29 marzo 2008

Monsignor Formenti rivela novità e curiosità dell'Annuario Pontificio, il "libro rosso" della Chiesa (Osservatore)


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Monsignor Formenti rivela novità e curiosità dell'Annuario Pontificio

Il "libro rosso" della Chiesa

di Mario Ponzi

Per alcuni è "il libro dei sogni". Non pochi infatti sognano che il proprio nome figuri tra quelle pagine. Per i più è lo strumento irrinunciabile per conoscere gli organismi e la struttura della Chiesa. Per la Chiesa è il mezzo più rapido per riconoscere se stessa, nella sua universalità. Con le sue 2.511 pagine di dati l'Annuario Pontificio è senza dubbio il libro più rappresentativo della cattolicità. E, diffuso in diecimila copie, tutte rigorosamente in italiano, raggiunge ogni angolo della terra. Dal 2009 poi, con molta probabilità, la sua diffusione sarà ancora più capillare: potrebbe infatti essere consultabile via internet.
Monsignor Vittorio Formenti, che della redazione dell'Annuario si occupa dal 1996 insieme ad una minuta pattuglia di collaboratori, è una miniera di notizie. Alcune effettivamente curiose: chi mai penserebbe, per esempio, che tra gli acquirenti più assidui e più numerosi ci sono le gerarchie militari? "Non mi chieda perché - dice alzando le mani monsignore - è difficile anche per me darmi una spiegazione logica, ma è un dato di fatto".
Altre invece sono notizie sulle quali riflettere. Per esempio, per la prima volta i cattolici hanno ceduto la prima posizione ai musulmani nel mondo (il 17,4% contro il 19,2%, secondo dati che si riferiscono al 2006).
E ancora: sebbene si registri nel mondo un sostanziale aumento delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali - "è la prima volta che il trend è positivo a tali livelli", dice monsignor Formenti - per le religiose gli indici sono negativi.
La tentazione è di continuare a snocciolare dati, tutti interessanti. Ma l'incontro con monsignor Formenti suggerisce l'approfondimento della conoscenza di questo testo al di là dei numeri, poiché è certamente "unico nel suo genere" come sostiene il prelato.

Quanto ci vuole per raccogliere tutte le informazioni contenute nell'Annuario Pontificio?

Praticamente un anno intero. Pensi che quando abbiamo consegnato le bozze dell'Annuario di quest'anno, già stavamo lavorando su quello del 2009. E, tanto per rendere l'idea, ho già riempito dodici pagine fitte fitte di novità rispetto a quello appena distribuito.

La tradizione popolare romana tramanda una sottile battuta per sottolineare la grande diffusione di ordini e congregazioni di religiose. Si diceva che "neppure il Papa sa quanti ordini di suore ci sono: lo sa solo lo Spirito Santo".

E invece lo sappiamo anche noi e sino all'ultima religiosa. E non c'è possibilità di errore. Purtroppo, devo dire. Perché se notiamo, come abbiamo notato e sottolineato in riferimento ai dati del 2006, che c'è un calo sensibile tra le suore, questo calo è effettivo. Anche se in questi ultimi anni si è trattato di un calo meno accentuato di quanto lo fu negli anni tra il 1970 ed il 2000. La cosa positiva è invece che dal 2000 sono in crescita le vocazioni sacerdotali. In sensibile crescita. Pensi per esempio che negli anni Settanta i seminaristi di filosofia e di teologia erano circa sessantanovemila, mentre l'ultima statistica parla di centoquindicimila seminaristi.

Ma il numero complessivo dei cattolici nel mondo aumenta o è vero il sorpasso dei fedeli musulmani?

I cattolici nel mondo aumentano perché aumenta la popolazione del mondo. Diciamo che nel rapporto tra aumento popolazione e aumento cattolici siamo stabili. Però, per la prima volta nella storia, non siamo più ai vertici: i musulmani ci hanno superato. Si tratta chiaramente del risultato di rilevazioni effettuate nei Paesi interessati e consegnate alle Nazioni Unite. A noi vengono successivamente trasmesse. Noi possiamo solo garantire per le nostre indagini statistiche, perché sono fondate su un metodo scientifico. I dati provenienti dal mondo islamico si basano su stime che tengono conto soprattutto della crescita delle popolazioni musulmane. È anche vero però che mentre le famiglie islamiche, come è noto, continuano a procreare molti figli, quelle cristiane invece tendono ad averne sempre di meno. Attualmente mentre i cattolici sono rimasti fermi al 17,4% della popolazione, i musulmani sono al 19,2%. Le statistiche si riferiscono al 2006. Se però il confronto lo facciamo considerando tutti i cristiani - cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti, - allora arriviamo al 33% della popolazione mondiale.

