10 giugno 2008

Mons. Sambi: "Benedetto XVI ha ridato coraggio alla Chiesa cattolica statunitense" (Osservatore)


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Benedetto XVI ha ridato coraggio alla Chiesa cattolica statunitense

di Gianluca Biccini

"È cambiata l'immagine che gli americani avevano di Benedetto XVI ed è cambiata anche l'immagine della Chiesa cattolica, che ha ripreso coraggio". Alla vigilia della visita del presidente George W. Bush in Vaticano, il nunzio apostolico Pietro Sambi traccia un bilancio molto positivo del viaggio del Papa negli Stati Uniti d'America (15-20 aprile). In quest'intervista al nostro giornale ricorda il clima cordiale, familiare ed entusiastico con cui Benedetto XVI è stato accolto in terra statunitense, evidenziando che il Papa è stato "scoperto" dagli americani come "apostolo della speranza": un esperto "di ciò che passa dentro il cuore dell'uomo di oggi", un "portatore di risposte sostanziose e vivificanti, offerte con chiarezza, con umiltà, quasi con timidezza; come un appassionato conoscitore di Gesù Cristo e servitore della sua Chiesa". Per questo si è guadagnato "la simpatia, l'attenzione, il rispetto, l'amore di un intero popolo". Un successo che ha la sua spiegazione nella capacità del Pontefice di penetrare nell'anima della società americana e di apportarvi, con umiltà, le risposte di cui essa sembra avere bisogno. Soprattutto per quel che riguarda la dimensione religiosa "non da relegare nella sfera del privato, ma valorizzata quale garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell'uomo". Il rappresentante pontificio a Washington ha anche individuato un tema di sottofondo, che al di là di quello principale "Cristo è la nostra speranza", ha permeato tutti gli interventi di Benedetto XVI: "L'urgenza della formazione come base per rilanciare la nuova evangelizzazione negli Stati Uniti".

Benedetto XVI parlando del viaggio in America ha detto più volte che i cattolici del Paese lo hanno "confermato nella speranza". Questo feeling tra il Papa e gli americani è stato dettato dall'emozione del momento o ha radici più profonde. In quest'ultimo caso, quali sono tali radici?

Alla radio cattolica dell'arcidiocesi di New York, il Papa ha detto: "Io ero venuto per confermarvi nella fede, ma in realtà siete stati anche voi che mi avete confermato, con la vostra risposta, con il vostro entusiasmo, con il vostro affetto". Queste parole spontanee hanno raggiunto il cuore dei cattolici americani e sono state percepite come apprezzamento e incoraggiamento.
Domenica 27 aprile, al momento del Regina Caeli, Benedetto XVI ha ringraziato Dio che gli ha concesso di farsi strumento della speranza di Cristo per la Chiesa negli Stati Uniti e per il Paese: "In pari tempo lo ringrazio perché io stesso sono stato confermato nella speranza dai cattolici americani: ho trovato infatti una grande vitalità e la decisa volontà di vivere e di testimoniare la fede in Gesù".
Sul tema della speranza si è creata subito una profonda sintonia degli animi tra il Papa e gli americani.
Nell'omelia allo stadio nazionale di Washington il Pontefice ha detto: "Gli americani sono sempre stati un popolo della speranza... Ma la speranza, la speranza nel futuro fa profondamente parte del carattere americano. La virtù cristiana della speranza... ha anche caratterizzato, e continua a caratterizzare, la vita della comunità cattolica in questo Paese".
L'11 settembre 2001, quando sono state attaccate le Torri gemelle a New York e il Pentagono a Washington, il popolo americano, come sempre nei momenti difficili, si è riversato nelle chiese e nei templi, trovando alla presenza di Dio fiducia, unità e coraggio. Questo popolo non si è mai separato dalla Parola di Dio: la Bibbia resta il libro che maggiormente accompagna il cittadino americano; non si è mai separato dalla preghiera, che continua a scandire i momenti più significativi della vita personale, familiare e nazionale; il Giorno del ringraziamento a Dio è la festività più sentita negli Stati Uniti e non vi è cittadino che non si senta in dovere di osservarla. Gesù Cristo non è mai stato qui un'icona, ma una persona, il termine ultimo della speranza.
Parlando della speranza, il Papa ha toccato un tema profondamente radicato nella storia e nella cultura di questo popolo, e ha fatto vibrare una corda particolarmente sensibile in questi tempi.

In più di un'occasione il Pontefice ha definito il soggiorno a Washington e a New York una "singolare esperienza missionaria". Gli Stati Uniti hanno bisogno oggi di una nuova evangelizzazione?

