31 gennaio 2008

Sindone, il giallo si riapre: "Potrebbe essere più antica". Mons. Ghiberti: "Non c'è da stupirsi: è la conferma che la scienza è relativa"


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Scoop della tv inglese Bbc: sarà eseguito un nuovo test al carbonio 14 a Oxford

Spiega l'autore del film David Rolfe: "I dubbi nascono dalla conservazione del lino"

Sindone, il giallo si riapre "Potrebbe essere più antica"

Monsignor Ghiberti: "Non c'è da stupirsi: è la conferma che la scienza è relativa"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA - Bastano poche parole per riaprire il giallo più intrigante della storia umana: "Sono convinto di avere forti prove che la Sindone risale a molto prima di quanto stabilito dalle ultime analisi".
David Rolfe le pronuncia nel suo ufficio di Beaconsfield, sobborgo di Londra, tra monitor, lettori digitali, pile di Dvd, dove sta completando il montaggio di "La Sindone di Torino - le prove materiali", il documentario a cui lavora da anni, che la Bbc manderà in onda la sera del Sabato Santo.

È il secondo film che il pluripremiato regista britannico dedica all'argomento: il primo, "Testimone silenzioso", apparso nel 1978 e all'epoca trasmesso anche in Italia, cominciò a fare luce sui misteri del sudario che, ipotizza Rolfe, potrebbe equivalere alla "Polaroid della resurrezione". La nuova opera è ancora più ambiziosa, perché affronta il tema che ha messo in crisi il "partito dei credenti", cioè coloro che non dubitano che la Sindone sia il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù dopo la crocefissione sul Golgota.
Il tema è il test al carbonio 14, un esame eseguito nel 1988 da laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, per decifrare la datazione della Sindone: diede come risultato un intervallo di tempo tra il 1295 e il 1360, e molti lo ritennero la dimostrazione definitiva dell'inautenticità del controverso tessuto di lino, che veniva fatto risalire al Medio Evo, perciò ben più tardi dell'era di Cristo. Ebbene, il nuovo documentario di Rolfe sfida questa tesi, al punto da avere convinto Christopher Bronk Ramsey, direttore dell'Oxford RadioCarbon Accelerator e successore dello scienziato che condusse il test al carbonio vent'anni fa, a ripetere l'esperimento.

Non appena si è sparsa voce che l'esame al carbonio 14 verrà ripetuto, l'eccitazione della congrega di esperti di tutto il mondo che ruotano attorno alla Sindone è diventata incontenibile.

Il direttore del laboratorio di Oxford ha ammesso che il risultato del 1988 potrebbe essere sbagliato", si è lasciato scappar detto monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione Diocesana per la Sindone di Torino, in pratica il custode della Sindone per conto del Vaticano. "Non c'è da stupirsi", ha aggiunto l'alto prelato, "è la conferma che la scienza è relativa, e che successivi studi possono modificare quanto affermato in un primo tempo".

A Oxford, il professor Ramsey è andato su tutte le furie: il test non è stato ancora completato e lui non ha mai dichiarato che l'esame del 1988 diede un responso "sbagliato".
Ma la suscettibilità tra religione e scienza, in materia di Sindone, è reciproca, e comprensibile, specie in uno studioso come Ramsey, che nel 1988 era poco più che ragazzo ma assistette al primo test al carbonio 14, divenne allievo e successore dello scienziato che lo effettuò, e ora, come nella teoria dell'eterno ritorno, si occupa di nuovo del rebus che lo ossessiona da una vita. Ramsey non parla con i giornalisti; ma l'autore del documentario accetta, insieme al suo assistente, Alessandro Pavone, un giovane filmografo italiano che lavora a Londra e che ha trattato con monsignor Ghiberti per filmare la Sindone.
"Il risultato del test di Oxford non glielo posso anticipare, perché ancora non lo so nemmeno io", spiega Rolfe, "e neanche Ramsey, essendo l'esame in corso. Lo saprete la sera del Sabato di Pasqua, quando la Bbc trasmetterà il documentario. Quel che posso dire, e che mi pare notevole, è che Ramsey ha ritenuto necessario ripetere il test del 1988".
A convincerlo è stato il progresso scientifico. Nel corso di studi in ambito meteorologico, racconta il documentarista, sono emersi nuovi elementi sul comportamento del carbonio 14, che le ricerche di Rolfe per il film hanno in seguito indicato come una chiave per riaprire l'indagine. "Non affermo che nel 1988 ci sia stato un errore", precisa Rolfe, "ma esistono dubbi sugli effetti della conservazione del lino in determinate condizioni".