In quali Paesi sono più numerosi i cattolici?

Il grande serbatoio è e resta l'America Latina. Come continente certamente l'America è quello che dà più cattolici, il 49,8 %.

Il vostro è un lavoro certosino. Come fate ad acquisire dati in tutto il mondo?

Già a gennaio partono dal nostro ufficio circa novemila questionari: direzione mondo. Alle nunziature mandiamo questionari che riguardano le diocesi. Le diocesi raccolgono le informazioni dalle parrocchie e dalle altre istituzioni sul territorio, le inviano alle nunziature e le nunziature le rimandano a noi. Mandiamo poi questionari a tutte le congregazioni religiose sparse nel mondo. Rispondono inviandoci tutti i dati che le riguardano in termini di numeri, di opere e di realizzazioni. Così otteniamo un quadro complessivo. I dati vengono poi letti in un modo particolarmente critico. Cioè vengono confrontati con i dati pervenuti due anni prima. Ciò per verificare che non vi siano grandi ed evidentissime disparità, tali da fare sospettare l'errore di trasmissione o di rilevazione.

Dunque possiamo dire che i dati pubblicati sono attendibili?

Guardi, dal 1978 ad oggi posso assicurarle che si tratta di dati attendibilissimi perché, come le ripeto, sono acquisiti in modo capillare e valutati secondo una metodologia scientifica. Per il decennio precedente forse non si può dire la stessa cosa. E più andiamo indietro nel tempo più erano dati approssimativi. Consideri anche il fatto che si lavorava soltanto con supporti cartacei. Poi è arrivato il computer.

A chi viene distribuito attualmente l'Annuario?

Delle diecimila copie che stampiamo millecinquecento vengono messe a disposizione della Santa Sede, la quale provvede a distribuirle tra i dipendenti e i vari uffici. Ne diamo una copia in omaggio a tutti i capi di Stato, ai primi ministri e agli ambasciatori degli Stati accreditati presso la Santa Sede. Le copie che restano vengono vendute.

Ma chi è che compra l'Annuario Pontificio e, secondo lei, perché lo compra?

Intanto i primi a comprarlo sono i vescovi: l'omaggio è riservato solo ai cardinali. Poi, stenterà a crederlo, una grande parte degli acquirenti proviene dagli ambienti militari: i vertici ci tengono ad averlo e se lo comprano. Inoltre, lo acquista chi lo usa per il proprio lavoro: per esempio, le curie diocesane. Ma lo acquista anche una buona dose di interessati, quelli che vogliono conoscere da vicino cosa succede nella Chiesa. Del resto, questo è il libro ufficiale della Chiesa e dunque fa testo. Per esempio fa testo per quanto riguarda l'esatta dizione di luoghi, di cariche, di nomi e cognomi; indirizzi, ora anche elettronici.

Secondo lei è sufficiente la conoscenza dell'Annuario per poter dire di conoscere la Chiesa?

Evidentemente no. La Chiesa ha una dimensione che va ben al di là dei numeri. Poi, se ci vogliamo limitare ai numeri, ce ne sono alcuni che non riusciremo mai a raccogliere. Le faccio un esempio: come è possibile quantificare i volontari nel mondo? Ce ne sono tantissimi che testimoniano la fede nel servizio a poveri, malati, anziani e bambini ma che restano lontano dai riflettori oppure non hanno contatto con realtà diciamo schedate. Su suggerimento del sostituto, monsignor Filoni, quest'anno abbiamo per esempio approfondito il dato in riferimento ai catechisti e ci siamo trovati di fronte a milioni e milioni di persone. Resta dunque il fatto che la Chiesa è molto più vasta di quanto non dicano le cifre.

Allora possiamo forse dire che chi conosce bene l'Annuario conosce un po' meglio la Chiesa?

