24 giugno 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 24 giugno 2007 (2)


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La conversione al cattolicesimo non e' uno spot

Appello per la liberazione di Padre Bossi

Rassegna stampa del 24 giugno 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 24 giugno 2007 (1)

Il Papa riceve Tony Blair

LE IMMAGINI DELL'INCONTRO FRA PAPA E BLAIR

VISITA DI BLAIR: VIDEO DI SKYTG24

SPECIALE DI SKY SULLA VISITA DI BLAIR

VIDEO CORRIERE

IL COMMENTO DI LUIGI ACCATTOLI


WHY I shall become a Catholic, «perchè diventerò cattolico».

di GIUSEPPE DE CARLI

Un lungo articolo di Charles Moore, editore del "The Sunday Telegraph", scosse l’Inghilterra il 13 marzo 1994, a pochi giorni di distanza dall’ordinazione delle prime donne-prete della Chiesa Anglicana a Bristol. La cerimonia, con le telecamere delle tv di mezzo mondo puntate addosso, creò una lacerazione ritenuta quasi insanabile fra la Comunione Anglicana e la Chiesa di Roma. Si allontanava definiticamente dalla Sede di Pietro la "più cattolica delle Chiese protestanti" e all’interno stesso dell’anglicanesimo si apriva un confronto che porterà, negli anni successsivi, ad un vero e proprio scisma interno. A tutt’oggi non si conosce esattamente il numero dei pastori anglicani e di vescovi passati alla Chiesa cattolica. Sicuramente, con tutta le cautele del caso, risponde a verità l’affermazione che, dopo lo "strappo" anglicano in Inghilterra, esiste anche un discreto numero di preti uxorati o, addirittura vescovi, che fanno parte della Chiesa cattolica di rito latino. Ciò che colpiva nell’articolo di Charles Moore, illustrato dalla foto di un uomo che cambiava scala per tentare di raggiungere il cielo, era la nostalgia, rimasta per secoli sepolta nel cuore degli anglicani, della comunione con il vescovo di Roma, con il Successore di Pietro. Quasi fosse venuto a mancare, per le note visissitudini storiche, qualcosa nel DNA dello stesso anglicanesimo. Una religione "zoppa", priva di spessore "ministeriale" e "sacramentale", una Chiesa "protestante" tout court, dunque, completamente secolarizzata o "protestantizzata". «Se non ammetteremo le donne al sacerdozio - fu la risposta dell’allora primate anglicano George Carey - la società ci volterà le spalle». In realtà, le difficoltà della Chiesa Anglicana d’Inghilterra non si sono affievolite per l’inserimento, nel sacerdozio attivo, di quasi millecinquecento donne-prete. La pratica della fede è rimasta al palo, anche se i templi di culto ora sono aperti e l’attività pastorale si è un po’ ripresa. Non meraviglia, dunque, che Tony Blair, anche per l’influenza della consorte cattolica Cherie, abbia voluto inserire come sua ultima tappa da premier britannico proprio il Vaticano. Una sorta di pellegrinaggio spirituale, propedeutico, secondo alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi ai tabloid inglesi, ad un passaggio del primo ministro nelle fila delle Chiesa di Roma. Naturalmente, nel colloquio con Papa Benedetto XVI, nè col Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, nè col "ministro degli