18 giugno 2008

BENEDETTO XVI: UDIENZA, “IL RISCHIO DI RIDURSI AD ESSERE UOMINI AD UNA DIMENSIONE”


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BENEDETTO XVI: UDIENZA, “IL RISCHIO DI RIDURSI AD ESSERE UOMINI AD UNA DIMENSIONE”

Il “rischio” che i cristiani corrono è di “ridursi ad essere uomini ad una dimensione”. E’ l’ammonimento lanciato dal Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi ala figura di Isidoro di Siviglia, “grande amico” di papa Gregorio Magno, “grande autore”, “ultimo dei padri cristiani”, vescovo di Siviglia dal 599 fino alla sua morte, nel 636.
Per Isidoro, “coloro che cercano di raggiungere il riposo della contemplazione devono allenarsi prima nello stadio della vita attiva”, come si legge nei suoi scritti, in cui uno degli insegnamenti fondamentali è quello di coniugare contemplazione e azione, vita attiva e vita contemplativa: “La via media, composta dall’una e dall’altra forma di vita – ha detto il Papa citandolo - risulta normalmente più utile a risolvere quelle tensioni che spesso vengono acuite dalla scelta di un solo genere di vita e vengono invece meglio temperate da un’alternanza delle due forme”. Il modello è Cristo, che “ci offrì l’esempio della vita attiva, quando durante il giorno si dedicava a offrire segni e miracoli in città, ma mostrò la vita contemplativa quando si ritirava sul monte e vi pernottava dedito alla preghiera”.

Di qui il “preciso insegnamento morale” di Isidoro: “Il servo di Dio, imitando Cristo, si dedichi alla contemplazione senza negarsi alla vita attiva. Comportarsi diversamente non sarebbe giusto. Infatti come si deve amare Dio con la contemplazione, così si deve amare il prossimo con l’azione. E’ impossibile dunque vivere senza la compresenza dell’una e dell’altra forma di vita, né è possibile amare se non si fa esperienza sia dell’una che dell’altra”.

E’ la “sintesi dell’uomo che cerca la contemplazione di Dio con la preghiera, e l’azione in servizio della comunità cristiana – ha detto Benedetto XVI a braccio - la lezione che il grande vescovo di Siviglia lascia anche a noi, cristiani di oggi, chiamati a testimoniare Cristo all’inizio di un nuovo millennio”. Isidoro, per il Papa, “fu senza dubbio un uomo dalle contrapposizioni dialettiche accentuate”, e anche nella sua vita personale “sperimentò un permanente conflitto interiore fra desiderio di solitudine, per dedicarsi unicamente alla meditazione della Parola di Dio, ed esigenze della carità verso i fratelli”.

Secondo Isidoro, infatti, “il responsabile di una Chiesa deve da una parte lasciarsi crocifiggere al mondo con la mortificazione della carne e dall’altra accettare la decisione dell’ordine ecclesiastico, quando proviene dalla volontà di Dio, di dedicarsi al governo con umiltà, anche se non vorrebbe farlo”.

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