Anche gli Stati Uniti, come tutti i Paesi del mondo, hanno bisogno oggi di una nuova evangelizzazione. Essa deve cominciare in casa, cioè in seno alla Chiesa stessa perché il cristiano ritrovi la gratitudine, la gioia e la forza di esserlo. Il Papa ha aperto il cammino, ha dato il via con i suoi discorsi ai vescovi, ai sacerdoti e alle religiose, agli insegnanti, ai fedeli, ai giovani: tutti i settori della Chiesa sono stati chiamati a questo impegno, a essere gli strumenti dello Spirito Santo per una nuova Pentecoste.
Specialmente quando si è minoranza, quattro atteggiamenti fondamentali sono necessari per avere un influsso positivo sulla società. Primo, una chiara identità cattolica: sapere cosa si è e si vuole essere, altrimenti si diventa come una goccia di vino che si perde in un bicchiere d'acqua. Secondo, un forte senso di appartenenza: ciascuno ha bisogno di una comunità e la comunità ha bisogno di ciascuno; chi cammina da solo finisce per perdersi. Terzo, il culto dell'eccellenza nella vita personale, familiare, professionale, per essere la lampada sul moggio, la città sul monte. Infine, arricchiti da una chiara identità, dal forte senso di appartenenza e dal culto dell'eccellenza, ecco il quarto atteggiamento: piena disponibilità a collaborare con chiunque vuole costruire un futuro migliore.
Allo stadio nazionale di Washington il Papa ha detto: "Le sfide che ci vengono incontro richiedono un'istruzione ampia e sana nella verità della fede. Ma richiedono anche di coltivare un modo di pensare, una "cultura" intellettuale che sia genuinamente cattolica, fiduciosa nell'armonia profonda tra fede e ragione, e preparata a portare la ricchezza della visione della fede a contatto con le questioni urgenti che riguardano il futuro della società americana".
Altrove Benedetto XVI ha parlato di urgenza della formazione: questo stesso tema mi sembra costituire il sottofondo di tutti i suoi interventi negli Stati Uniti, come base per rilanciare la nuova evangelizzazione.

Nell'incontro con George W. Bush da entrambe le parti sono state sottolineate le convergenze tra la visione del Papa e quella del presidente. Eppure nella storia recente è sembrato che ci fossero divergenze evidenti in alcuni campi, come la guerra in Iraq e la pena di morte. Cosa ne pensa in proposito?

L'accoglienza che il presidente Bush ha riservato al Papa è stata del tutto straordinaria. Quanto al colloquio tra i due, esso è stato di natura privata. Conosciamo quanto le parti hanno reso pubblico, senza poter escludere che altri temi siano stati affrontati.
Nelle sue riflessioni sul viaggio apostolico negli Stati Uniti d'America, durante l'udienza generale del 30 aprile, il Papa stesso si è riferito a un argomento di grande spessore: "Nell'incontro con il signor presidente nella sua residenza, ho avuto modo di rendere omaggio a quel grande Paese, che fin dagli albori è stato edificato sulla base di una felice coniugazione tra i principi religiosi, etici e politici, e che tuttora costituisce un valido esempio di sana laicità, dove la dimensione religiosa, nella diversità delle sue espressioni, è non solo tollerata, ma valorizzata quale "anima" della Nazione e garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell'uomo".
La dimensione religiosa non da rilegare, dunque, nella sfera del privato, ma valorizzata quale anima della Nazione e garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell'uomo.
Benedetto XVI non ha dimenticato di trovarsi sul territorio di una super-potenza mondiale e ha delineato la missione della Chiesa locale in tale contesto: "La Chiesa può svolgere con libertà e impegno la sua missione di evangelizzazione e promozione umana, e anche di "coscienza critica" contribuendo alla costruzione di una società degna della persona umana e, al tempo stesso, stimolando un Paese come gli Stati Uniti, a cui tutti guardano quale uno dei principali attori della scena internazionale, verso la solidarietà globale, sempre più necessaria e urgente, e verso l'esercizio paziente del dialogo nelle relazioni internazionale".
Giovanni Paolo ii ricordò all'America: "Lazzaro è seduto alla tua porta". Se la tentazione del potente è di imporsi con la forza, il costruttore del futuro si affida alla pazienza del dialogo che non piega, ma convince.
Nel "comunicato congiunto" sono poi recensiti numerosi argomenti del colloquio, tra i quali la pace, le comunità cristiane in Medio Oriente, la povertà e la malattia in Africa, l'America Latina e il problema dell'immigrazione.

Le folle considerevoli accorse alle celebrazioni eucaristiche, lungo le strade e all'incontro del Papa con i giovani hanno offerto una testimonianza senza precedenti. Qual è la chiave di lettura di questo successo?

