18 settembre 2008

Il Papa a Lourdes a scuola da Maria, per una vita nuova (Muolo)


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A scuola da Maria, per una vita nuova

Mimmo Muolo

DAL NOSTRO INVIATO A LOURDES

Con gli occhi fissi sulla Grotta delle apparizioni, Papa Benedetto XVI indica alla Francia e all’Europa intera la scuola di Maria. È una scuola, dice da Lourdes, dove si imparano «le vie del rinnovamento della vita» per «costruire un mondo riconciliato», dove la Croce è simbolo di salvezza e «la potenza dell’amore è più forte del male». Dove, infine, i giovani possono apprendere che la vita è vocazione: al matrimonio o alla speciale consacrazione. E dove, a questa vocazione, si trova il coraggio di rispondere sì. Proprio come l’umile ragazza di Nazaret.
Giunto al culmine del suo viaggio in occasione del 150° anniversario delle apparizioni, Benedetto XVI intona un vero inno alla Madre di Dio, «bellezza trasfigurata, immagine dell’umanità nuova».
Lo fa, da teologo e soprattutto da pastore, nel corso dell’omelia (che Avvenire pubblica integralmente) pronunciata davanti a oltre 200mila fedeli. Nessuno dei pellegrini presenti nella città pirenaica in questi giorni, nonostante il tempo inclemente (rischio di pioggia, fango e temperatura già autunnale), ha voluto rinunciare alla Messa. E ora sono tutti lì a gremire la Prairie, una grande spianata erbosa incastonata tra le montagne e il fiume Gave, proprio di fronte alla roccia dove Bernadette ebbe la visione della Bella Signora che si qualificò come l’Immacolata Concezione.
Come teologo, papa Ratzinger spiega ad esempio che con quel titolo la Madonna «rivela la grazia straordinaria che ha ricevuto da Dio, quella di essere stata concepita senza peccato». Ricorda dunque che Maria è la donna che «si è rimessa interamente a Dio», ma che con «questa dipendenza totale ci svela la nostra dignità di uomini e di donne» e ci fa «trovare il cammino della libertà vera». Come pastore, poi, fa notare che quello della Vergine «è un messaggio di speranza per tutti gli uomini e per tutte le donne del nostro tempo». E tra questi papa Ratzinger mette al primo posto i giovani. Anche domenica, infatti, erano in tanti a partecipare alla grande Messa nel perimetro del Santuario. E perciò Benedetto XVI coglie ancora una volta l’occasione per ribadire quello che è diventato un vero fil rouge di questa visita in Francia. L’appello per le vocazioni, in special modo per quelle sacerdotali, una necessità che i vescovi francesi avvertono ormai come impellente, dato il costante calo delle ordinazioni (un centinaio all’anno con alcune diocesi che non hanno nuovi sacerdoti da anni) e dei seminaristi (1300 circa; in Italia per fare un parallelo - sono rispettivamente 450 e 4500).
Il Pontefice, perciò, ribadisce quanto già aveva detto a Parigi. «Maria aiuti coloro che sono chiamati al matrimonio a scoprire la bellezza di un amore vero e profondo, vissuto come dono reciproco e fedele», dice innanzitutto. E poi aggiunge: «A coloro tra voi che Egli chiama a seguirlo nella vocazione sacerdotale o religiosa vorrei ridire tutta la felicità che vi è nel donare totalmente la propria vita a servizio di Dio e degli uomini. Siano le famiglie e le comunità cristiane luoghi nei quali possano nascere e maturare solide vocazioni a servizio della Chiesa e del mondo».
L’appello segue un atto simbolico di cui i giovani presenti conoscono bene il significato. Benedetto XVI, infatti, affida loro ancora una volta la Croce delle Gmg, posta ai piedi del grande altare bianco verso il quale convergono tutti gli sguardi. Del resto la Messa viene celebrata nel giorno in cui si celebra la festa dell’Esaltazione della Croce e dunque le parole del Pontefice appaiono perfettamente in tema: «Il segno della Croce - afferma infatti - è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati. La potenza dell’amore è più forte del male che ci minaccia ». Ed è proprio «questo mistero dell’universalità dell’amore di Dio per gli uomini che Maria è venuta a rivelare qui a Lourdes ». Nella croce, infine, possiamo intravedere l’esperienza dei martiri di tutti i tempi. «Gesù infatti ha portato le umiliazioni e le discriminazioni, le torture subite in tante regioni del mondo da innumerevoli nostri fratelli e nostre sorelle per amore di Cristo». Una frase che fa pensare ai cristiani dell’India, duramente perseguitati in queste ultime settimane. Ma alla scuola di Maria, conclude il Pontefice, si impara anche a stare ai piedi della Croce, «per trovarvi la sorgente della vita e della salvezza».

© Copyright Avvenire, 16 settembre 2008

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