph Ratzinger, timido sacerdote di provincia votato agli studi teologici, sembra davvero tracciata da una mano invisibile.
Il giorno dell'ordinazione a sacerdote (29 giugno 1951) un'allodola cinguettò festosa sull'altare maggiore; dopo la pubblicazione di una tesi su "I nuovi pagani e la Chiesa" venne sottratto alla vita parrocchiale e chiamato a insegnare teologia. Nel vecchio seminario di Frisinga entrò un'aria nuova (e il giovane professore accusato di modernismo), tanto nuova che alla fine tutti iniziarono a prenderne atto pur nella diffidenza e tra tante perplessità.
Professore ordinario di dogmatica a Ratisbona, il nome di Joseph Ratzinger varcò ben presto i confini della Germania per imporsi come teologo di valore internazionale.
Le sue tesi sulla nuova Chiesa, la teoria della rivelazione, il suo motto "cum Petro sub Petro" lo portano spesso nella stanze del Vaticano e gli vengono affidati importanti incarichi prima e dopo il Concilio Vaticano II. Nominato arcivescovo di Monaco, il teologo bavarese torna ad occuparsi di vita pastorale ma soltanto per un mese: Paolo VI durante il Concistoro del 1977 lo nomina a sorpresa Cardinale (una decisione sicuramente meditata ma spesso rinviata) e gli affida l'importante incarico di relatore al Sinodo dei vescovi.
È un periodo molto felice e fertile per il neo porporato bavarese: i suoi testi vengono pubblicati in tutto il mondo quando affronta temi molto delicati e complessi nel suo modo nuovo di vedere la Chiesa dal basso. «Che non vuole dire guardare in alto ma Chiesa del popolo» precisò dopo qualche libera ed errata interpretazione. In realtà il Ratzinger teologo è un uomo di fede non un restauratore e lo conferma puntualmente quando Giovanni Paolo II lo nomina Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l'ex Sant'Uffizio) e deve prontamente intervenire per dissipare i dubbi e i misteri che ancora circondavano il Terzo mistero di Fatima.
Davanti alle visioni apocalittiche evocate da suor Lucia, la più giovane dei pastorelli cui era apparsa la Madonna, Ratzinger replica a molti critici osservatori delle cose vaticane: «Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo segreto resterà probabilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene squarciato». Ma su alcuni punti egli è categorico: «È un messaggio per richiamare l'uomo sui pericoli da lui stesso creati e che Maria nel suo splendore invita tutti alla pentitenza, alla conversione e alla fede.
Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore, perché grazie a questo "si" Dio poteva diventare uomo del nostro spazio e tale ora rimane per sempre».
Nel culto mariano Benedetto XVI - che prima d'ora non era mai stato nell'Isola - ha seguito e segue il "Totus tuus" di Karol Wojtyla e la nuova mariologia di Paolo VI («Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani») ma le tappe che lo hanno portato sul Soglio pontificio sono segnate da importanti consigli e ammonimenti che tracciano il cammino della nuova Chiesa: dal Nuovo catechismo alla liturgia, dalla famiglia ai problemi del nostro tempo come aborto e fecondazione.
Il teenager teologico si è trasformato nel più acceso e dichiarato sostenitore della centralità della Chiesa e del suo insegnamento. Custode della fede in Cristo ma anche innovatore.
«Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa - ha detto Ratzinger entrando in Conclave prima di essere eletto Papa - viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura (del relativismo) che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo.
È lui la misura del vero umanesimo».
Ma già con l'omelia ai funerali di Karol Wojtyla, il custode della fede cattolica aveva ipotecato il soglio di Pietro e conquistato la fiducia dei principi della Chiesa, anche dei conservatori e dei sostenitori della teologia della liberazione con i quali era entrato in contrasto.
Il piccolo cardinale che suona il piano e studia i Vangeli stava per chiudere definitivamente la porta di una stagione che aveva prodotto molti beati ma anche offuscato la trasparenza della Chiesa e la verità.
Non c'è problema del nostro tempo che Ratzinger - lo farà sicuramente anche sul sagrato di Bonaria parlando della Madonna e della devozione dei sardi - non abbia affrontato nei discorsi ufficiali del Sant'Uffizio; ma anche durante la preghiera che precede la benedizione domenicale dell'Angelus ha spesso toccato tasti dolorosi: l'islamismo la difesa della sacralità della famiglia, l'aborto e la sessualità, la solidarietà per i popoli vittime della guerra, i poveri, gli emarginati e discriminati nel mondo.
Talvolta si è schierato apertamente contro chi vorrebbe la donna-prete, le messe-show; e anche contro la burocrazia della Curia diventata nel tempo «come la corazza di Saul che impediva a Davide di camminare».
I sardi sul colle di Bonaria aspettano da quasi un anno il Papa che arriva dal cielo, la sua parola, la sua solidarietà in mezzo a tante angosce. E sono pronti a migliaia a rivivere un altro storico incontro della Chiesa e del suo custode con la Madonna arrivata dal mare.

