28 ottobre 2007

Don Pezzi ordinato ieri Arcivescovo di Mosca. Alessio II: rilancio dell'ecumenismo.


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Arcivescovo di Mosca l'italiano Paolo Pezzi
«È necessaria la carità». La gioia della mamma: preghiamo per lui

Gli auguri della Chiesa ortodossa: rilancio dell'ecumenismo

Francesco Rositano

MOSCA Nel '93 quando, giovane sacerdote, partì per in missione alle volte dell'immensa Siberia, don Giussani gli disse: «Rimani come sei stato e come sei: un bambino appena svezzato nelle braccia della Madre, della Madre di Dio». Parole che hanno il sapore di profezia, a ripensarle alla luce del presente. Ieri pomeriggio, don Paolo Pezzi è stato ordinato arcivescovo della Cattedrale dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio, di Mosca. Il consacrante principale è stato monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, il presule di origini polacche che per sedici anni ha guidato il clero cattolico dell'arcidiocesi della capitale russa e che d'ora in poi avrà la responsabilità di essere il Pastore per i sacerdoti della diocesi di Minsk, la capitale della Bielorussa.
Oltre a Kondrusiewicz erano presenti altri cinque presuli. Tra costoro monsignor Joseph Werth, vescovo della capitale siberiana Novosibirsk e presidente della Conferenza episcopale russa; e il nunzio apostolico Antonio Mennini. A concelebrare almeno cento sacerdoti, tra i quali Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità san Carlo Borromeo con diversi preti della Fraternità da lui fondata, e don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione.
A portare i loro auguri al nuovo arcivescovo che ieri ha ricevuto l'anello, la mitra e il pastorale, simboli dell'episcopato, anche i rappresentanti della Chiesa ortodossa, di quella protestante.
Per il pallio, simbolo del legame con la Chiesa universale di Roma, il nuovo vescovo metropolita dovrà attendere il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Tra gli altri esponenti del mondo religioso che hanno manifestato la loro vicinanza al nuovo arcivescovo anche il rabbino di Mosca che, in un telegramma, è tornato ancora sull'importanza di una vicinanza più profonda tra le varie fedi. Una necessità avvertita anche dal governo russo che lo ha ribadito in un altro messaggio d'auguri letto alla fine della celebrazione.
L'Italia è stata vicina al suo concittadino attraverso la presenza di alcuni esponenti di Russia Cristiana, giunti da Bergamo, di Pietro Venicelli, sindaco di Russi, paese natale di monsignor Pezzi. A sostenerlo in questa nuova pagina della sua vita c'era sicuramente la sua famiglia: la mamma Gemma e i fratelli Elio e Clelia. La signora Gemma, 84 anni, stesso sguardo del figlio, commentando la nomina ha affermato: «Abbiamo cresciuto questo figliolo nella fede e lui ha consegnato tutta la sua vita nelle mani del Signore. Siamo contenti, ma abbiamo i piedi per terra, siamo gente realista. Conosciamo la storia della Chiesa russa, la necessità di un dialogo ancora più profondo tra ortodossi e cattolici. È una situazione delicata. Noi pregheremo per lui». Elio, 52 anni, il primogenito, sottolineando con gratitudine la nomina episcopale di suo fratello, ha detto: «Se il Papa lo ha chiamato a questo compito vuol dire che il cammino dell'unità della cristianità sta andando avanti. E questo è molto importante».
Tutti, in sostanza, lo hanno accolto con gioia e attesa per il futuro del dialogo interreligioso in terra russa, caratterizzata da una molteplicità di fedi, che non è semplice conciliare. Ma cosa farà il nuovo arcivescovo? Monsignor Pezzi, citando Sant'Agostino, ha fatto intendere chiaramente che le ragioni dell'episcopato non sono l'onore e il prestigio, ma la necessità della carità: «Episcopos è colui che guarda con attenzione, potremmo dire con più attenzione. Ma guardare con più attenzione a cosa, a chi? A Cristo. A Pietro che chiedeva a Gesù cosa fare con Giovanni, Gesù risponde: "Tu seguimi" (Gv 21). Ciò che innanzitutto mi è chiesto continua ad essere di rispondere al Mistero di Dio. Fin dall'inizio siamo chiamati a rispondere al Mistero di Dio dentro ciò che Egli fa accadere nella nostra vita. Nel tempo prendiamo consapevolezza del fatto che la nostra vita si compie attraverso un sì, come il sì della Madonna, come il sì di Pietro».
A questo punto la conclusione è stata più che calzante. Riprendendo una frase dello scrittore inglese Eliot, monsignor Pezzi ha detto: «C'è un compito per tutti, ognuno al suo lavoro».
Rivolgendosi a lui, il suo predecessore che ora lascia Mosca per Minsk, ha affermato: «La Provvidenza divina la manda nella terra dei martiri e confessori della fede; la manda nella terra dove c'è gran bisogno di promuovere il dialogo ecumenico e interreligioso, soprattutto con la Chiesa ortodossa russa, ma anche il dialogo con la società». A guardare l'inizio, sembra che esso non sia dei peggiori.

