29 gennaio 2008

L'arcivescovo ortodosso Christodoulos nel ricordo di monsignor Fortino


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L'arcivescovo ortodosso Christodoulos nel ricordo di monsignor Fortino

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Giampaolo Mattei

"Un cristiano autentico": è questa la definizione che, secondo la testimonianza di monsignor Eleuterio Fortino, più si addice a Christodoulos, l'arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia morto lunedì mattina. "È stato un pastore generoso che ha amato e servito la Chiesa, un uomo spirituale e di grande levatura culturale" aggiunge monsignor Fortino, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità di Cristiani, tratteggiandone il profilo in questa intervista a "L'Osservatore Romano".

Che ricordo ha dell'arcivescovo Christodoulos?

Ricordo un uomo di Chiesa, profondamente fedele alla tradizione ortodossa. Ricordo un pastore vero, attento alle problematiche del nostro tempo, in contatto continuo con i movimenti culturali di tutto il mondo cristiano, in oriente e in occidente.

Qual era la sua prima preoccupazione pastorale?

Mantenere viva la tradizione ortodossa nel suo paese. Questa missione egli l'aveva sempre presente nella pastorale generale, nella catechesi, nella predicazione, in tutti i suoi interventi. Per riaffermare la radice cristiana della Grecia usava una parola fervida, convinta, incoraggiante. Talvolta anche sferzante.

Come attuava questa idea?

Un esempio: ha organizzato associazioni di medici, di insegnanti, di giovani. Il suo scopo? Infondere lo spirito cristiano nelle persone, di tutte le categorie umane, e anche rispondere concretamente alle sfide del nostro tempo. Era veramente un pastore che amava il suo popolo e che cercava di rivitalizzare le strutture della sua Chiesa, anche attraverso la dimensione culturale.

Christodoulos era anche un uomo di grande cultura.

Sicuramente questo è un aspetto fondamentale della sua personalità. È vero, era radicato nella cultura classica, ma anche nella tradizione dei Padri che usava nella sua predicazione e nella sua attività pastorale. Era interessato pure alla promozione dello studio della lingua latina. Possiamo dire che Christodoulos era davvero un uomo di cultura a tutto tondo. Questo gli ha procurato, alcune volte, la definizione di conservatorismo culturale. In realtà per lui la questione centrale era studiare per rivitalizzare le radici cristiane della Grecia e, più in generale, dell'Europa.

Dal punto di vista culturale quali erano le sue preoccupazioni?

Ha combattuto energicamente quelle correnti culturali del mondo di oggi che portano venti di secolarizzazione, materialismo e relativismo. Su questi temi ha pronunciato interventi che lo facevano apparire come intransigente e di stampo conservatore. In realtà ha messo in guardia i cristiani da una possibile deriva spirituale. Temeva l'influenza negativa delle correnti conformistiche di moda.

Qual è stata la sua risposta a queste correnti?

Ha incoraggiato la pietà popolare e l'èthos ortodosso tradizionale. E lo ha saputo fare con intelligenza. Degli elementi di questo èthos, infatti, egli rilevava la pregnanza simbolica e la forza formativa.

E il movimento ecumenico?

Una questione importante della sua vita è stata la partecipazione al movimento ecumenico. Si è impegnato con continuità per la promozione dei rapporti tra i cristiani. Lo ha fatto in un ambiente tradizionalmente riservato quando non chiaramente avverso. Con prudenza ha compiuto progressivamente passi che hanno impegnato la Chiesa ortodossa di Grecia nel campo ecumenico. Questo vale anche per le relazioni con la Chiesa cattolica.

Quali sono questi passi ecumenici?

Nel maggio 2001 ha reso possibile l'accoglienza di Giovanni Paolo II ad Atene, nel suo pellegrinaggio sulle orme di san Paolo, nell'ambito della celebrazione del grande Giubileo del duemila. Non è stato facile per Christodoulos: ci sono state anche manifestazioni contrarie nei giorni precedenti alla visita. Lui ha saputo preparare l'incontro di Atene in modo degno e ha accolto il Papa con onore nel Santo Sinodo.

Che cosa ha rappresentato la visita del Papa ad Atene?

Resta indimenticabile l'incontro che hanno avuto sull'Areopago, proprio nel luogo della predicazione di san Paolo. Insieme hanno sottoscritto una positiva dichiarazione comune.

Quali sono stati i passi successivi?

Christodoulos voleva restituire la visita al Papa. Ma non è stato facile arrivarci. Ha preparato anche questo nuovo incontro con intelligenza e nel dicembre 2006 è venuto in visita ufficiale da Benedetto XVI. Da uomo spirituale, ha voluto conferire un'impronta di vero e proprio pellegrinaggio alla sua visita a Roma. Nell'occasione il Papa gli ha fatto dono di alcuni anelli della catena che, secondo la tradizione, tenne prigioniero Paolo. Così per ricevere questo dono si è recato, da pellegrino, nella basilica di San Paolo fuori le mura a pregare davanti alla tomba dell'apostolo delle genti. Con la delegazione che lo ha accompagnato ha cantato una dèesis (cioè un ufficio liturgico), fatta di inni da lui stesso composti per la circostanza: dunque inni relativi a san Paolo, alla tradizione delle catene, alla testimonianza dei martiri, al suo pellegrinaggio a Roma. Aveva studiato innologia e sapeva cantare benissimo.

Che cosa ha significato l'incontro con Benedetto XVI?

Hanno firmato insieme, il 14 dicembre 2006, una importante dichiarazione comune affermando l'impegno a percorrere l'arduo cammino del dialogo nella verità. Hanno anche mostrato apprezzamento per i passi importanti compiuti nel dialogo nella carità. Nella dichiarazione, poi, è stata concordata una maggiore collaborazione tra la Chiesa ortodossa di Grecia e la Chiesa di Roma per far riscoprire le radici cristiane nel continente europeo, davanti alle sfide che arrivano dalla scienza, dalla tecnologia, dall'economia.

È un punto che gli stava particolarmente a cuore.

Sì, la centralità delle radici cristiane era un'espressione a lui cara. Diceva che queste radici comuni avevano vivificato le nazioni europee e allora bisognava assolutamente riscoprirle e rafforzarle perché portassero vita anche al mondo di oggi. Era una questione centrale nel suo ministero come arcivescovo ortodosso di Atene. Tanto che la Chiesa ortodossa di Grecia ha aperto a Bruxelles un ufficio di rappresentanza presso le istituzioni europee. Ha affidato questo compito ad un metropolita che è anche membro della commissione mista internazionale per il dialogo teologico con la Chiesa cattolica. Un fatto significativo.

Può darci un suo personale ricordo di Christodoulos?

L'ho conosciuto molto bene, fin da quando era metropolita di Volos. Ho sempre ammirato la sua dedizione alla Chiesa, la sua attenzione concreta ai problemi del nostro tempo. Mi ha sempre commosso l'affabilità, la cordialità che aveva per ogni persona.

(©L'Osservatore Romano - 30 gennaio 2008)

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