28 giugno 2008

Ruini lascia a Vallini: il grazie del Papa (Mazza)


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Ruini lascia a Vallini: il grazie del Papa

Nominato da Benedetto XVI il nuovo vicario di Roma dopo diciassette anni e mezzo

Dal porporato profonda riconoscenza per l’incarico ricevuto: «Il legame unico della Chiesa di Roma con il Pontefice implica una partecipazione speciale alla sua universale sollecitudine»

DA ROMA

SALVATORE MAZZA

L’ «intelligenza e sapienza» del cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma per oltre diciassette anni. La «saggezza e affabilità» del cardinale Agostino Vallini, chiamato ieri a succedergli in questo ufficio, con l’incoraggiamento a «fare sempre meglio per il bene della Chiesa che è a Roma».
È in queste parole che Benedetto XVI, davanti ai due porporati e agli officiali del Vicariato di Roma, ha sintetizzato ieri mattina le doti di Ruini e Vallini, nell’annunciare la nomina del 68enne ex prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica a successore del primo, dimissionario per raggiunti limiti d’età dagli incarichi di vicario generale per la diocesi di Roma e di arciprete della Papale Arcibasilica Lateranense.

Un incontro intimo tra il vescovo di Roma e la sua «famiglia» diocesana, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, dove la commozione di Papa Ratzinger nell’esprimere la propria «gratitudine» a Ruini per il servizio reso ha trovato nell’applauso dei presenti la «dimostrazione che la mia – ha detto il Pontefice, improvvisando, nella pausa forzata del suo discorso – è la gratitudine di tutti».

Benedetto XVI ha sottolineato in particolare il «contributo rilevante» offerto da Ruini in tanti anni di servizio, dal Sinodo diocesano alla Missione cittadina. E, pensando anche al suo servizio quale presidente dei vescovi italiani, ha richiamato in modo speciale quel «progetto culturale» dovuto «allo zelo e alla lungimiranza» del porporato.
Iniziativa che «radicalmente richiama il modo di porsi della Chiesa nella società: il desiderio cioè della comunità cristiana, rispondente alla missione del suo Signore, di essere presente in mezzo agli uomini e alla storia con un progetto di uomo, di famiglia, di relazioni sociali ispirato alla Parola di Dio e declinato in dialogo con la cultura del tempo». È dunque in questo senso, ha osservato ancora il Papa, che Ruini ha dato «un esempio che rimane al di là delle iniziative del momento, un esempio nell’impegno di “pensare la fede”... in costante ascolto delle domande che emergono dalla cultura contemporanea e dai problemi dell’attuale società». In tutto ciò, dando poi il benvenuto al cardinale Vallini «con grande affetto», il Papa s’è detto certo che, nel suo nuovo incarico, egli potrà avvalersi di «quanti lavorano nel Vicariato a Roma». Congedandosi da Benedetto XVI, all’inizio dell’udienza, il cardinale Ruini aveva sottolineato come «essere il suo primo collaboratore nella diocesi di Roma è stata certo una grande responsabilità, ma soprattutto un dono e una gioia, una fonte costante di arricchimento spirituale». E al suo successore, al quale, ha detto, lo legano «una stima profonda e un’amicizia antica», ha assicurato la sua costante preghiera per «l’amata Chiesa di Roma».
Vallini, dal canto suo, ha voluto esprimere la propria «profonda gratitudine» al Papa per averlo chiamato a questo nuovo incarico: «Sono consapevole – ha affermato – del rapporto unico che la Chiesa di Roma ha con il Romano Pontefice. Rapporto che implica una speciale partecipazione della comunità ecclesiale alla sollecitudine universale del suo vescovo, né mi sfugge il compito di esemplarità a cui la nostra Chiesa è chiamata verso tutte le altre Chiese sparse nel mondo». Ricordando quindi il recente convegno ecclesiale della diocesi di Roma sul tema Gesù è risorto: educare alla speranza nella preghiera, nell’azione e nella sofferenza, il neo cardinale vicario ha sottolineato quanto lo stesso Papa Ratzinger tornò in quell’occasione a sottolineare a proposito dell’emergenza educativa, presentata come «una grande e ineludibile sfida». Sfida, ha osservato Vallini, che in quella sede Benedetto XVI propose come uno degli obiettivi per il prossimo anno pastorale «nell’ottica della speranza teologica». «Da oggi – ha detto il porporato – viene chiesto anche a me, come membro di questa Chiesa e per la responsabilità pastorale che ella mi affida, di dedicarmi interamente insieme con l’arcivescovo vicegerente, i vescovi ausiliari, i sacerdoti, i religiosi, i laici alla realizzazione di questo obiettivo, perché la Chiesa di Roma sappia educare alla speranza, continuando con rinnovata lena ad annunciare il Vangelo» e cooperando «allo sforzo per rendere più bello, più umano e più fraterno il volto di questa città».

© Copyright Avvenire, 28 giugno 2008

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