29 marzo 2008

Messa tridentina, "Il germoglio a Bologna"


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Grazie a Gemma leggiamo questo interessante articolo sulla celebrazione della Messa tridentina a Bologna.
R.

Messa in latino, il germoglio a Bologna

In una chiesa del centro di Bologna dal primo di novembre si è tornati a celebrare con l'antico rito. A seguito del motu proprio di papa Benedetto XVI un gruppo di laici ha raccolto 250 firme e le ha consegnate al cardinal Caffarra. Tra i banchi della chiesa anche diversi giovani

di Tommaso Romanin

Il latino a messa non è solo un affare per nostalgici. Anzi, in una parrocchia del centro storico di Bologna la lingua ufficiale della Chiesa è tutt’altro che morta, sta germogliando. Il luogo è Santa Maria della Pietà, in fondo a via San Vitale, dove dalla festa di Ognissanti del novembre scorso, ogni domenica alle 18, si celebra la messa in rito romano antico. In pratica è il ritorno alla liturgia di san Pio V, stabilita dal motu proprio del luglio scorso di papa Ratzinger, e che fino a oltre metà del Novecento si diceva in quasi tutto il mondo cattolico. Una scelta che, anche all’interno della Chiesa, ha fatto discutere. Ma tra quelli che partecipano alla funzione bolognese sono in pochissimi a potersi ricordare la messa che fu.
Domenica scorsa erano infatti una sessantina, per la maggior parte sotto i 50 anni e le firme raccolte durante l’estate e presentate al cardinale Caffarra sono più di 250, la metà dei quali non ha mai visto la forma antica del rito, per motivi di età. Il solenne suono di un antico organo accoglie chi fa il suo ingresso in chiesa, e tra i banchi, quasi tutti occupati, vi sono alcune donne con un velo di pizzo bianco sul capo.
Ma si siedono anche famiglie e ragazzi in età da liceo, con jeans a vita bassa e acconciature alla moda. A tutti viene distribuito un foglietto, per seguire la celebrazione, con la doppia versione, latina con traduzione in italiano.
Il sacerdote, don Alfredo Morselli, entra insieme ad un giovane vestito di tutto punto, giacca nera e camicia bianca, che farà le veci dei chierichetti. La messa inizia e ben presto le spalle sono date alla gente, come prevede la liturgia classica, e don Alfredo scandisce preghiere e le invocazioni nella lingua di Cicerone, leggermente influenzata da un accento bolognese latente. La seconda parte del rito invece prevede, proprio come una volta, che il prete parli sottovoce, sussurri e che la gente assista in silenzio. E il clima è quanto mai sacrale, non si muove una foglia, non cigola una panca.
La predica è in italiano, ma le citazioni latine sono frequenti, come quelle del “sacrosanto Concilio di Trento”, che dal 1545 fino agli anni ’60 ha guidato la Chiesa cattolica. E fino al proverbiale “Ite, missa est”, tutto procede con assoluta solennità. Seguono poi ulteriori preghiere alla Madonna, e a San Michele Arcangelo.
«Si riuniscono qui per pregare persone da tutta la provincia di Bologna – racconta il parroco, don Tiziano Trenti – ed è tutta gente normalissima, che semplicemente ha questa sensibilità e non vuole perdere per strada una tradizione di secoli”.
Dice così per spazzare via l’ipotesi che a partecipare sia un gruppo di scismatici “lefebvriani”. E a chi crede che per la Chiesa il ritorno al latino rappresenti un passo indietro rispetto al Concilio Vaticano II, risponde deciso: “Più che un ritorno mi sembra piuttosto un aggiustamento, a fronte di molti abusi”.

Non è stata poi una messa voluta dai preti: insieme a don Tiziano, altri due sacerdoti bolognesi sono stati “incoraggiati” da Caffarra a presiedere il rito, ma il tutto, ci tiene a sottolineare il parroco, è stato coordinato da fedeli laici.

La raccolta di firme è stata organizzata da un gruppo di lettori della rivista “Il timone” e ha coinvolto, anche con il portale www.totustuus.net, persone di vari movimenti ed associazioni cattoliche. Tra i sogni del gruppo che ogni domenica frequenta la chiesa della Pietà, c’è quello di avviare un coro di canto gregoriano, e che un giorno, chissà, il cardinale non venga a trovarli.

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