© Copyright L'Unione Sarda, 6 settembre 2008

Tre anni di apostolato tra viaggi due encicliche e un libro Benvenuto nell'isola mariana

GIANCARLO GHIRRA

Domani il ricordo andrà a quel dolce pomeriggio di aprile del 2005, in una piazza San Pietro trasformata in uno stadio: cori da curva e grida di viva il Papa esplodono alle 17,49, quando il fumo bianco sale in cielo sopra la Cappella Sistina. In pochi minuti la piazza si anima, arrivano oltre centomila persone, suonano le campane. Alle 18,42, si apre la finestra della loggia centrale: «Habemus Papam».
È Joseph Ratzinger, il decano del Sacro Collegio, il teologo custode dell'ortodossia, il nemico del relativismo. Sarà Papa Benedetto XVI, e si presenta così: «Un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore».
Un vignaiuolo che chiede al miliardo di cattolici sparsi nei Cinque Continenti di riscoprire l'orgoglio della loro fede contro i nemici più insidiosi: il comunismo, l'individualismo e il liberismo sfrenato, il vago misticismo religioso di sette da combattere senza tregua.
È stato il più vicino a Karol Wojtyla, ma è anche l'unico porporato nominato da Paolo VI fra i 115 presenti al conclave. E da Paolo VI riparte stamattina a Bonaria, dove, 38 anni fa, il suo predecessore disse «non si può essere cristiani se non si è mariani».
È la Madonna che riporta il Papa a Cagliari, unica tappa italiana già visitata da Giovanni Paolo II nella quale torna Ratzinger. Torna come Benedetto XVI, in linea con quel suo predecessore che tuonò contro la guerra. Oggi sembra avverarsi la previsione fatta tre anni fa dal cardinale Francesco Maria Pompedda, morto nell'ottobre del 2006. «Sarà - disse il giorno dell'elezione - il Papa della pace. Ha voluto chiamarsi Benedetto proprio per segnare la continuità con il pontefice che si battè contro l' inutile strage della Prima Guerra Mondiale». È un fronte, quello della pace, drammaticamente aperto, come quello del razzismo e dell'oppresisone dei più deboli.

Papa Ratzinger guida la Chiesa tenendo la barra dell'ortodossia lontana dai rigurgiti clericali e conservatori e dai fermenti progressisti. Lo fa tenendo ben ferma la rotta del Concilio Vaticano II senza ridurre al cortile di casa italiano il valore delle scelte di una Chiesa che parla nel mondo a un miliardo di cattolici e a tanti uomini di buona volontà.

«Mi ha chiesto un giornale aperto alla dimensione internazionale, non italocentrico», conferma Giovanni Maria Vian, direttore dell' Osservatore romano .
Papa Ratzinger è stato in Sardegna una sola volta, a Sassari e Alghero, nel '93, da cardinale. Per la prima volta sarà a Cagliari, dove incontrerà i giovani, e quanti, ventitré anni fa giovani, ascoltarono Papa Woytjla dire «non vivete a metà la vostra vita, prendetela in mano e fatene un capolavoro». Un bell'impegno.

© Copyright L'Unione Sarda, 6 settembre 2008

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