esteri", il vescovo Dominique Mamberti, nulla di tutto ciò è trapelato. Prima di arrivare a Roma, forse per mettere i piedi avanti, Blair alla BBC aveva spiegato che «le cose non sono così definite come potrebbero apparire». Occorre lasciare tempo al tempo. Il colloquio, di venticinque minuti fra Benedetto XVI e il premier britannico, si è svolto in un clima di grande cordialità, di complicità affettuosa. Ed ha fatto impressione che l’inquilino uscente di Downing Street fosse accompagnato dal cardinale di Londra Cormac Murphy-O’Connor. La conversazione ha toccato tutti i temi in agenda nel vertice europeo di Bruxelles e «alcune leggi approvate di recente in Gran Bretagna». Blair, da pensionato, non starà con le mani in mano. Si dedicherà particolarmente alla causa della pace e al dialogo interreligioso. Espressioni non rituali, contenute nella breve dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Avremo, così, un Tony Blair "missionario laico" per la pace e per l’ecumenismo? Particolarmente gradite a Papa Ratzinger le foto, con firma autografa, del cardinale John Henry Newman, uno dei più grandi principi della Chiesa di tutti i tempi, vissuto nell’Ottocento e convertitosi dalla confessione anglicana al cattolicesimo.
E guarda caso, anche quella di Newman fu definita anni fa dal cardinale Joseph Ratzinger «una conversione mai conclusa che ci ha offerto l’interpretazione non solo del cammino della fede cristiana, ma anche della vita cristiana. Fu la coscienza di Newman - disse l’allora prefetto per la Dottrina della Fede - a condurlo dagli antichi legami e dalle antiche certezze dentro il mondo per lui difficile e inconsueto del cattolicesimo».
E pensare che all’origine della rottura fra Chiesa di Roma e Chiesa d’Inghilterra non ci fu una disputa dottrinale, bensì una rissa fra il re Enrico VIII e Papa Clemente VII che non volle concedergli il divorzio per sposare Anna Bolena. Con l’"Atto di Supremazia" del 1534, Enrico si sostiutì al Papa nel governo della Chiesa. La liturgia si mantenne simile a quella romana, mentre nella teologia vennero accolte dottrine dei riformatori protestanti, specialmente le tesi di Calvino: la sola Bibbia come regola della fede, la predestinazione assoluta, l’eucarestia come simbolo. Come testi ufficiali il "Libro della preghiera comune" e i "Trentanove articoli di fede anglicana". L’anglicanesimo continuò però ad avere due anime: una cattolica ed una protestante e sarà proprio da quest’ultima che l’anglicanesimo si sfaccetterà, si frastaglierà, perderà ogni elemento unificante ed identitario. Ecco, la ricerca di una identità e di una unità. È la nostalgia di cose perdute che si vogliono recuperare. È una vicenda personale che ha sporgenze di assoluto: una parabola politico-religiosa che sta facendo impazzire la stampa inglese. Uscire di scena da primo ministro con una scelta politicamente scorretta. Far prevalere, una volta tanto la vita privata su quella pubblica. Sembra una vicenda d’altri tempi. Quella di un cripto-cattolico che ha deciso, dopo aver fatto la storia del suo grande Paese, di mettere la fede davanti alla politica.