Vede, quando io sono stato mandato qui ero convinto di dover fare un lavoro molto arido, fatto di somme e di numeri. In realtà ho scoperto una dimensione stupenda, bellissima della Chiesa. E l'ho scoperta proprio attraverso i numeri. Dunque devo dire grazie ai numeri che hanno un linguaggio sì immediato e forse proprio arido. Ma se si impara a leggerli e a interpretarli, viene fuori l'immagine vera della Chiesa, che è quella animata da un dinamismo incessante e straordinario. Sono fermamente convinto che in questo non ci supera nessuno nel mondo. Calcolando che ci sono un miliardo e centotrenta milioni di cattolici che nel mondo si stringono attorno alle realtà della Chiesa, allora si capisce quante cose abbiamo da dire e da far conoscere agli altri.

Ci racconta un po' delle emozioni vissute nei primi dodici anni di questa sua esperienza di lavoro, per tanti aspetti così singolare?

L'emozione più grande che ho provato è legata alla scoperta del dinamismo della Chiesa, che poi ho capito quanto profondamente sia legato alla grande creatività dei cristiani nel mondo. Per esempio mi affascina constatare che per quante congregazioni sembrano avviarsi verso il declino, altrettante sorgono spontaneamente in altre parti del mondo. Le faccio un esempio. Negli anni che vanno dal 1970 al 1990 la Chiesa ha vissuto un periodo di grande, grandissima crisi di vocazioni. Ma proprio in quegli stessi anni è rinato il diaconato permanente ed è stato bello scoprire che gli oltre trentaduemila diaconi di quel periodo hanno svolto un'opera di supplenza straordinaria, al punto da non penalizzare più di tanto i fedeli per la mancanza di sacerdoti.
Anche oggi si assiste, ripeto, al declino di alcune congregazioni ma ne nascono subito altre, con altri carismi capaci di rispondere alle nuove povertà che si affacciano sulla scena del mondo. È come se la Chiesa rispondesse di volta in volta alle sfide che le si affacciano lungo il cammino, sempre in grado di offrire nuovi buoni samaritani che si fanno carico dei nuovi mali del mondo.
Un'altra cosa che mi ha sorpreso e che continua a sorprendermi è la capacità sempre nuova della Chiesa di proporre cultura. Le faccio alcuni esempi. In realtà come quelle di alcuni Paesi asiatici dove la comunità cattolica è veramente esigua ci sono istituzioni culturali di altissimo livello. Mi riferisco a scuole, università e altri istituti d'istruzione.

Ci può dire quali sono le principali novità di quest'anno?

A parte i nuovi cardinali, la novità vera è che vi si scoprirà che il numero dei sacerdoti è cresciuto di settecento unità. Una novità che ha fatto particolarmente piacere al Papa perché il primo saldo attivo risaliva ormai al 1998 ed era di 18 unità. Nel 2000 siamo passati a 400 e piano piano siamo arrivati alle 700 unità di oggi. Ciò significa che il cammino è ripreso e stiamo andando avanti.

Da dove viene questo "saldo attivo"?

Certamente non viene dall'Europa; tanto meno dall'America settentrionale. Diciamo che il continente in maggiore crescita è l'Asia. Nel continente i cattolici sono pochi, ma sono animati da un grande spirito e fanno ben sperare per la crescita della Chiesa soprattutto nelle Filippine, ma anche in India, in Corea, nel Viet Nam, in Giappone. Poi c'è l'Africa: è una grande risorsa per la Chiesa. L'America Latina va un po' a macchia di leopardo.

Quale diocesi primeggia quanto a vocazioni? E quale, invece, indossa la maglia nera?