La Chiesa Ortodossa ha dato chiaro segnale di voler ricominciare sulla strada del dialogo, inviando suoi rappresentanti e un messaggio del Patriarca Alessio II, centrato proprio «sull'augurio di una continuità di dialogo anche con il nuovo arcivescovo».

Grande gioia nella comunità cattolica di Mosca, negli amici di don Paolo, in quelli che lo hanno conosciuto appena arrivato in Russia, nei giovani seminaristi di San Pietroburgo, che quest'anno ha guidato verso il sacerdozio, in qualità di rettore del seminario. Natalia, 26 anni, insegnante di lingue all'Università di Mosca, ha affermato: «Monsignor Pezzi è come un guanto nelle mani di Dio. Di lui mi ha sempre colpito la disponibilità con cui ha detto di sì alla volontà del Padre, con cui si è fatto plasmare dal Signore. Guardando la disponibilità del suo cuore, ho veramente capito cosa significhi agire in persona Christi».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 28 ottobre 2007


Un educatore nella prima linea della Siberia

Si apre una nuova pagina nella vita di don Paolo Pezzi: 47 anni, originario di Russi, in provincia di Ravenna, missionario in Siberia, poi a Mosca da molti anni, dal settembre 2006 è rettore del seminario interdiocesano «Maria Regina degli Apostoli» di San Pietroburgo. È stato proprio questo compito a valergli la fama di educatore. Una qualità che aveva già dimostrato come Decano della Siberia centrale, seguendo da vicino un gruppo di sacerdoti, su incarico di monsignor Joseph Werth, il primo vescovo cattolico della Siberia. Ed è proprio dei sacerdoti cattolici che, d'ora in poi, dovrà occuparsi in maniera ancora più attenta. Ma non solo. A questo compito se ne affianca un altro altrettanto delicato: quello di contribuire alla costruzione di un'unità più profonda tra ortodossia e cattolicesimo, tra Oriente e Occidente. Finora Pezzi ha dimostrato una posizione equilibrata nei confronti della Chiesa ortodossa, di cui conosce molti esponenti. In questi anni, poi, non ha mai smesso di coltivare la sua passione per la storia, la cultura e la tradizione del popolo russo: ha completato i suoi studi con un dottorato in Teologia pastorale sulla Chiesa cattolica in Russia. Nel '99 ha pubblicato un libro dal titolo «Cattolici in Siberia - Le origini, le persecuzioni, l'oggi». Dal 2003, inoltre, ha collaborato con il centro Culturale «Biblioteca dello Spirito» di Mosca, impegnato a diffondere traduzioni in russo dei testi classici della teologia cattolica, ortodossa e protestante.
Questa lunga storia comincia però in una giovane realtà missionaria, fondata poco più di vent'anni fa da monsignor Massimo Camisasca: la Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, nata nell'alveo del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione. Fu uno dei primi «ragazzi» di Camisasca, uno dei primi giovani ad entrare in seminario, quando ancora erano pochissimi. Uno dei primi a partire per la missione. Il primo in assoluto a diventare vescovo.
Era il 1993 quando giungeva, ancora giovane prete, tra le steppe dell'immensa Siberia. È stato don Massimo a volerlo lì affinché assumesse la responsabilità della casa Fraternità a Novosibirsk. Qui è rimasto cinque anni, fino al 1998: ha favorito non soltanto il fiorire e il crescere della comunità di Cl, ma ha collaborato attivamente con monsignor Werth.
Dopo la Siberia, don Camisasca lo richiama a Roma come suo vicario al governo della Fraternità San Carlo. «Non ha esitato un attimo a partire – racconta il superiore della San Carlo –. Come non ha esitato a ripartire, quando nel 2003, su invito dell'arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, è ritornato di nuovo nella capitale russa per aprire un'altra nostra casa, che avevo voluto affiancare a quella di Novosibirsk». Don Massimo, quando pensa a Pezzi, lo paragona ad un «un bambino completamente abbandonato nelle braccia della madre: la Chiesa». Sicuramente, oggi più che mai, gli resterà vicino. In fondo è sempre un suo «ragazzo».
Fr. Ro.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 28 ottobre 2007

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