29 agosto 2007

Chiesa e tasse: qualche articolo di chi ha studiato seriamente Costituzione e leggi ordinarie!


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Pubblichiamo qualche articolo "come si deve" di Avvenire in edicola oggi. Successivamente potete leggere un editoriale che ci ha segnalato il nostro Umberto...sembra scritto oggi! Che noia, cari laicisti!
Raffaella

Esilarante articolo dell'on. Maurizio Turco

Le analisi zoppicanti del fanatismo laicista

Luigi Geninazzi

Sembra proprio che nella battaglia per la difesa dei diritti in Europa i radicali abbiano trovato la loro testa di turco. Di nome e di fatto. Stiamo parlando del deputato della "Rosa nel Pugno", Maurizio Turco, talmente inchiodato al palo delle sue fissazioni anti-clericali da diventare fin troppo facile bersaglio. In un lungo articolo sul Riformista di ieri lanciava l’allarme: «Su diritti e laicità la Ue ha due pesi e due misure». Dev’essere successo qualcosa di grave, abbiamo pensato. Qualcosa che è colpevolmente sfuggito all’attenzione di tutti gli osservatori (eccetto beninteso il Riformista). Vuoi vedere che l’Unione Europea ha riconosciuto un regime talebano? Peggio ancora, vuoi vedere che tra i 27 Paesi membri della Ue si nasconde una teocrazia più pericolosa di quella degli ayatollah? Tenetevi forte: quel Paese esiste e si chiama Italia. Parola di Maurizio Turco che dai microfoni di Radio Radicale spiega a tutti noi, poveri cattolici, che all’ombra del Vaticano «la fede è sempre meno riconducibile al concetto di religiosità», mentre s’avvicina a quello di «simonia». Forse si crede la reincarnazione di Lutero, ma non riuscendo ad essere all’altezza di chi affiggeva le Tesi al portone di Wittenberg s’accontenta d’affliggere la Commissione europea con fanta-politiche interpellanze. Ce l’ha con il Vaticano ma anche con il Ppe, accusati di doppiezza nei confronti della Turchia, ufficialmente favorevoli al suo ingresso nell’Unione Europea ma in realtà ostili. Siamo comprensivi: in questa difesa della Sublime Porta l’esponente radicale mostra una certa coerenza, se non altro col proprio nome. Ma a suo avviso «la valutazione da parte della Ue sul rispetto della democrazia e dei diritti umani in un paese aderente, per essere credibile, dovrebbe misurarsi innanzitutto con la capacità di valutare quella dei paesi membri». La prosa è claudicante, il ragionamento ancor di più. L’Unione europea ha paura di mettere il naso negli affari di un Paese membro? Ma quando mai, lo fa ad ogni occasione. E spesso a ragione. Ma Turco vorrebbe che intervenisse per difendere la laicità delle istituzioni in Italia.

Magari imponendo la modifica, anzi l’abrogazione, dell’articolo 7 della Costituzione che «per quanto non attribuisca alla religione cattolica il rango di religione di Stato le garantisce un piano diverso e superiore rispetto alle altre confessioni».

Il deputato con la rosa nel pugno sembra ignorare che dopo l’articolo 7 viene l’8 in cui si garantisce libertà e bilateralità nei rapporti con lo Stato a tutte le confessioni religiose. L’unica differenza che riguarda la Chiesa Cattolica è lo strumento giuridico bilaterale: non una semplice intesa ma un Concordato, cioè un Trattato internazionale (che ha prodotto «pace sociale e collaborazione», come ha sostenuto monsignor Betori facendo infuriare il Turco giacobino).

Ora tutto può accadere ma non che la Ue intervenga su questa materia. E stupisce che un ex euro-deputato non lo sappia. Vada a leggersi l’articolo 51 del Trattato costituzionale dove si dice che «la Ue rispetta e non pregiudica lo status previsto dalle legislazioni nazionali per le Chiese e le comunità religiose negli Stati membri». Ma c’è qualche testa di Turco che sogna per il nostro Paese una sovranità limitata.

