20 giugno 2008

L'Apostolo Paolo e la Tarragona paleocristiana (Osservatore Romano)


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L'Apostolo e la Tarragona paleocristiana

di Silvia Guidi

"Quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi"; scrive Paolo (Romani, 15, 24) raccontando i suoi viaggi passati e futuri e la sua intenzione di diffondere il Vangelo dovunque.
"Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho portato a termine la predicazione del Vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto d'onore di non annunziare il Vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui (...). Prima devo andare a Gerusalemme per consegnare del denaro", spiega l'apostolo dei Gentili poche righe più avanti, "ma fatto questo (...) partirò, passando prima da voi" (Romani, 15, 19, 28).
Paolo è stato davvero in Spagna, o il viaggio di cui parla è rimasto solo un proposito? La domanda divide da sempre gli studiosi. Secondo alcuni è ragionevole ipotizzare che, dopo i due anni di "arresti domiciliari" a Roma (61-63) realizzasse il suo desiderio - la Spagna era ai confini ultimi del mondo allora conosciuto - soggiornando probabilmente nella Tarraco romana (l'attuale Tarragona); rendono testimonianza di ciò, alla fine del primo secolo san Clemente romano, nel secondo secolo il Canone muratoriano, gli Acta Petri, gli Acta Pauli e più tardi Atanasio, Giovanni Crisostomo e Gerolamo.
Secondo altri, il viaggio è stato progettato ma non è stato mai realizzato; si tratterebbe di una leggenda non suffragata da nessuna prova, tramandata oralmente per aumentare il prestigio della capitale della provincia Tarraconensis (si veda qui sotto per un breve sunto delle argomentazioni contra).
In questi giorni l'arcidiocesi di Tarragona riporta la questione al centro del dibattito scientifico internazionale con un congresso dedicato a Paolo, Fruttuoso e il cristianesimo delle origini che vuole celebrare l'inizio dell'Anno paolino e l'anno giubilare del vescovo Fruttuoso e dei diaconi Augurio ed Eulogio, in occasione del 1750° anniversario del loro martirio.
La chiesa di Tarragona afferma da sempre la tradizione della predicazione dell'apostolo Paolo in questa città, e la ritiene un fatto storico altamente probabile. Una piccola cappella del xiii secolo, oggi situata all'interno del seminario pontificio e costruita su una roccia, nell'acropoli della città, evoca il soggiorno di Paolo e le prime parole evangeliche che vi vennero pronunciate. In seguito, all'inizio dell'viii secolo, l'arcivescovo san Prospero, dopo aver salvato le reliquie di san Fruttuoso in concomitanza con l'invasione islamica, si rifugiò in Italia, dove fu vescovo di Reggio Emilia. Lì venne venerato dopo la morte come santo; l'ufficio liturgico a lui dedicato spiega che fu uno dei successori di san Paolo. È questo il documento più antico (secoli viii-ix), prodotto in Italia, in cui appaiono insieme san Paolo e Tarragona.
Il convegno prevede anche una lettura scenica dedicata alle ultime ore dei tre martiri spagnoli. Fruttuoso e i suoi due diaconi Eulogio e Augurio furono bruciati vivi nell'anfiteatro di Tarraco il 21 gennaio del 259 d.C, sotto la persecuzione decretata dagli imperatori Valeriano e Galieno, come narra una Passio probabilmente coeva; gli atti del loro martirio sono considerati autentici e rappresentano la testimonianza più antica del cristianesimo iberico.
La Passio di Fruttuoso è un documento storico prezioso anche perché documenta l'esistenza di una chiesa organizzata gerarchicamente - l'episcopato di Fruttuoso, il diaconato di Augurio ed Eulogio e il lettorato di Augustal, citati dall'anonimo autore della cronaca - e solidamente radicata nella Tarraco romana. Cinquantacinque anni dopo il martirio del vescovo Fruttuoso, nel 314, un vescovo di Tarraco partecipava al Concilio di Arles, mediante i suoi due delegati Probazio e Castorio. Anche l'archeologia conferma l'importanza della città in epoca paleocristiana: la necropoli di Tarragona conserva un'iscrizione funebre dell'anno 325 e il grandioso mausoleo funerario di Centcelles, della seconda metà del iv secolo, contiene un mosaico nella cupola di chiara iconografia biblica.
Nel 384, l'arcivescovo Imerio consultò Papa Damaso su alcuni dubbi relativi a varie questioni di disciplina ecclesiastica.
Morto questi, gli rispose il suo successore, Papa Siricio, l'11 febbraio 385. Si tratta della prima bolla papale che un Papa rivolge a un vescovo della Chiesa latina. Appare, quindi, la struttura provinciale della Tarraconense e anche il suo primato nella penisola iberica; i dati storici e i calcoli realizzati a partire dalle fonti epigrafiche confermano che la comunità cristiana di Tarraco nel iv secolo era una delle più numerose della regione. E la posizione strategica della città - passaggio obbligato tra la penisola e Roma - fa pensare che l'introduzione del cristianesimo a Tarraco sia precedente ai primi dati storici che sono arrivati fino a noi.
Un documento interessante anche dal punto di vista letterario, la Passio Fructuosi, sobria ed efficace nella sua scarna semplicità. Pochi aggettivi, commenti ridotti al minimo, in un contesto che fa risaltare l'eroismo quotidiano e quasi dimesso dei tre prigionieri: durante l'arresto il vescovo non cerca di scappare o di convincere i soldati a desistere dal loro proposito, ma chiede solo due minuti di tempo di potersi mettere le scarpe.
"Durante il consolato di Emiliano e Basso, domenica 16 gennaio furono arrestati Fruttuoso, vescovo, Augurio ed Eulogio, diaconi" si legge nell'incipit, "Essendosi ritirato Fruttuoso nella sua stanza, entrarono in casa gli ufficiali del pretorio, i beneficiari Aurelio, Festuzio, Elio, Pollenzio, Donato e Massimo. Ne sentì i passi, si alzò immediatamente e si rivolse a loro, sebbene calzasse solamente delle pantofole. I soldati gli dissero: "Vieni, che il governatore ti convoca con i tuoi diaconi". Fruttuoso gli rispose: "Andiamo, permettetemi però che mi metta le scarpe". I soldati gli risposero: "Mettitele, se vuoi". Arrivati al luogo, li imprigionarono subito". Anche in carcere, Fruttuoso continua a celebrare i sacramenti ("il giorno seguente battezzò in prigione il nostro fratello Rogaziano" si legge nella cronaca), fino al giorno del processo, il 21 gennaio. "Il governatore Emiliano parlò a Fruttuoso: "Sai già che cosa hanno comandato gli imperatori?". Fruttuoso rispose: "Ignoro cos'abbiano domandato, io sono cristiano". "Hanno comandato di adorare gli dei" Emiliano insistette. "Non sai dunque che esistono gli dei?". Fruttuoso disse: "Lo ignoro". Emiliano lo avvertì: "Lo saprai certamente tra poco". E aggiunse: "Sei vescovo, tu?". Fruttuoso: "Lo sono". "Lo fosti" rispose Emiliano. E ordinò di bruciarli vivi".

(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2008)

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