4 giugno 2008

Il Papa: va fatto valere il diritto al cibo e alla vita (Bobbio)


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Il Papa: va fatto valere il diritto al cibo e alla vita

Il messaggio ai capi di Stato: globalizzare la solidarietà «Occorre valorizzare il ruolo della famiglia rurale»

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Benedetto XVI punta il dito sulla globalizzazione dei mercati, le politiche protezionistiche e le speculazioni sui prodotti alimentari di base, che hanno sbaragliato i piccoli agricoltori e la «famiglia rurale», vero presidio contro la fame.
In un lungo messaggio, letto ieri mattina dal Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, davanti all'assemblea di capi Stato nel palazzo della Fao, il Papa ha usato parole chiare per dire che povertà e fame non sono una «fatalità», causate da «situazione ambientali avverse o da disastrose calamità naturali». Insomma: basta con la scusa attribuita genericamente ai conflitti e ai disastri naturali, quasi che la mano dell'uomo sia del tutto assente. E basta anche con pratiche assolutorie circa la responsabilità di governi e istituzioni economiche.

Il Papa è nettissimo: «Le considerazioni di carattere esclusivamente tecnico o economico non devono prevalere sui doveri di giustizia verso quanti soffrono la fame». Denuncia che le tecnologie non sono sufficienti per sopperire alla carenza alimentare, così come non bastano i calcoli statistici e l'invio di aiuti alimentari in situazioni di emergenza.

È necessaria invece un'azione politica per proteggere la dignità della persona. Per questo il Pontefice chiede ai leader di far «valere sul tavolo del negoziato» il rispetto della dignità umana, poiché solo in questo modo «si potrebbero superare ostacoli altrimenti insormontabili e si eliminerebbe, o almeno diminuirebbe, il disinteresse per il bene altrui». Le parole del Papa, lette da Bertone, risuonano come uno schiaffo verso la maggior parte delle politiche economiche e verso anche l'esplosione dei fenomeni speculativi: «La fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze sufficienti per mettere fine a tali drammi e alle loro conseguenze». Poi riprende un concetto espresso pochi giorni fa alla Fondazione Centesimus Annus, secondo il quale vanno globalizzati non solo gli interessi economici ma anche la solidarietà, e il ragionamento svolto davanti all'Assemblea dell'Onu a New York: «È urgente superare il paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere in crisi a causa della sua subordinazione alle decisioni di pochi».
L'esortazione del Papa va nelle direzione di una collaborazione «sempre più trasparente con le organizzazioni della società civile impegnate a colmare il crescente divario tra ricchezza e povertà», ma contiene anche la richiesta di impegnarsi di più in quelle riforme strutturali che sono necessarie, anche a livello nazionale, «per affrontare con successo i problemi del sottosviluppo, di cui la fame e la malnutrizione sono dirette conseguenze». Ratzinger parla di «diritto all'alimentazione» e osserva che ciò fa parte della difesa della vita umana, principio su cui si fonda tutto l'edificio dei diritti umani.
Esclama: «Ogni persona ha diritto alla vita, pertanto è necessario promuovere l'effettiva attuazione di tale diritto». Il Papa propone anche una via da percorrere per arrivare gradualmente ad un'alimentazione sufficiente e sana, in un tempo di rincaro dei prodotti agricoli. Non bastano infatti riforme strutturali e protezione dai cambiamenti climatici. Occorre anche valorizzare il ruolo dei piccoli agricoltori, di quella «famiglia rurale», che ha sempre soddisfatto i bisogni primari, garantendone però l'accesso al mercato. Il discorso del Papa intreccia buone pratiche economiche e difesa della persona, chiede attenzione per i più deboli in forza del principio di sussidiarietà. Spiega che la «famiglia rurale» può «assumere un ruolo diretto nella catena di distribuzione e di commercializzazione dei prodotti agricoli destinati all'alimentazione, riducendo i costi d'intermediazione e favorendo la produzione su piccola scala». Ma ribadisce che per affrontare la questione occorrono «provvedimenti coraggiosi» e soprattutto va messa da parte l'idea che fame e malnutrizione sono «fenomeni endemici e senza soluzione».
Il discorso del Papa è stato accolto da un lungo applauso. Il cardinale Bertone ha avuto poi colloqui con alcuni leader mondiali, tra cui il primo ministro spagnolo Zapatero, il vicepresidente di Cuba Machado Ventura, il presidente dell'Argentina, la signora Cristina Kirchner, e il presidente italiano Napolitano.

© Copyright Eco di Bergamo, 4 giugno 2008

Nessuna udienza ai leader: non c'era tempo

«Troppe richieste, poco tempo a disposizione e alcuni impegni assunti in precedenza» hanno indotto il Papa a non concedere udienze ai capi di Stato e di governo che ne avevano fatto richiesta in occasione del summit Fao.
Lo ha spiegato con una nota ufficiale la Sala stampa della Santa Sede. Fonti diplomatiche avevano già messo la parola fine alla vicenda, anche se c'era curiosità per un ventilato incontro tra Benedetto XVI e Ahmadinejad. Ieri la Sala stampa, anche davanti ad «alcune illazioni giornalistiche», ha ritenuto «opportuno precisare che il Santo Padre non è stato in grado di rispondere positivamente alla richiesta di udienza privata inoltrata da capi di Stato e di governo convenuti a Roma a causa del numero dei richiedenti, della ristrettezza dei tempi e di impegni precedentemente assunti». Il segretario di Stato Tarcisio Bertone ha scritto «personalmente a ciascuno» dei richiedenti «il rammarico» del Papa per «l'impossibilità, in questa circostanza, di incontrarli personalmente e riaffermando la Sua disponibilità a riceverli in una prossima occasione». La Sala stampa sottolinea poi che «sin dall'aprile 2006, la Segreteria di Stato aveva comunicato alle missioni diplomatiche accreditate presso la Santa Sede che sarebbe stato molto difficile accogliere simili domande di udienza in occasione di summit internazionali».

© Copyright Eco di Bergamo, 4 giugno 2008

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