29 gennaio 2008

Scoprire Cristo nei poveri attraverso l'elemosina fatta nel segreto e senza vanagloria: così il Papa nel Messaggio del Papa per la Quaresima


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Scoprire Cristo nei poveri attraverso l'elemosina fatta nel segreto e senza vanagloria: così il Papa nel Messaggio del Papa per la Quaresima

Praticare l’elemosina con generosità e nel segreto, imparando a riconoscere Cristo nei poveri per giungere alle feste pasquali rinnovati nello spirito: è quanto propone Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno che inizia il prossimo 6 febbraio, Mercoledì delle Ceneri. Il Messaggio prende il titolo da un passo della seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Cristo si è fatto povero per voi”. Ce ne parla Sergio Centofanti:

La Quaresima – scrive il Papa - “ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli”. E quest’anno si sofferma sulla pratica dell’elemosina, che – rileva – “rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni” sulla scia di quanto dice Gesù: “Non potete servire a Dio e al denaro” (Lc 16,13).

“Secondo l’insegnamento evangelico – ricorda il Papa - noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo”. Per questo – ribadisce - “prima ancora che un atto di carità” è “un dovere di giustizia” soccorrere le tante popolazioni che oggi nel mondo “carenti di tutto, patiscono la fame”. Un dovere che diventa “grave” responsabilità per i Paesi più ricchi a maggioranza cristiana.

“Caratteristica tipica dell’elemosina cristiana” – prosegue il Pontefice – è che “deve essere nascosta”. Gesù ci dice inoltre “che non ci si deve vantare delle proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della ricompensa celeste” (cfr Mt 6,1-2). “Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra”. “Nella moderna società dell’immagine – nota Benedetto XVI - occorre vigilare attentamente, poiché questa tentazione è ricorrente”.

“L’elemosina evangelica – precisa poi il Messaggio pontificio - non è semplice filantropia”: cioè non è un semplice atto di bontà umana, ma “un’espressione concreta della carità, virtù teologale”, che ha la sua origine in Dio e che ci permette di operare “ad imitazione di Gesù Cristo” che non ha donato qualcosa ma “tutto se stesso”. Il Papa ringrazia Dio “per le tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà”. “A ben poco serve donare i propri beni agli altri – aggiunge - se per questo il cuore si gonfia di vanagloria”. “Ciò che dà valore all’elemosina – infatti – è l’amore”. E “ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la sua gioia”.

Il Papa affronta poi un altro effetto dell’elemosina: come dice San Pietro “la carità copre una moltitudine di peccati” (1 Pt 4,8). “Penso, in questo momento – scrive il Pontefice - a quanti avvertono il peso del male compiuto e, proprio per questo, si sentono lontani da Dio, timorosi e quasi incapaci di ricorrere a Lui”. Ma “l’elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio” perchè ci fa "riconoscere nei poveri Cristo stesso".

“L’elemosina – leggiamo ancora nel Messaggio - educa alla generosità dell’amore. San Giuseppe Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: ‘Non contate mai le monete che date, perché io dico sempre così: se nel fare l’elemosina la mano sinistra non ha da sapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essa medesima'”. Di qui il commento: “quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore”.

L’elemosina – conclude il Papa – è in realtà un “segno del dono più grande che possiamo offrire agli altri … l’annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c’è la vita vera”. Benedetto XVI invoca infine Maria perché “aiuti i credenti a condurre il ‘combattimento spirituale’ della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell’elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello spirito”.

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