26 marzo 2008

LA CONVERSIONE NON È MAI UN FATTO POLITICO (Cardia per "Avvenire")


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SU UN DIBATTITO IN CORSO

LA CONVERSIONE NON È MAI UN FATTO POLITICO

CARLO CARDIA

Al battesimo, e al cristianesimo, si arriva e si torna in tanti modi e per tante ragioni. Ci si arriva accompagnati dalla scelta dei genitori, acquisendo dolcemente i principi dell’amore, della protezione divina, del coraggio per af­frontare le sofferenze. Chi ha una famiglia cri­stiana conosce quell’atmosfera di serenità, quel legame interiore che unisce i genitori ai figli, e aiuta nelle prove della vita. Chi ha avuto una ma­dre profondamente cristiana sa che essa rima­ne nel tempo un riferimento affettivo insosti­tuibile, ma anche un sostegno antropologico, u­na struttura portante, non separabili dalla fede trasmessa ai figli.

In Occidente la secolarizzazione ha portato mol­ti ad allontanarsi dal cristianesimo, e ciò ha fat­to gridare sociologi e filosofi alla morte della re­ligione, al declino del sacro. Ma i sociologi han­no dovuto ricredersi, e i filosofi continuano a cercare ancora oggi il senso della vita, come i lo­ro predecessori. Vuol dire che le domande del cri­stianesimo sono tutte lì che attendono risposta da ogni uomo.

E mentre trionfa, ma passa, l’or­goglio della ragione, mentre la tecnica offre me­raviglie che appassiscono presto, restano nel cuore dell’uomo gli interrogativi di sempre, re­sta quell’ansia di completezza che chi approda al cristianesimo conosce bene.

Tanti giovani si allontana­no dalla fede, ma la vita spesso ve li riconduce, perché nella memoria re­sta quasi il senso di una perdita, una nostalgia per ciò che si aveva e si gusta­va. Tornare al cristianesi­mo è quasi come un tor­nare alla propria casa, con gioia, senza iattanza, co­me un ritrovare se stesso, in un rapporto con il Van­gelo, con Gesù, che stupi­sce, riempie, fa riprende­re il cammino. A volte, so­lo i genitori e gli amici più stretti capiscono que­sto travaglio e comprendono questo ritorno co­me frutto di un dono che si rinnova.

Nell’adulto l’incontro con il cristianesimo può avvenire in tanti modi. Può avvenire perché la vita offre grandi gioie che si affievoliscono, e sof­ferenze che segnano e parlano all’animo.

Perché studiando si scorge il cammino e la fatica del­l’umanità per elevarsi da uno stato di solitudine e di oppressione a una vita ricca di dignità e u­nita alla trascendenza. Perché nella esperienza di tutti i giorni si incontrano cristiani, e uomini di fede, che dimostrano nei fatti come si possa vivere diversamente, con l’attenzione verso gli altri, con il governo delle passioni, con una gioia che dall’esterno non si capisce appieno.

Ci sono ancora nuove strade per la conversione. Il confronto con altre religioni, con filosofie che danno solo pezzetti di verità, con ideologie che inoculano veleni, tutto ciò può portare a scopri­re nei Vangeli e nella Chiesa qualcosa di diverso, più completo, e totalmente vero, che provoca u­na rigenerazione, un modo di leggere nel miste­ro della vita che riempie il cuore e la mente. Ma il punto di illuminazione è sempre lo stesso, quel Gesù di Nazareth che parla a chiunque con un linguaggio personale, spirituale, in una espe­rienza che entro certi limiti è incomunicabile.

Quando viene, il momento della conversione non è quasi mai improvviso. È il punto di arrivo di passaggi interiori che a un certo momento tro­vano un coagulo, una risposta che illumina il re­sto. Per questo si usa dire che la fede è un dono, ma è un dono per il quale la ricerca è essenzia­le, perché la ricerca già indica volontà di supe­rare se stesso, ansia della trascendenza, deside­rio di ricomporre una esperienza umana dispersa che cerca armonia e pienezza interiore.

Non c’è da avere paura se il cristiano dice che possiede la verità. Perché questa verità parla di amore per gli altri, di rispetto per gli uomini, le loro idee e religioni, dunque è una fede che av­vicina, non allontana, arricchisce e non impo­verisce, è un bene prezioso per chi la professa e per chi ne è lontano.

Ogni conversione confer­ma la sostanza di quella verità, perché suggeri­sce un cammino spirituale che dà più di quan­to l’uomo già non abbia per natura. Per questo motivo, guardare alle conversioni al cristianesi­mo con gli occhi della politica, dell’ideologia, della sociologia, non ha alcun senso. È come sa­lire su una montagna e guardare in terra invece che l’infinito che si apre davanti a noi. L’adesio­ne alla fede cristiana resta un fatto unico per chi la sceglie ma anche per tutti gli altri.

© Copyright Avvenire, 26 marzo 2008

Nell’adulto l’incontro con il cristianesimo può avvenire in tanti modi. Può avvenire perché la vita offre grandi gioie che si affievoliscono, e sof­ferenze che segnano e parlano all’animo.

Si', condivido e vivo in pieno questa frase!
R.

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