9 giugno 2008

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MARIA CRISTINA CARRATU´

Per Giuseppe Betori, ex braccio destro di Camillo Ruini alla Cei, sarebbe sicuramente una promozione. Sede cardinalizia, che assegna cioè quasi automaticamente (anche se non di diritto) a chi la guida lo status di più diretto collaboratore del Papa nella funzione di pastore della Chiesa, nonché di elettore del Pontefice, la diocesi di Firenze può essere infatti una destinazione di prestigio per il segretario uscente della Conferenza dei vescovi, ormai in procinto di lasciare l´incarico che ha ricoperto dal 2001 come successore proprio di Antonelli. E di cui - sebbene al passaggio di consegne manchino ancora tre mesi, in cui il Papa potrebbe ancora cambiare idea - autorevoli indiscrezioni danno ormai per certo l´arrivo.
La convivenza di Betori con il nuovo presidente della Cei, Angelo Bagnasco, pur essendo improntata alla reciproca correttezza, non viene giudicata dagli osservatori del tutto serena. E d´altra parte troppo stretto è stato il legame con Ruini, durante il massimo interventismo politico dei vescovi che ha contrassegnato la stagione del combattivo cardinale anti-Dico ora uscito di scena, perché il suo braccio destro non debba essere costretto, a sua volta, a lasciare l´incarico. E tuttavia, l´eventuale arrivo a Firenze di Betori non sarebbe soltanto il frutto di casuali circostanze o di calcoli di opportunità personali. Sostenuto dallo stesso Antonelli, con cui ha avuto una lunga consuetudine di lavoro alla Cei, sarebbe stato individuato fra i possibili di candidati per piazza San Giovanni (l´altro nome circolato per mesi, ma che sembra ora in declino, è quello di monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontifica Università Lateranense e che ha a lungo assistito Oriana Fallaci), anche per le sue caratteristiche di uomo fedele alle gerarchie e di pastore moderato, traduttore, più che ideatore autonomo, di strategie pastorali, e perciò adatto all´opera di riequilibrio e riordino necessaria in una diocesi come quella fiorentina, da tempo percorsa da un profondo disagio e alla ricerca di una guida forte.
Anche la nomina di Antonelli a «ministro» della famiglia della Santa Sede rappresenta, per quanto lo riguarda, un riconoscimento, per un uomo che all´ultimo conclave qualcuno aveva proposto come successore di Pietro. Chi appare in difficoltà è invece il vescovo ausiliare e vicario generale della Curia Claudio Maniago, l´uomo di cui fino a un anno fa si parlava come di uno dei giovani prelati più «in carriera» della «nomenclatura» ecclesiastica nazionale, destinato a una importante diocesi o a un incarico di prestigio alla Santa Sede, ora nella scomoda condizione di vicario di un amministratore apostolico. Con una oggettiva diminutio di ruolo che qualcuno già interpreta come preludio di uno spostamento, già da settembre, anche del numero due dell´era Antonelli. I cui incarichi dipendono del resto strettamente da un rapporto fiduciario con l´arcivescovo che glieli ha assegnati. E´ dunque molto probabile - a meno di una conferma dal parte del successore di Antonelli, che però, viste le aspettative sempre coltivate dal giovane vescovo, suonerebbe in ogni caso come un pesante ridimensionamento - che per Maniago sia prossima una rimozione.
Ma in vista di che cosa? Nulla trapela in proposito per il momento, anche se è certo che molto dipenderà da quello che verrà fuori dal supplemento di indagine sul caso Cantini imposto dalla Santa Sede e da poco portato a termine dal padre carmelitano Francesco Romano. E in cui si dovrebbe chiarire anche l´esatta responsabilità di Maniago nella gestione della vicenda che nell´aprile del 2007 è deflagrata nella chiesa fiorentina chiamando in causa direttamente il vescovo ausiliare. Pupillo dell´ex parroco oggi anziano e malato, accusato dai suoi ex parocchiani di aver abusato di loro quando erano bambini, e su cui la Procura della Repubblica ha aperto un´inchiesta per violenza sessuale aggravata. Ma che, ancora il giorno della sua ordinazione in Duomo, nel 2003, Maniago aveva definito «un prete che porto ad esempio».
Una vicenda gestita nell´ombra dalla Curia dal 2004, anno in cui le vittime si erano rivolte a Maniago sperando, anche per via dell´antico legame di amicizia con lui, loro coetaneo alla Regina della pace, di ottenere giustizia e scontrandosi invece col tentativo del giovane vescovo di mettere a tacere la vicenda. Esplosa solo in seguito, quando gli ex parrocchiani, dopo aver mandato i moro memoriali alla Santa Sede, li hanno poi fatti avere hanno direttamente a Antonelli attraverso l´ex arcivescovo Silvano Piovanelli, e quindi, dopo il processo canonico istruito dall´arcivescovo e le blande pene comminate a Cantini, hanno raccontato la loto storia ai giornali. Sempre difeso da Antonelli, Maniago ha visto così oggettivamente ridimensionate le sue legittime aspettative di carriera dalle ripercussioni, anche mediatiche, del caso. E se è vero, come diceva ieri un prelato, che «la chiesa deve essere sempre misericordiosa», è anche vero, come molti esponenti del clero sostengono, «che il profondo disagio della chiesa fiorentina non potrà essere del tutto ignorato» anche nella considerazione dei nuovi compiti di Maniago.
E intanto fra i nomi dei possibili successori nell´ufficio di vescovo ausiliare (e automaticamente anche vicario generale) nel caso in cui il nuovo arcivescovo voglia nominarne uno (ciò che non è obbligatorio), oppure solo come vicario, sta circolando quello di don Andrea Bellandi, parroco di San Giovannino dei Cavalieri, docente di teologia fondamentale (laureato in dogmatica, e con baccalaureato in teologia con una tesi su Ratzinger), rettore della facoltà teologica dell´Italia centrale. Anche lui molto giovane (48 anni), ordinato prete nell´85, brillante e intraprendente, e soprattutto molto legato ai movimenti ecclesiali e in particolare a Comunione e liberazione, nelle cui file è cresciuto e tuttora milita. E a quanto si dice, l´arrivo in Curia di Bellandi potrebbe essere caldeggiato proprio da Antonelli, anche lui legato ai movimenti, per i quali ha istituito a Firenze il convegno annuale e che in tutti questi mesi di grandi difficoltà per la diocesi lo hanno sempre fedelmente sostenuto, insieme a Maniago.

© Copyright Repubblica (Firenze), 8 giugno 2008

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