© Copyright Il Tempo, 24 giugno 2007


Blair abbraccia il Papa e il cattolicesimo

Il premier britannico annuncerà a fine mandato la sua conversione

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - La scelta di un dono racconta sempre molto del donatore. Le tre fotografie d’epoca del cardinale John Henry Newman, uno dei grandi convertiti della storia passato dall’anglicanesimo al cattolicesimo, selezionate con cura dall’inquilino uscente di Downing Street come regalo per Benedetto XVI, simboleggiano il percorso spirituale che Blair si appresta a fare. Un cammino personale maturato tra le mura domestiche di una famiglia tutta cattolica che entro breve lo condurrà tra le braccia di Santa Romana Chiesa. La conversione dell’uomo politico inglese più conosciuto al mondo necessiterebbe ancora di alcune tappe. Secondo quanto filtra dai Sacri Palazzi, tuttavia, i tempi tecnici non dovrebbero essere eccessivamente lunghi. Prima di tutto Blair dovrebbe completare un’adeguata preparazione catechetica sotto la guida di un sacerdote incaricato dal vescovo di Westminster. Solo al termine vi sarà una professione di fede e la cresima, sacramento impartito dal vescovo territorialmente competente, in questo caso il cardinale O’Connor che lo arruolerà di fatto tra i soldati di Dio. Ufficialmente all’udienza privata con Papa Ratzinger, ieri mattina, si è evitato di toccare il tema della conversione. Non se ne fa menzione nello scarno comunicato diffuso dalla sala stampa, non ne ha voluto parlare lo stesso interessato che ha declinato ogni commento. Solo ai microfoni della BBC si è lasciato scappare un: «Non ne voglio parlare. E’ piuttosto difficoltoso affrontare questi argomenti». E ancora. «Le cose non sono così definite come potrebbero apparire».
La presenza di Cormac Murphy O’Connor, chiamato nella biblioteca privata ad assistere alla fine del colloquio tra Blair e il Papa, durato in tutto venticinque minuti, è un indizio significativo. Una specie di cartina di tornasole, come viene fatto notare, poichè proprio a lui spetterebbe cresimare il premier inglese. L’udienza ha avuto inizio tra grandi attese ed un clima decisamente famigliare. Papa Ratzinger ha riservato all’ospite una calorosa accoglienza: «Benvenuto, è bello rivederla». «Grazie per avermi ricevuto. Sono appena arrivato da Bruxelles». E il Papa: «Ho sentito che è stato un vero successo». Il primo ministro, facendo riferimento al braccio di ferro tra polacchi e tedeschi sul Trattato Ue, ha aggiunto: «Sì anche se abbiamo avuto una notte molto lunga. Abbiamo finito alle 5 e mezza di stamane».
Nella biblioteca, durante lo scambio dei doni, il clima si è contraddistinto per grande scioltezza. I testimoni hanno evidenziato le strette di mano, i sorrisi, i gesti cortesi. Blair al Papa ha illustrato i progetti futuri legati soprattutto ad una fondazione che porta il suo nome e i cui obiettivi sono quelli di gettare ponti tra l’Occidente e l’Islam e trovare vie di pace in Medio Oriente. Se sul piano umano la sintonia si è palesata tutta, la divergenza si è registrata sotto il profilo politico, quando si sono passati in rassegna i dieci anni di governo. Lì si sono concentrate le rampogne vaticane. Il «franco confronto» cui fa riferimento il comunicato della sala stampa ha riportato immediatamente alla querra in Iraq, conflitto preventivo che costretto la comunità cristiana irachena ad una emigrazione massiccia per sfuggire alle persecuzioni dei fondamentalisti. Non sono mancati nemmeno rilievi su alcune recenti leggi poco gradite, come quella che offre la possibilità ai gay di adottare, e quella che dà il via libera alla ricerca sulle staminali.
Blair e Cherie, in compagnia della nutrita delegazione, sono usciti dal Vaticano attorno alle 13 diretti al Collegio cattolico inglese in pieno centro storico per un pranzo. Altra visita simbolica. Mai un primo ministro inglese vi aveva messo piede prima. Lungo è l’elenco dei convertiti eccellenti, tra cui anche la Duchessa di Kent, primo membro della Royal Family ad avere voltato le spalle alla Regina, capo della Chiesa anglicana.

© Copyright Il Messaggero, 24 giugno 2007

La scelta “discreta” di Tony
Nessuna sfida agli anglicani


di DEBORAH AMERI

LONDRA - Lo aveva in mente da 30 anni. Diventare cattolico, come la moglie Cherie e come i suoi 4 figli, è sempre stata l’intenzione di Tony Blair. Poi la ragion di stato lo ha costretto a rimandare la conversione pubblica. Ma in privato tutti sapevano che partecipava ogni sabato alla messa e faceva la comunione. Ecco perché i media inglesi non si sono stupiti né accaniti più di tanto riguardo alle notizie, abilmente fatte filtrare da Downing street, sull’imminente conversione del primo ministro. Il Guardian è stato addirittura benevolo, anche se con una sfumata critica, titolando: “Alla fine Blair mette la fede davanti alla politica”. L’Independent l’ha buttata sulla satira con una vignetta: il premier abbigliato da vescovo e la scritta “ecco il prossimo lavoretto da pensionato”.
In realtà è stata ammirata la coerenza di mister Blair, che ha riservato la sua conversione alla fine del mandato. Dal punto di vista costituzionale non esiste alcuna legge che impedisca al primo ministro di abbracciare la religione cattolica anziché quella anglicana. Il Catholic Emancipation Act, che garantisce a cattolici e anglicani gli stessi diritti, è stato firmato nel 1829. Ma se un primo ministro inglese cattolico non è mai esistito ci sono delle buone ragioni. Lo stretto rapporto con sua maestà Elisabetta II, capo della Chiesa d’Inghilterra, è il principale. Inoltre è prerogativa del premier nominare i vescovi anglicani. E nel caso di Blair, che ha giocato un ruolo fondamentale nei negoziati di pace in Irlanda del Nord, essere cattolico avrebbe costituito un impedimento imbarazzante e controproducente. Blair inoltre non ha voluto contrastare il suo partito, il Labour, che ben accetta l’aborto e si batte per i diritti dei gay, nonché per la ricerca sulle cellule staminali a scopo terapeutico. Tutti argomenti apertamente avversati dalla chiesa Cattolica.

