31 gennaio 2008

Cardinale Ouellet: "Nel Sinodo dialogo e missione" (Avvenire)


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Ouellet: nel Sinodo dialogo e missione

Verso l’assemblea dei vescovi di ottobre. Parla il relatore generale

DI GIANNI CARDINALE

Il 2008 è un anno importante per il Québec e per il suo primate, il cardinale Marc Ouellet. Dal 15 al 22 giugno infatti la capitale del Canada francofono ospiterà il 49° Congresso eucaristico internazio­nale. Lo scorso 12 gennaio, poi, il porporato sulpiziano poi è stato nominato dal Papa relatore gene­rale del 12° Sinodo dei vescovi che si celebrerà a Roma dal 5 al 26 ot­tobre prossimi sul tema «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa».
Senza contare che la città di Québec festeggia proprio quest’anno i 400 anni dalla sua fon­dazione. Ce ne è abbastanza, in­somma, per porre alcune doman­de al porporato che è stato allievo del teologo Hans Urs von Baltha­sar.

Eminenza, siamo sempre più vici­ni alla celebrazione del Congresso eucaristico internazionale. Come procedono i preparati­vi?

La preparazione è a buon punto e anche le adesioni sono già a un buon livello. Spero vi­vamente che queste si moltiplichino ancora, soprattutto dalla cara Italia.

Lei ha annunciato, a malincuore, che Bene­detto XVI non parteciperà perso­nalmente all’evento.

Certamente avevamo sperato che ciò potesse avvenire. Ma l’agenda del Pontefice per questo 2008 è già molto fitta di impegni piuttosto gra­vosi. Ad aprile sarà negli Stati Uni­ti per una visita al Palazzo di Vetro dell’Onu e a luglio in Australia per la giornata mondiale della gio­ventù. Forse era un po’ troppo da parte nostra sperare che potesse sobbarcarsi un altro viaggio inter­continentale. Certo, sarebbe stato bello ospitare il vescovo di Roma, il nostro Papa, a Québec, città fon­data nel 1608 lungo le rive del fiu­me San Lorenzo, proprio nell’anno giubilare in cui si festeggiano i 1750 anni dal supplizio del più romano dei santi martiri venerati dalla Chie­sa cattolica!

Sarà comunque previsto qualche collegamento con Roma durante il Congresso eucaristico?

Intanto il Papa invierà a rappre­sentarlo un cardinale legato. Cre­do che faremo in modo che il Papa sia comunque pre­sente alla messa fi­nale del Congresso eucaristico. Magari con un collegamen­to via satellite in cui possa pronunciare l’omelia. In Canada tra i nostri fedeli, ma non solo, c’è molta attesa per quello che il Papa potrà dire.

Il Canada è un Paese multiconfes­sionale. Il Congresso eucaristico a­vrà anche una dimensione ecu­menica?

Certamente avrà implicazioni ecu­meniche: ho già chiesto al Pontifi­cio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani di predi­sporre un elenco di personalità del­le Chiese e delle comunità cristia­ne non cattoliche da invitare uffi­cialmente. Spero in una loro pre­senza qualificata anche perché il Congresso eucaristico sarà antici­pato, dall’11 al 13 giugno, da un im­portante simposio teologico che impreziosirà l’evento.

Oltre per il Congresso eucaristico lei è impegnato anche per la cele­brazione del prossimo Sinodo dei vescovi che si celebrerà qui a Ro­ma a ottobre sul tema «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Come ha accolto la nomina a relatore generale?

Sono ovviamente rimasto com­mosso della benevolenza che il Pa­pa ha manifestato nominandomi a questo incarico, anche se questo aumenterà il lavoro. Ma si tratta di un Sinodo importante che sta già suscitando una attesa enorme nel­la Chiesa cattolica e anche tra le al­tre confessioni cristiane.

Quindi si tratterà di un Sinodo dal­la forte caratterizzazione ecume­nica.

Certamente. E speriamo che possa contribuire all’avvicinamento tra Roma e le altre Chiese e comunità cristiane. Sarebbe bello se fosse co­sì. Anche perché fu anche a causa dell’interpretazione delle Scritture che ci fu la tragica separazione del­la Riforma. Ma sarà un Sinodo che avrà come scopo anche il rilancio della dimensione missionaria del­la Chiesa. La Parola di Dio è desti­nata a tutti gli uomini.

Quali sono i nodi problematici che il Sinodo potrebbe affrontare?

Un primo punto che potrà essere certamente chiarito, riguarda la di­stinzione, che bisogna sempre ave­re ben presente, tra la Scrittura, che è una testimonianza, e la Parola vi­va di Dio, che è Gesù Cristo risorto e presente nella sua Chiesa princi­palmente nei sacramenti. Una que­stione su cui il Sinodo dovrà cerca­re di dare una parola chiarificatrice riguarda poi la questione dell’in­terpretazione delle Sacre Scritture. Interpretazione che non può esse­re solo individuale ma che deve es­sere sempre confrontata con la tra­dizione vivente della Chiesa. Inter­pretazione poi che deve far sempre tesoro della ricerca scientifica degli esegeti, ma che allo stesso tempo non deve porsi in concorrenza e opposizione al magistero.

Eminenza, lei negli ultimi mesi si è trovato in prima linea nel suo Paese ad affrontare la decisione presa dal governo della provincia del Québec di sostituire la classica ora di religione confessionale con un’ora di etica e cultura religiosa obbligatoria e uguale per tutte le scuole, statali e private. A che pun­to è la situazione?

La legge cui lei fa riferimento do­vrebbe entrare in vigore dal pros­simo anno scolastico. Per fortuna ci sono delle forze politiche che hanno già chiesto di rinviare l’ap­plicazione di un anno perché il cor­so imposto non sarebbe piena­mente rispettoso delle radici cri­stiane, e cattoliche, del Québec. In effetti è proprio così. Lo Stato non può arrogarsi il diritto di interpre­tare il fenomeno religioso e di im­porre una propria visione di esso. Così facendo viola il diritto delle fa­miglie e della Chiesa. Si tratta, a mio avviso, di una violazione della li­bertà religiosa, di un atto totalita­rio in nome di quella che ho defi­nito una dittatura del relativismo. A marzo ci sarà l’assemblea gene­rale di tutti i vescovi del Québec. Spero che nell’occasione ci sarà un pronunciamento chiaro e netto di tutto l’episcopato.

© Copyright Avvenire, 31 gennaio 2008

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