© Copyright Avvenire, 29 agosto 2007

Bene! La differenza e' palese: c'e' chi ignora il diritto e chi lo recita cantando :-)


L’INUTILE POLEMICA

L’interessamento europeo dopo pressioni di «soggetti italiani» La Santa Sede: la questione non ci riguarda, su questo punto la Cei ha già risposto in maniera esauriente

La Ue su Chiesa e fisco chiede solo informazioni
Bruxelles non ha deciso di aprire un’inchiesta

Di Paolo Viana

Nessuna inchiesta europea sui presunti "aiuti di Stato" alla Chiesa cattolica; Bruxelles si limiterà a chiedere al governo italiano «informazioni supplementari» su «certi vantaggi fiscali delle chiese italiane». Lo ha detto ieri Jonathan Todd, portavoce della commissaria europea all’Antitrust Neelie Kroes. «Non abbiamo ancora preso la decisione se aprire o no l’inchiesta» ha spiegato, e dopo aver ricevuto una prima informativa, la Commissione europea intende chiedere un approfondimento «in forma scritta o verbale». L’esecutivo europeo si muove per «atto dovuto», dal momento che sono giunte a Bruxelles, fin dal 2006, alcune segnalazioni sulle esenzioni concesse alle attività non commerciali della Chiesa, di altre religioni e di enti non profit dal precedente governo, misure successivamente confermate da quello attuale. La questione, come ha commentato una nota della Sala Stampa vaticana, «non riguarda la Santa Sede in quanto è materia che non rientra nel Concordato. Riguarda invece gli enti ecclesiastici della Chiesa italiana e su questo punto la Cei ha già risposto in maniera esauriente», attraverso i suoi organi di stampa.
Le parole di Todd hanno chiarito anche qualche dubbio sulla regia della polemica, che sarebbe romana. La richiesta di informazioni dell’Antitrust Ue fa seguito infatti a una denuncia presentata da "soggetti italiani" - a Bruxelles non si fanno nomi - e dietro l’interessamento secondo alcuni ci sarebbe l’ex commissario europeo e attuale ministro Emma Bonino. Lo sostiene il capogruppo dell’Udc a Montecitorio Luca Volonté: «Il dossier dell’Ue su falsi benefici fiscali dell’Italia alla Chiesa - ha dichiarato ieri - è frutto del lavoro fatto dai radicali italiani e coadiuvato dal ministro radicale alla Ue, Emma Bonino. Un palese e vergognoso conflitto di interessi tra ruolo di partito e mandato istituzionale».
In effetti, tutto partirebbe dalle segnalazioni avanzate in sede comunitaria nel 2006 dal parlamentare radicale Maurizio Turco, lo stesso c he ha sollevato il caso dell’Iva agevolata della Chiesa spagnola, ma le parole di Volonté hanno comunque lasciato il segno. La stessa Bonino ha dovuto prendere posizione. «Il Governo esaminerà le ulteriori richieste di informazioni che la Commissione europea ha intenzione di richiedere in merito al regime fiscale applicato agli immobili di proprietà della Chiesa» e potrà farlo «quando arriveranno» si è limitato a dire il portavoce del Ministro per le Politiche Europee Filippo di Robilant. L’ufficio della Bonino ha confermato così che «una risposta alla prima richiesta di informazioni elaborata dal Ministero dell’Economia e Finanze è partita prima dell’estate» ma la Commissione non l’ha ritenuta sufficiente.
Tant’è bastato ai radicali per tornare a polemizzare con la Chiesa e con parte della maggioranza, accusando di «ipocrisia» Ds e Margherita. Sull’argomento è intervenuto il ministro della Giustizia Clemente Mastella, liquidandolo come un «polverone anticlericale» e definendo «pretestuosa la presunta violazione delle norme della libera concorrenza». Per il Guardasigilli «gli immobili oggetto dell’esenzione sono immobili non solo ecclesiastici ma di tutti gli enti no-profit, mentre pagano integralmente l’Ici le strutture alberghiere, i ristoranti e i negozi di proprietà di enti ecclesiastici». Ancor più dura l’opposizione. Di «nuovo attacco frontale alla Chiesa» e di «presunte, e di fatto inesistenti, agevolazioni fiscali» parla il vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Giuseppe Vegas e «l’eventualità che la Commissione europea apra una procedura di infrazione è una grave dimostrazione di insensibilità» per l’ex ministro di An Gianni Alemanno (An). Per contro, il sottosegretario all’economia Paolo Cento chiede «un tavolo bilaterale Stato-Vaticano per trovare una soluzione condivisa» e il capogruppo dei verdi alla Camera Angelo Bonelli annuncia «un pacchetto di proposte da inserire in Finanziaria per eliminare l’esenzione fiscale e Ici per gli immobili eccle siastici che hanno attività commerciali» e Marco Rizzo del Pdci, rivendica: «se lo Stato è laico, deve esserlo anche nell’applicare le norme». Ma l’assalto dell’estrema sinistra si spegne contro l’Italia dei Valori, il cui capogruppo al Senato Nello Formisano, definisce «alquanto strana» la richiesta dell’Ue e dall’opposizione l’auspicio del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa è invece che si ritrovi «una moderazione vera».
Lo consiglierebbe la stessa posizione della Commissione: Bruxelles non precisa quando invierà la sua richiesta di informazioni, si sa solo che riguarderebbe una norma contenuta nella Finanziaria del 2006 che ha previsto l’esenzione dall’Ici degli immobili di proprietà della Chiesa adibiti a finalità commerciali, rivista dal decreto Bersani che parla di attività «non esclusivamente commerciali». Quest’esenzione è riconosciuta anche alle altre religioni che hanno un accordo con lo Stato italiano e alle attività no-profit. Bruxelles intende chiarire anche le riduzioni di imposta (al 50%) concesse alle imprese commerciali della Chiesa. Se dovesse esserci un’inchiesta sarebbe la prima del genere per l’antitrust europeo, ma è in discussione la stessa competenza dell’organismo europeo ad occuparsene, sostenuta da Todd e «dubbia» per il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione.

