31 marzo 2008

Benedetto XVI ai Salesiani: fedeli al carisma di San Giovanni Bosco per rispondere con "passione apostolica" all'emergenza educativa dei nostri tempi


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Benedetto XVI ai Salesiani: fedeli al carisma di San Giovanni Bosco per rispondere con "passione apostolica" all'emergenza educativa dei nostri tempi

Audacia” nell’annunciare il Vangelo, “pazienza” nel proporne ai giovani la radicalità e “cuore aperto” per cogliere le loro nuove esigenze. Benedetto XVI ha individuato in queste peculiarità il profilo dei Salesiani del 21.mo secolo, chiamati a fonteggiare una “grave emergenza educativa” e, nel contempo, a lasciarsi contagiare con slancio rinnovato dalla “passione apostolica” che fu di San Giovanni Bosco. Sono i pensieri che il Papa ha affidato ai membri del Capitolo generale dei Salesiani, ricevuti stamattina in udienza nella Sala Clementina del Palazzo apostolico in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:

I giovani guardano al mondo che cambia - correndo - volto sociale, economico, politico e rivolgono agli adulti domande “sui problemi di fondo” - etici, culturali, ambientali - mostrando di avere un bagaglio di valori che parlano di “intensi desideri di vita piena, di amore autentico, di libertà costruttiva”. Intercettare queste aspirazioni e tradurle in risposte radicate sul messaggio di Gesù è vocazione specifica della Società Don Bosco, incoraggiata da Benedetto XVI a “continuare sulla strada di questa missione, in piena fedeltà” al carisma salesiano. Carisma che - come sottolineato dai lavori del 26.mo Capitolo generale della Congregazione, giunto quasi al termine - chiede a Dio le “anime” e nient’altro:

“Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà carismatica solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate. Perciò, al fine di irrobustire l’identità di tutta la Congregazione, il vostro primo impegno consiste nel rafforzare la vocazione di ogni Salesiano a vivere in pienezza la fedeltà alla sua chiamata alla vita consacrata”.

Prima di affrontare il tema dell’educazione, Benedetto XVI ha insistito a lungo, nel suo discorso, sul fatto che siano anzitutto i religiosi Salesiani ad essere coerenti con la loro chiamata. E’ necessario che tutti ricevano una “solida formazione”, perché la Chiesa - ha ripetuto - deve poter contare su persone “di preparazione culturale aggiornata, di genuina sensibilità umana e di forte senso pastorale”. E tuttavia, queste caratteristiche oggi sono in conflitto con il processo di secolarizzazione, che - ha affermato il Papa - avanza nella cultura contemporanea” e “non risparmia purtroppo nemmeno le comunità di vita consacrata”. Dunque, ha rilanciato Benedetto XVI, l’Eucaristia quotidiana e comunitaria, la lectio divina, la “vita semplice, povera ed austera” aiutino a rafforzare l’identità dei Salesiani:

“Da qui nascerà l’autentica spiritualità della dedizione apostolica e della comunione ecclesiale. La fedeltà al Vangelo vissuto sine glossa e alla vostra Regola di vita, in particolare un tenore di vita austero e la povertà evangelica praticata in modo coerente, l’amore fedele alla Chiesa e il generoso dono di voi stessi ai giovani, specialmente ai più bisognosi e svantaggiati, saranno garanzia della fioritura della vostra Congregazione”.

Questo “modello apostolico”, proprio dei Salesiani, può allora rispondere a quella “grande emergenza educativa” che Benedetto XVI aveva già sollevato con la sua Lettera alla Diocesi di Roma dedicata a questo tema. “Educare non è mai stato facile - ha ripetuto con le note parole di quella lettera - e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata”. Il motivo? Un acuto deficit di speranza:

“Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita”, che, in fondo, non è altro che sfiducia in quel Dio che ci ha chiamati alla vita. Nell’educazione dei giovani è estremamente importante che la famiglia sia un soggetto attivo. Essa è spesse volte in difficoltà nell’affrontare le sfide dell’educazione; tante volte è incapace di offrire il suo specifico apporto, oppure è assente. La predilezione e l’impegno a favore dei giovani, che sono caratteristica del carisma di Don Bosco, devono tradursi in un pari impegno per il coinvolgimento e la formazione delle famiglie”.

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