La diocesi che ha fatto registrare il maggior numero di vocazioni nel 2006 è quella di Guadalajara, in Messico: ci sono due seminari stracolmi e non hanno più posti per accogliere altri candidati. Quella che lei chiama "maglia nera" la indossano a pari merito tre Paesi, neppure a dirlo, europei: Francia, Olanda e Belgio. La loro crisi, in termini di vocazioni, è molto accentuata. In Italia si registra una piccola, piccolissima ripresa.
Tra i dati di quest'anno possiamo segnalare ancora che mentre crescono i sacerdoti diocesani diminuiscono i religiosi. È un dato abbastanza significativo.
Poi resta da fare una precisazione per quanto riguarda le suore. Si tratta di una vicenda contraria, anche se speculare, a quello che capita per i sacerdoti. Se è vero che all'aumento delle vocazioni maschili corrisponde una diminuzione drastica di quelle femminili, è anche vero che per le religiose aumenta il livello di formazione rispetto a quello raggiunto dai religiosi. Il motivo è nella mancanza di formatori nelle diocesi, per esempio in alcune zone dell'Africa e dell'Asia. In America Latina fanno molto bene i legionari di Cristo. Per le suore invece il discorso è diverso. Le congregazioni tendono a farle specializzare. Scompare per esempio la figura della suora portinaia e quella della suora cuoca ma compaiono suore laureate, che partecipano a concorsi pubblici, diventano medici, addirittura primari di ospedali. La sera si ritirano nel loro convento e fanno vita comunitaria.
C'è tutto questo da leggere nei numeri del nostro Annuario. Costa sessantasette euro. E chi lo vuole acquistare deve affrettarsi. Solitamente le copie si esauriscono in breve tempo. Per alcune annate non ce ne sono più di copie neppure in magazzino. È una bella soddisfazione per chi ci lavora con tanta passione.

(©L'Osservatore Romano - 30 marzo 2008)

1 commento:

mariateresa ha detto...

Care amiche, care amici.
Vorrei farvi partecipi di una curiosa esperienza.
Poco fa, incautamente, sono stata nel sito de La Croix. Un giornale francese cattolico progressista. Cosa ne penso l’ho già detto ed è in sintonia con quello che dice Luisa.
Resto comunque dell’idea che bisogna leggere sempre di tutto. Così uno fortifica l’animo.
Ma stavolta ho vacillato.
L’inviata a Roma ha un blog e qui i lettori intervengono. Nel primo post su Roma e Pechino ho letto delle cose che non le saltano neanche i cavalli. Secondo il mio modestissimo parere.
Presi da parossismo, che non consente obiezioni, a favore del Tibet, ignorando il resto del pianeta e le situazioni ugualmente e cristianamente deprimenti che esistono, i frequentatori del blog, più eccitati di un puma, sparano sul Vaticano. Non conosco bene questo blog e non so cosa sia genuino e cosa no, La realtà dei blog è varia ed eventuale. Io li prendo per genuini.
La cosa che mi ha fatto rizzare i capelli numerosi che ho in testa è che per protestare in merito al battesimo di Magdi Allam, questi frequentatori del blog vogliono scrivere al loro vescovo per protestare. Ero così idrofoba che ho resistito alla tentazione di dire cosa penso, unito al fatto che come esperta di francese scritto lascio un po’ a desiderare. Sui cristiani perseguitati e uccisi, santa pace, uccisi,neanche un fiato.
Almeno che io abbia notato, ma ero così arrabbiata che invito Luisa a controllare.
Bene. La Croix in generale fa sondaggi e ricerche sul futuro dei cattolici, ho visto. Encomiabile.
Ora io mi chiedo che futuro possono avere i cattolici quando vogliono scrivere al loro vescovo per protestare contro una conversione.
La vulgata comune è che la Chiesa in crisi nell’Europa occidentale perché non è a favore dei gay, della sperimentazione sugli embrioni e altre modernità.
Ma davvero? E che futuro ha una religione in cui i battezzati si vergognano come dei cani di una conversione?
In Vaticano, dicono questi illuminati, non manca il buon senso, manca lo spirito.
Sul serio?
Non c’è una parola su questo povero disgraziato (Allam)che è condannato a morte, quasi gli stesse bene.
Io dico che è bene che questo caso sia scoppiato perché si è persa, letteralmente, il senso della comunione tra credenti ed è un bene che si sappia e risulti evidente.
Siccome il battesimo è visto come un fatto politico, ogni condanna è ammessa.
Anche contro un essere umano.
Luisa, ma che razza di cristiani e che si dicono cristiani sono in giro?
Mai ho avuto come oggi la percezione dell’enormità del compito della Chiesa e di papa Benedetto.
Battezzare è diventato un atto provocatorio.
Ditemi voi cosa resta se non le catacombe.
C’è un compiacimento ad accettare tutte le più fetenti spiegazione laiche o pseudo laiche per essere accettai nel luogo comune prevalente.
E’, detto in modo sfumato, un vero schifo.