© Copyright Avvenire, 29 agosto 2007

Ecco l'articolo segnalatoci da Umberto:

Il sovrappiù puntuale come l'orologio. Spunta la manina della solita Massoneria

di Piero Chinellato

Paradossale, pretestuosa, palesemente assurda la montagna di chiacchiere costruita sul millantato privilegio della Chiesa cattolica ad aver esentate dall’Ici le proprietà immobiliari detenute. Giù a scaricare paginate costruite sul niente e addirittura contraddittorie al proprio interno, ma tanto chi ci bada. Il bersaglio grosso del corpaccione ecclesiale è abituato a incassare vagonate di contumelie col condimento delle accuse di prepotenza. Ma stavolta l’operazione appare ancora meglio orchestrata di quelle già sperimentate in occasione delle discussioni sul crocifisso, l’ora di religione, l’8 per mille.

Non manca la voce puntualmente insinuante della Massoneria, pronta a cavalcare ogni occasione – che sia fuori luogo non conta, anzi tanto meglio – per mettere bastoni tra le ruote alla Chiesa. Ecco così che il Gran maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, Gustavo Raffi, ha pontificato: «È palesemente incostituzionale e mina la pace religiosa che faticosamente il popolo italiano sta costruendo il privilegio votato dal Senato che esenta dal tributo Ici un’unica confessione religiosa» creando «una palese disparità di trattamento fiscale tra i contribuenti, chiamati a sopportare gravi sacrifici per far fronte ad una difficile situazione economico-finanziaria».

Nulla di vero, ma la linea appare dettata, e tanti sembrano essersi abbeverati alla fonte della squadra e del compasso. A dividere formazioni politiche e redazioni giornalistiche.

© Copyright Avvenire, 08 Ottobre 2005

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