© Copyright Il Messaggero, 24 giugno 2007


Domani mattina, visita del Papa alla Biblioteca Apostolica Vaticana e all’Archivio Segreto Vaticano

Domani mattina Benedetto XVI visiterà la Biblioteca Apostolica Vaticana e l’Archivio Segreto Vaticano. Incontrerà 200 dipendenti e sarà accolto dal cardinale Jean Louis Tauran, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, da mons. Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca, e da padre Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La visita alla Biblioteca Vaticana, da oltre 5 secoli una delle raccolte librarie più importanti al mondo, sarà l’occasione per il Santo Padre di prendere visione di alcuni eccezionali documenti tra cui il Papiro Bodmer, contenente il più antico testo dei Vangeli di Luca e Giovanni. Al Papa saranno mostrati anche il Codice Vaticano, il più antico manoscritto conosciuto della Bibbia, alcune lettere di Martin Lutero ed una copia della Bibbia di Gutenberg, il primo libro pubblicato a stampa. La Biblioteca Vaticana conserva oltre 1.600.000 stampati, più di 75 mila manoscritti e 100 mila incisioni. La raccolta comprende anche 300 mila, tra monete e medaglie, e 8300 incunaboli, libri stampati nel XV secolo subito dopo l’invenzione della stampa. Il fondatore della moderna Biblioteca Vaticana è stato Papa Niccolò V, eletto nel marzo del 1447, che negli otto anni di pontificato raccolse manoscritti in Europa e in Oriente. A costituire formalmente la Biblioteca fu poi nel 1475 Papa Sisto IV con la bolla 'Ad decorem militantis ecclesiae'. Da allora, la Biblioteca ha contribuito a sviluppare, conservare e divulgare un patrimonio culturale di inestimabile valore. A questa raccolta si aggiunge l’Archivio Segreto Vaticano che, ogni anno, accoglie circa 1500 studiosi provenienti da tutto il mondo. Per volontà di Giovanni Paolo II, dal 16 febbraio del 2003 sono stati resi disponibili ai ricercatori documenti conservati negli archivi della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e negli archivi della nunziatura apostolica a Monaco di Baviera e a Berlino sui rapporti tra Santa Sede e Germania dal 1922 al 1939. Il documento più antico conservato nell’Archivio è il 'Liber Diurnus Romanorum Pontificum', libro di formule della cancelleria pontificia risalente all’VIII secolo. La visita del Santo Padre avviene pochi giorni prima di una chiusura temporanea al pubblico della Biblioteca Vaticana per lavori di ristrutturazione. I lavori cominceranno il prossimo 14 luglio e dureranno tre anni.

© Copyright Radio Vaticana


IL CASO

La Santa Sede: i ricercatori potranno continuare il loro lavoro. Domani visita di Ratzinger

