1 giugno 2008

Il Papa: il Magnificat illumina il senso autentico della storia (Muolo)


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ROSARIO IN VATICANO

Il Papa: il Magnificat illumina il senso autentico della storia

In piazza San Pietro la liturgia di chiusura del mese mariano con migliaia di fedeli. Dal Pontefice l’invito a stare «alla scuola di Maria»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Anche se maggio è finito, il Papa invita a restare «alla scuola di Maria».
«La sua fe­de – ricorda ai fedeli riuniti in Piaz­za San Pietro per la celebrazione che conclude il mese mariano – le ha fat­to vedere che i troni dei potenti di questo mondo sono tutti provviso­ri, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e che non ca­de ».

E inoltre «il suo Magnificat, a di­stanza di secoli e millenni, resta la più vera e profonda interpretazione della storia, mentre le letture fatte da tanti sapienti di questo mondo sono state smentite dai fatti nel corso dei secoli». Per questo Benedetto XVI raccomanda di continuare a recita­re il Rosario, «una buona abitudine» che consentirà alla «lampada della fede» di brillare «sempre più nel cuo­re dei cristiani e nelle loro case».

E una grande cuore pulsante è di­ventato in effetti, per qualche ora l’abbraccio del Bernini, dove più di 20mila fedeli, fin dal pomeriggio, si sono riuniti (presente anche il car­dinale vicario, Camillo Ruini) per partecipare alla intensa preghiera mariana. Non solo il Rosario, però, perché l’incontro – svoltosi nella fe­sta della Visitazione della Beata Ver­gine Maria e nella memoria del Cuo­re Immacolato di Maria – ha avuto diversi momenti. Innanzitutto la processione dalla Piazza dei Proto­martiri Romani, nella Città del Vati­cano, al Sagrato Superiore della Ba­silica Vaticana, durante la quale è sta­ta elevata la preghiera del Santo Ro­sario.
Poi il rito è proseguito con u­na celebrazione della Parola, che si è conclusa con la riflessione del Pon­tefice e la sua benedizione.

È la prima volta che la conclusione del mese mariano si tiene in Piazza San Pietro con la presenza di Bene­detto XVI. «Negli anni passati – ave­va spiegato in mattinata il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Ba­silica Vaticana, in una intervista alla Radio Vaticana – la celebrazione av­veniva presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, e alla conclu­sione il Santo Padre scendeva e pro­nunciava un suo discorso. Sempre, però, si poneva il problema: molti volevano venire, ma non tutti pote­vano entrare. E allora, per andare in­contro alla gente che desidera chiu­dere il mese mariano insieme al Pa­pa, è nata spontaneamente questa idea: trasferiamoci in Piazza San Pie­tro. Il Papa è stato felice di accoglie­re questa idea e ha dato la sua bene­dizione, e il Vicariato di Roma e il Vi­cariato dello Stato della Città del Va­ticano, insieme, hanno promosso questa iniziativa».

Moltissimi i fedeli che hanno rispo­sto all’invito. Durante la recita del Rosario, la statua della Madonna è stata portata in processione attra­verso i reparti della Piazza, quasi a ri­petere simbolicamente il viaggio di prossimità e di servizio che Maria in­traprese per andare ad aiutare la sua parente Elisabetta, quando seppe che quest’ultima, seppure anziana, aspettava un bambino. Il Vangelo proclamato durante la celebrazione, infatti, è stato proprio quello della visitazione.
E il Papa, commentan­dolo, specie in riferimento al Magni­­ficat, ha fatto notare: «Maria ricono­sce la grandezza di Dio. Questo è il primo indispensabile sentimento della fede; il sentimento che dà si­curezza all’umana creatura e la libe­ra dalla paura, pur in mezzo alle bu­fere della storia». La Madonna, dun­que, ha aggiunto Benedetto XVI, «andando oltre la superficie, vede con gli occhi della fede l’opera di Dio nella storia». Perciò il Pontefice ha invitato a tener presente la lezione della Vergine.
«Torniamo a casa con il Magnificat nel cuore – ha esortato –. Portiamo in noi i medesimi sentimenti di lode e di ringraziamento di Maria verso il Signore, la sua fede e la sua speran­za, il suo docile abbandono nelle ma­ni della Provvidenza divina. Imitia­mo il suo esempio di disponibilità e generosità nel servire i fratelli. Solo, infatti, accogliendo l’amore di Dio e facendo della nostra esistenza un servizio disinteressato e generoso al prossimo, potremo elevare con gioia un canto di lode al Signore».

© Copyright Avvenire, 1° giugno 2008

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