È un linguaggio oscuro, ma non per chi conosce la romanzesca storia della Sindone. Quella documentata inizia nel 1353, a Lirey, in Francia, quando il cavaliere Goffredo di Charny dichiara di essere in possesso del lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù.
Cent'anni dopo una sua discendente di nome Margherita vende la sacra reliquia ai duchi di Savoia, che la conservano a Chambery, dove nel 1532 sopravvive a un incendio, e poi dal 1578 a Torino, dove hanno trasferito la propria capitale e dove da allora è rimasta, anche dopo che Umberto II, ultimo re d'Italia, morendo l'ha lasciata in eredità al papa.
Poi c'è la storia non documentata, secondo cui la Sindone sarebbe stata occultata dagli apostoli, conservata dalla primitiva comunità cristiana, portata nel 544 a Edessa, in Mesopotamia (l'odierna Turchia), di lì trasferita nel 944, quando i musulmani occupano Edessa, a Costantinopoli, che nel 1204 viene saccheggiata dai crociati, uno dei quali l'avrebbe trafugata in Francia, dove un secolo e mezzo dopo finisce in mano a Goffredo. Infine, c'è la leggenda: la Sindone, il Mandylion (altra misteriosa reliquia cristiana) e il Santo Graal sarebbero in realtà la stessa cosa. Insomma, un romanzo, al cui confronto il "Codice da Vinci" è una favoletta per bambini.
"Nel Medio Evo le reliquie cristiane avevano immenso valore, per cui la tentazione di falsificarle a scopo di lucro era grande", osserva Rolfe. "Ma finora nessuno è riuscito a capire come sarebbe stato possibile falsificare la Sindone. Delle due, l'una: o è autentica, o è opera di un genio, di un Leonardo da Vinci, tant'è che qualcuno è convinto che sia stato l'autore della Gioconda a fabbricarla, sebbene le date non coincidano".
Il nuovo test al carbonio 14 potrebbe dunque dirimere o perlomeno riaccendere la questione, retrodatando il lenzuolo all'epoca di Cristo. Ed è possibile che il documentario nasconda un'altra sorpresa: "Quando la Sindone è stata fotografata per la prima volta, svelò l'immagine negativa, molto più netta di quella sul lenzuolo", conclude Rolfe. "Quando è stata scannerizzata per la prima volta, ha rivelato un'immagine tridimensionale. Noi l'abbiamo filmata per la prima volta in alta definizione". E cosa si vede? "Sto andando a montare le immagini. Lo scoprirete il Sabato Santo". Amen.

© Copyright Repubblica, 31 gennaio 2008 consultabile online anche qui

Quando si studia il diritto romano e, in particolare, le pene inflitte per i crimini ed i delitti, ci si imbatte nella crocifissione, il supplizio peggiore che si possa immaginare. La morte in croce era la pena assegnata agli schiavi oppure ai non Romani. Ecco perche' Gesu' e Pietro furono crocifissi, mentre San Paolo fu decapitato in quanto cittadino romano.
C'e' un particolare nella Sindone che deve far riflettere. L'iconografia sacra ci ha mostrato il volto di Gesu' molto somigliante al visto dell'uomo della Sindone. Una coincidenza?
Qualcuno afferma che la Sindone sia stata "dipinta" forse nel Medioevo. Assurda l'ipotesi che sia stata "costruita" da Leonardo da Vinci, vissuto a cavallo fra il 1400 ed il 1500.
E' assai strano che la Sindone sia stata dipinta nel Medioevo. Perche? Semplice: non corrisponde ai canoni della iconografia sacra di quel periodo.
Prendiamo il Gesu' Crocifisso di Cimabue (vedi foto), quello di Giotto (qui), quello di Masaccio (qui), del Perugino (qui)...fermiamoci qui ma gli esempi potrebbero moltiplicarsi. Fra l'altro gli ultimi artisti citati hanno operato alla fine del 1400...
Che cosa notiamo? I chiodi sono conficcati nel palmo della mano di Cristo.
Ebbene, sappiamo dagli studi di diritto romano e dalla scienza che questo e' impossibile.
L'inserimento dei chiodi nella mano del Crocifisso non avrebbe permesso il supplizio perche' quella posizione non regge il peso del corpo di un uomo.
Dove erano, quindi, conficcati i chiodi? L'unico modalita' che consente di sorreggere il peso del corpo umano e' inserire i chiodi nell'articolazione del polso.
E dove sono stati infissi i chiodi all'uomo della Sindone? Nel polso, non nel palmo...
Si veda qui (immagine in negativo)
Per questo sono convinta che la Sindone non sia affatto un dipinto (in questo caso, se fosse medievale, i chiodi sarebbero stati disegnati sui palmi delle mani), ma sia il sudario di un uomo crocifisso.
L'uomo della Sindone e' Cristo? A questa domanda non posso certo rispondere io, ma di una cosa sono certa: il lenzuolo non e' stato dipinto!

