27 marzo 2008

La vita religiosa risorsa ecclesiale per il bene comune (Osservatore Romano)


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All'Urbaniana di Roma la cinquantacinquesima assemblea nazionale dell'Unione superiore maggiori d'Italia

La vita religiosa risorsa ecclesiale per il bene comune

Roma, 26. "La vita religiosa è una risorsa ecclesiale che deve aprirsi al bene comune nella carità della verità. Inserita capillarmente nei diversi contesti sociali ed ecclesiali, attraverso la testimonianza della vita fraterna in comunità, la vita consacrata rimanda al fondamento della dignità della persona umana, raggiunta dall'amore di Cristo; sollecita e favorisce la crescita di quel senso civico e di corresponsabilità che porta a perseguire quel bene comune che è di tutti e che, per questo deve poter essere accessibile a tutti". Lo sottolinea madre Giuseppina Alberghina delle suore di Gesù Buon Pastore, vicepresidente dell'Unione superiore maggiori d'Italia (Usmi) a margine della cinquantacinquesima assemblea nazionale in corso di svolgimento a Roma, dal 26 al 28 marzo, presso la Pontificia università Urbaniana. "Il bene comune - puntualizza madre Alberghina - va considerato nella sua accezione più alta, ossia come offerta di senso della vita alle nuove generazioni per lo più smarrite ed in cerca di punti fermi, come ragione di speranza e come partecipazione di una cultura aperta a Cristo ed al suo Vangelo. Anche la vita fraterna in comunità è per se stessa una risorsa ecclesiale perché rende visibile la comunione nella reciprocità, e la reciprocità è tra i principi basilari per realizzare il bene comune". Secondo la vicepresidente dell'Usmi, in un orizzonte socio-culturale e religioso complesso e magmatico, occorre vivere nella vigilanza il momento storico che la vita religiosa sta attraversando riguardo ad una trasformazione strutturale relativa alle "opere ed a una presenza pastorale che cambia stile e modalità di servizio". Ma per far ciò - conclude madre Alberghina - occorre continuare a porre attenzione alla riqualificazione spirituale della vita religiosa apostolica, dedicandoci all'approfondimento culturale dei fondamenti della vita cristiana, a quello stile di vita così vicino al Vangelo che ha affascinato intere generazioni e ha generato l'Europa cristiana".
Ad aprire i lavori di fronte alle responsabili delle circa seicento congregazioni religiose aderenti all'Usmi è stata madre Teresa Simionato, la quale ha svolto la relazione quinquennale (2003-2008) sul tema "La vita religiosa risorsa ecclesiale per il bene comune".
"Parlare di bene comune - ha detto - non solo è possibile ma è costitutivo della persona, perché la nostra "origine" è comune e ogni realizzazione umana passa attraverso la condivisione con l'altro. Possiamo dire che il fondamento ontologico del bene comune sta proprio nel nostro essere fatti a immagine di un'unica Persona, quella di Cristo. Questo riferimento basilare motiva il senso, la necessità e il dovere di spendersi e realizzare, ciascuno per la sua parte, il bene comune a vantaggio di tutto il corpo sociale ed ecclesiale". "La vita religiosa sta vivendo in Italia e in Europa una crisi di cambiamento piuttosto radicale". Il suo modello infatti - ha affermato madre Simionato - "è fiorito quando alcuni servizi erano assolutamente centrali per il riscatto da una diffusa situazione di povertà: sono nate così le comunità che hanno promosso scuole, ospedali, e altri servizi sociali. Oggi tutto ciò, almeno in Occidente, è relativamente garantito dallo Stato, mentre la forma di vita religiosa, nata per questi compiti, con strutture finalizzate a tali scopi, è entrata in crisi e potrebbe essere destinata a finire". Negli ultimi anni, ha sottolineato la presidente dell'Usmi, le religiose italiane hanno dovuto affrontare "la difficile stagione del cambiamento in cui l'aspetto più drammatico è la scissione tra la vita e la fede". Tra i rischi sui quali porre l'attenzione, "c'è quello della frantumazione, tipico della cultura contemporanea. Per questo bisogna accompagnare il processo di trasformazione delle opere, della riduzione dei servizi, per aiutarci a non perdere il cuore della vita religiosa", facendo anche "circolare un amore interculturale", di fronte alla forte mobilità etnica che sta investendo i paesi occidentali. Madre Simionato ha ricordato i frequenti momenti di scambio e collaborazione con altri organismi religiosi ed ecclesiali (Conferenza episcopale italiana, Conferenza italiana superiori maggiori, Unione conferenze europee superiori maggiori). Le religiose debbono cercare "un costante ritorno alle fonti della vita consacrata", attuando "una maggiore collaborazione tra istituti, in particolare attraverso i processi in atto per giungere a federazioni, unioni, e talvolta anche a fusioni tra Congregazioni con carismi affini". La strada da seguire, dunque, è quella di "una presenza più segno e meno iperattiva all'interno della Chiesa locale", rivolta ad esempio "ai gruppi etnici che popolano le nostre città, che sono i nuovi areopaghi della missione della vita religiosa". Questi nuovi areopaghi costituiscono spazi di vita da accostare con attenzione e carità discreta, per impedire che si instauri da ambo le parti la cultura del ghetto.
"Ci è chiesto di andare, di offrire non un servizio già precostituito, ma di accostarci all'altro - ha detto madre Simionato - con vivo interesse, generosità, desiderose di incontrarlo nella sua diversità e di con-dividere il bene, con lo stile di accoglienza, rispetto e verità che ha caratterizzato gli incontri di Gesù nel Vangelo".
"Sta cambiando anche il volto dei nostri paesi e delle nostre città, e questo obbliga noi religiose - ha concluso la presidente dell'Usmi - a mutare la logica dei nostri servizi, a ripensare la nostra presenza e il rapporto con l'ambiente in cui siamo inserite. Siamo chiamate a vivere e a rafforzare la nostra identità cristiana e religiosa e a compiere la missione in un contesto in cui il pluralismo religioso è inevitabile. Siamo chiamate a passare da una vita consacrata che possiede la missione a una vita consacrata che la serve". (paolo brocato)

(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2008)

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