Chiude la Biblioteca del Vaticano tre anni di stop, studiosi in allarme

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO - Chiude per restauro la Biblioteca apostolica vaticana. I lavori inizieranno il 15 luglio prossimo e dovrebbero durare almeno tre anni. Centinaia gli studiosi in allarme, tanto che nei giorni scorsi era circolata una petizione diretta al Papa per scongiurare una chiusura totale delle sale. Ma ora il vescovo prefetto, Raffaele Farina, rassicura: «Ai ricercatori non sarà impedito di continuare i loro lavori». E quasi a voler smentire i timori circolati negli ultimi tempi su un possibile blocco totale della Biblioteca - rimbalzati ieri anche sul New York Times - domani l´antica istituzione libraria sarà visitata da Benedetto XVI.
«È dall´inizio dell´anno che il Papa ci aveva annunciato la sua visita nel quadro degli incontri che sta effettuando nei dicasteri vaticani», spiega monsignor Farina. Il pontefice, oltre a visitare i reparti espositivi della Biblioteca - dove sono custoditi 1,6 milioni di libri, 75 mila manoscritti, 8.300 incunabili, migliaia di documenti, monete e medaglie dei precedenti pontificati - consulterà, in particolare, l´antico papiro di Bodmer contenenti i Vangeli di Luca e Giovanni. Al Papa saranno illustrati anche i lavori di restauro che interesseranno il consolidamento dell´ala destra del palazzo del Belvedere, fatto costruire da papa Niccolo V (1447-1455) proprio per ospitarvi la biblioteca. «Il restauro non poteva essere più rinviato, specialmente per permettere il consolidamento di alcuni reparti e per sostituire alcune scaffalature ormai superate», precisa il prefetto, secondo il quale «il blocco potrebbe durare anche meno di 3 anni».

© Copyright Repubblica, 24 giugno 2007


Proiettili e minacce a Bagnasco, trovato l’autore: è un ex carabiniere

di Giovanni Buzzatti

Angelo Bagnasco l’aveva confidato a un gruppo di seminaristi: «La lettera con i proiettili e le minacce di morte questa volta era firmata, ma la firma è illeggibile, di una donna mi pareva, una piemontese» aveva detto quasi scherzando l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Ieri si è saputo che il nome scritto in fondo alle minacce morte arrivate alla Curia di Genova il 9 giugno, insieme a tre proiettili inesplosi calibro trenta, era veramente di una donna di 35 anni che vive in provincia di Cuneo e fa la prostituta. Non è stata lei però a scriverle. La lettera è opera di un italiano di 43 anni, ex carabiniere di Pinerolo, espulso dall’Arma dopo una condanna penale. A denunciarlo era stata la prostituta, per questo l’ex carabiniere ha inviato la lettera a Bagnasco con degli indizi che portassero alla donna e al suo fidanzato, un albanese di 32 anni. «Il motivo? Una vendetta personale - ha spiegato ieri Salvatore Presenti, questore di Genova - legata a una storia di sesso e estorsione per la quale il 43enne era agli arresti domiciliari. Una vicenda di bassa criminalità». Nessun movente politico o eversivo, dunque. «Lo avevamo detto subito - aggiunge il questore -. Ora abbiamo la conferma».
«Monsignore devi morire, se non con questi che le mando lo farò di persona» era scritto sul foglio arrivato in Curia alla vigilia della grande processione cittadina del Corpus domini. C.E., l’ex carabiniere, l’aveva battuta al computer, aggiungendo la firma poco leggibile della donna. «Da qui sono partite le indagini - spiega Giuseppe Gonan, dirigente della Digos genovese-. Sulla busta non c’erano timbri ma siamo riusciti a capire che proveniva da Cuneo. Con i colleghi della questura piemontese siamo poi arrivati ai tre personaggi, tutti noti alle forze dell’ordine. Si è trattato di una vendetta, al 99,9 per cento».
Tutto è cominciato Garessio, 3.500 abitanti, dove il militare lavorava. Aveva una relazione con G.G., la prostituta, ma quando lei gli ha detto che la storia era conclusa non si è rassegnato. Dopo l’ennesima minaccia (richieste di prestazioni sessuali per evitare controlli alla sua attività), la donna si è rivolta ai carabinieri. All’inizio di maggio l’ex militare è stato arrestato con l’accusa di concussione, un mese dopo ha cercato di vendicarsi sfruttando il clamore delle minacce a Bagnasco per le critiche ai Dico. All’alba di ieri i poliziotti sono entrati in casa sua, sequestrando il computer dove si aspettano di trovare la copia della lettera. L’uomo è stato denunciato per calunnia, minacce aggravate e detenzione abusiva di munizionamento.
Quella del 9 giugno non è l’unica intimidazione ricevuta dal presidente della Cei. Il 27 aprile alla Curia di Genova arrivò una lettera con un bossolo. «I due episodi non sono collegati - conclude il questore Presenti- Le indagini continuano».