Benedetto XVI era poco e mal conosciuto negli Stati Uniti. Quelli che si aspettavano "l'inflessibile carabiniere del Sant'Ufficio" sono stati conquistati dal pastore, dal padre, dal maestro suadente. Il Papa è stato "scoperto" come un attento conoscitore di ciò che passa dentro il cuore dell'uomo di oggi, come portatore di risposte sostanziose e vivificanti, offerte con chiarezza, con umiltà, quasi con timidezza; come un appassionato conoscitore di Gesù Cristo e servitore della sua Chiesa, come apostolo della speranza. E sono esplosi la simpatia, l'attenzione, il rispetto, l'amore di un popolo intero. Gli incontri ecumenico e quello interreligioso hanno creato un legame personale del Papa con le altre denominazioni cristiane e con gli appartenenti ad altre religioni. La visita a Ground Zero è stato un momento di intensa identificazione del popolo americano, indipendentemente dalla propria fede, con Benedetto XVI. Anche quei mass media, che di solito non nascondono la propria acredine contro la Chiesa cattolica, hanno scritto o trasmesso con interesse, rispetto e simpatia le attività del Papa. Le espressioni più comuni utilizzate, nel mondo cattolico, sono state: "Una visita pastorale piena di benedizioni per tutta la Chiesa, per il Paese"; nel mondo laico: "Un successo al di là di ogni aspettativa". E, dati il potere e la risonanza dei mass media degli Stati Uniti, un successo qui, significa successo nel mondo intero.
Nell'incontro del Papa con i giovani a New York, ognuno ha potuto vedere la gioia di Benedetto XVI e la gioia dei giovani; quando egli ha detto loro: "Vi prometto che vi ricorderò ogni giorno nella mia preghiera", è esploso spontaneo e potente il grido: "Noi ti amiamo". Il discorso rivolto loro sarà per molti una guida a trovare il senso della gioventù e la missione nella vita. A un giovane seminarista ho chiesto come avesse vissuto l'incontro col Papa; ha risposto: "Ho concluso che è esaltante, gratificante diventare prete oggi".
Il successo del Papa ha la sua spiegazione nella capacità di Benedetto XVI di capire l'animo americano e di apportarvi, con umiltà, le risposte di cui ha bisogno.

Il Papa ha parlato degli Stati Uniti come di un "Paese laico per amore della religione". Secondo lei questo è un modello a cui possono guardare anche le altre società occidentali alla prese con il problema della secolarizzazione?

Il Papa ha parlato di "valido esempio di sana laicità" negli Stati Uniti e ne ha descritto i contenuti: "Dove la dimensione religiosa, nella diversità delle sue espressioni, è non solo tollerata, ma valorizzata quale "anima" della Nazione e garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell'uomo". Una descrizione della "sana laicità", che merita di essere attentamente studiata.
Ogni Paese ha la sua storia dei rapporti tra fede e ragione, tra religione e nazione. Ma i valori della "sana laicità" sopra descritti sono una ricchezza per tutti.

I reiterati ed espliciti interventi del Papa sullo scandalo degli abusi sessuali del clero hanno chiuso definitivamente la partita o restano ancora questioni aperte?

Il Papa ha parlato sullo scandalo degli abusi sessuali del clero ripetutamente: alla Conferenza Episcopale, ai sacerdoti, ai fedeli; in un incontro pieno di emozione ha poi ricevuto un gruppo di vittime. Negli Stati Uniti c'era il timore che "il Vaticano" non avesse capito la gravità del fenomeno. Questa idea è scomparsa dopo gli interventi del Papa, ispirati dalla verità e dalla misericordia. Egli ha indicato il cammino per il superamento definitivo di questi comportamenti umilianti. La sorveglianza sarà sempre necessaria.

Dopo la partenza di Benedetto XVI, quanto è rimasto sui mezzi di comunicazione sociale statunitensi nei giorni successivi?

Dopo la partenza del Papa sono stati compiuti sondaggi di opinione circa la sua visita: è impressionante e non comune negli Stati Uniti l'altissima percentuale di gradimento. È cambiata l'immagine che gli americani avevano di Benedetto XVI; è cambiata anche l'immagine della Chiesa cattolica, che ha ripreso coraggio. Dalle parrocchie arrivano informazioni che molti fedeli, i quali da tempo avevano abbandonato la pratica religiosa, sono tornati alla confessione e alla messa domenicale. Finite le cronache, diversi quotidiani e settimanali hanno pubblicato analisi, in generale molto positive, sull'intero evento; le pubblicazioni diocesane sono piene di fotografie e dei testi pronunciati dal Pontefice; la sua visita resta presente soprattutto nei discorsi della gente. La Chiesa è cosciente e desiderosa di continuare il cammino aperto dal Papa: "Fare nuova ogni cosa in Cristo, nostra speranza".

(©L'Osservatore Romano - 11 giugno 2008)

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