Raffaella

Questo studio mi pare molto interessante: Dall’Uomo della Sacra Sindone al Gesùdei Vangeli

3 commenti:

brustef1 ha detto...

Sul mistero della Sindone consiglio i libri di Pierluigi Baima Bollone, già ordinario di Medicina Legale all'Università di Torino: "Sindone e scienza all'inizio del terzo millennio" (ed. La Stampa), 2002; "La Sindone al microscopio: esame medico-legale" (ed. Elledici), 1997; "Il mistero della Sindone. Rivelazioni e scoperte nel terzo millennio" (ed. Priuli&Verlucca), 2006; "Sindone. 101 domande e risposte" (ed. San Paolo), 2000; "Sindone: la prova" (ed. Mondadori), 1998. Baima Bollone, accademico di fama internazionale e risolutore, da medico legale, di molti episodi criminosi, iniziò a studiare la Sindone partendo da posizioni, oggettive e personali, totalmente agnostiche. Ma da vero scienziato, cioè scevro da pregiudizi, dovette arrendersi al mistero, giungendo a conclusioni del tutto disinteressate che rivoluzionarono gli studi precedenti e la sua stessa vita privata. Aggiungo che la Sindone è una delle più straordinarie testimonianze del martirio salvifico di Gesù e del senso stesso del cristianesimo: non è un caso che, da molti secoli, "qualcuno" tenti di distruggerla con il fuoco...

Anonimo ha detto...

Bella novità , a parte che già lo aveva pubblicata la settimana scorsa la Stampa. Ma orami sono anni che le datazioni al carbonio sono state smentite, perché:
1) tutte le altre di indagini, di qualsiasi tipo hanno riportato sempre possibili datazioni intorno i 2000 anni fa.
2) la datazione del carbonio si sa che è comunque inquinabile; il C14 è un isotopo radiattivo del carbonio. Normalmente in un composto biologico è presente in una percentuale costante. Quando il composto biologico, non "vive" piu, il c-14 (che decade in azoto) non viene più rinnovato e diminuisce di concentrazione; misurando questa concentrazione si ha una stima dell'età . Ma esso, come dicevo è inquinabile: contatti con altri materiali organici, vicinanze a combustioni (guarda caso, quello che è proprio successo alla Sindone) ed altri eventi si sa che lo possono "ringiovanire".
Per questo motivo questo tipo di datazione non viene MAI considerato in esclusiva dagli scenziati, ma usato eventualmente per corroborare altri rilevazioni.
Tra l'altro oltre una decina di anni fa degli studiosi Russi, per dimostrare questo hanno "ringivanito" dei materiali organici di circa 2000 anni fa portandoli ad una datazione del medioevo, sottoponendoli proprio ad eventi simili a quelli subiti dalla Sindone.
Quindi, la vera novità è che i giornali finalmente se ne sono accorti... con una decina abbondante di anni in ritardo!

Corrado

Anonimo ha detto...

Non bisogna trascurare la possibilità che il fenomeno che ha prodotto l'immagine somatica dell'Uomo della Sindone (di cui si sa ben poco) abbia provocato una alterazione della cellulosa del lino. Difronte a tale evenienza qualsiasi tentativo di datazione può risultare errato. Ma non solo. Una volta che fosse datata al 1° secolo d.C. non avremmo ancora la certezza che abbia avvolto Gesù nel sepolcro. Non servono grandi tecnologie per vedere Gesù nella Sindone. Basta fare il confronto fra i Vangeli della Passione e le tracce di percosse, flagellazione, crocifissione, perforazione del costato e sepoltura per rendersi conto di chi abbiamo davanti. Un gran bel dono per gli uomini di oggi, soprattutto per coloro che sanno "vedere".
Michele Salcito