18 giugno 2008

Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata a Sant'Isidoro di Siviglia: i cristiani siano uomini di contemplazione e di azione (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata a Sant'Isidoro di Siviglia: i cristiani siano uomini di contemplazione e di azione. Il saluto del Papa al Congresso eucaristico internazionale di Québec

“Amare Dio con la contemplazione” e ad “amare il prossimo con l’azione”. E’ questo l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla vita e dall’opera di Sant’Isidoro di Siviglia, vescovo vissuto a cavallo tra il sesto e il settimo secolo.
Il Papa ne ha presentato la figura all’udienza generale in Piazza San Pietro, concludendola con un pensiero rivolto al Congresso eucaristico internazionale, in corso a Québec, agli studenti che affrontano gli esami e a coloro che si apprestano alle vacanze. Il servizio di Alessandro De Carolis:


I cristiani possono correre un rischio: quello di “essere uomini a una dimensione”. Un rischio che ebbe ben presente il vescovo Sant’Isidoro di Siviglia: uomo colto, “grande amico” di Papa Gregorio Magno e definito da Benedetto XVI “l’ultimo dei Padri cristiani dell’antichità”. Cresciuto tra i libri ed avviato ad una erudizione a tutto tondo, furono i doveri del suo ministero episcopale, vissuto tra i pericoli delle scorrerie dei Visigoti e il propagarsi dell’eresia ariana, ad accendere in lui - uomo più incline allo studio - una serie di riflessioni su come debba essere una vita cristiana completa:

“Isidoro fu senza dubbio un uomo dalle contrapposizioni dialettiche accentuate. E, anche nella sua vita personale, sperimentò un permanente conflitto interiore, assai simile a quello che avevano avvertito già san Gregorio Magno e sant’Agostino, fra desiderio di solitudine, per dedicarsi unicamente alla meditazione della Parola di Dio, ed esigenze della carità verso i fratelli della cui salvezza si sentiva, come Vescovo, incaricato”.

Ma, ha spiegato il Papa, il vescovo sivigliano fu sempre spinto a superare i limiti imposti dalle proprie preferenze per una vita ritirata. Anzi, dimostrò un chiaro “entusiasmo apostolico” e fu felice quando il re visigoto Ermenegildo si convertì al cattolicesimo, riportando l’unità politica e religiosa sulle sue terre. “Non si deve tuttavia sottovalutare”, ha notato Benedetto XVI:

“L’enorme difficoltà di affrontare in modo adeguato problemi assai gravi come quelli dei rapporti con gli eretici e con gli Ebrei. Tutta una serie di problemi che appaiono molto concreti anche oggi, soprattutto se si considera ciò che avviene in certe regioni nelle quali sembra quasi di assistere al riproporsi di situazioni assai simili a quelle presenti nella penisola iberica in quel sesto secolo”.

Le riflessioni di Sant’Isidoro - che, ha affermato il Papa, “raccolgono ed esprimono la vita cristiana completa” - sono stati e sono tuttora preziosi per fare dunque chiarezza “sui rapporti tra vita attiva e vita contemplativa”. Imitando Gesù che stava con le folle ma si ritirava in solitudine quando pregava, anche il “servo di Dio”, scrive Sant’Isidoro, “si dedichi alla contemplazione senza negarsi alla vita attiva. Comportarsi diversamente non sarebe giusto”:

“Come si deve amare Dio con la contemplazione, così si deve amare il prossimo con l’azione (…) Ritengo che questa sia la sintesi di una vita che cerca la contemplazione di Dio, il dialogo con Dio nella preghiera e nella lettura della Sacra Scrittura, come pure l’azione a servizio della comunità umana e del prossimo. Questa sintesi è la lezione che il grande vescovo di Siviglia lascia a noi, cristiani di oggi, chiamati a testimoniare Cristo all’inizio di un nuovo millennio”.

Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale con un pensiero legato al periodo estivo, “tempo - ha detto - di turismo e di pellegrinaggi, di ferie e di riposo”. “Cari giovani - è stato in particolare il suo auspicio - penso ai vostri coetanei che stanno ancora affrontando gli esami”, mentre “auguro a voi già in vacanza di profittare dell’estate per utili esperienze sociali e religiose”. E un altro augurio il Papa lo ha rivolto ai partecipanti al Congresso eucaristico internazionale, di Québec in Canada. Che esso sia per “le comunità cristiane canadesi e per la Chiesa universale - ha affermato - un tempo forte di preghiera, di riflessione e di contemplazione del mistero della santa Eucaristia”:

“Sia pure occasione propizia per riaffermare la fede della Chiesa nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Preghiamo inoltre perché questo Congresso Eucaristico Internazionale ravvivi nei credenti, non solo del Canada ma di tante altre Nazioni nel mondo, la consapevolezza di quei valori evangelici e spirituali che hanno forgiato la loro identità lungo il corso della storia”.

E ancora un pensiero, Benedetto XVI lo ha indirrizzato ai sacerdoti novelli della diocesi di Brescia: “Vi invito a diffondere intorno a voi - ha concluso il Papa - quella gioia che nasce dalla generosa e fedele corrispondenza alla divina chiamata”.

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