© Copyright Il Giornale, 24 giugno 2007


Scoperto l´autore di alcune delle minacce all´arcivescovo. Espulso dall´Arma a marzo dopo che la donna l´aveva denunciato

Bagnasco, i bossoli da un ex carabiniere

Nessun movente politico: voleva incolpare una prostituta per vendetta

STEFANO ORIGONE

GENOVA - Nessun terrorista, nessun legame con gruppi eversivi dietro alla lettera minatoria spedita al presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco. Lo sfondo era solo quello di una squallida storia di ricatti sessuali. Ieri mattina la Digos ha identificato e denunciato l´uomo che il 9 giugno avrebbe spedito una busta con tre proiettili alla Curia di Genova. È un ex carabiniere, Enzo C., 43 anni, di Cantalupa, paesino vicino a Pinerolo, espulso dall´Arma il 24 aprile dopo una condanna penale per concussione e attualmente agli arresti domiciliari per questa vicenda. L´uomo avrebbe agito per vendetta nei confronti di una prostituta di Ceva (Cuneo) di 35 anni, con cui aveva avuto una relazione quando prestava servizio a Garessio, in alta Val Tanaro. Enzo C. non si era rassegnato alla fine della storia d´amore e aveva cominciato a perseguitarla con atteggiamenti intimidatori. Facendosi forza della divisa, chiedeva prestazioni sessuali e soldi per evitarle dei guai. La donna lo aveva denunciato ai carabinieri di Mondovì. Arrestato, era uscito dal carcere ai primi di maggio. È in quel periodo che ha architettato il piano per vendicarsi. E ha scelto di inviare la lettera al presidente Cei perché era sicuro che trattandosi di un´alta personalità ecclesiastica, sarebbe stata avviata un´indagine. Con il computer ha composto la frase "Monsignore, lei deve morire: se non bastano questi che le mando, lo farò di persona". Poi ha imitato la firma della donna e ha inviato la busta con tre proiettili calibro 30 Winchester.
Munizioni facili da reperire perché vengono usate nelle esercitazioni nei poligoni. Sulla busta non c´erano impronte, impossibile anche ricavare il Dna del mittente, perché la busta era stata sigillata con una pinzatrice. È stato quello scarabocchio ad aprire la strada agli investigatori. Gli esperti della polizia scientifica hanno lavorato per due settimane, ma alla fine la perizia dattiloscopica ha dato un nome e cognome a quella firma illeggibile. Raccolti tutti gli elementi, venerdì sera la Digos si è presentata a casa della donna. Lei e il suo nuovo compagno, un albanese di 32 anni, hanno raccontato mesi di minacce e tentativi di estorsione. A quel punto, gli investigatori sono andati a Pinerolo e hanno perquisito su richiesta del pm Anna Canepa l´abitazione dell´ex carabiniere, dove sono state trovate prove che il responsabile della Digos, Giuseppe Gonan, ha definito "inequivocabili". A inchiodarlo sono stati i numerosi bigliettini trovati in un cassetto e utilizzati dall´ex carabiniere per provare a riprodurre la firma della sua ex fidanzata. Il computer è stato sequestrato e inviato alla polizia postale per scovare il file del testo minatorio e per verificare se sono presenti documenti che possano provare il suo coinvolgimento nell´altro episodio, quello della lettera spedita all´arcivescovo il 27 aprile che conteneva un bossolo e delle minacce. Che sia stata scritta dall´ex carabiniere, è più di un sospetto.
Il caso, quindi, non è ancora chiuso e per Enzo C., denunciato per calunnia, minacce aggravate e detenzione abusiva di munizionamento, potrebbe scattare una misura di custodia. Dopo aver risolto il giallo della seconda lettera, nei confronti dell´arcivescovo verranno confermate le misure di sicurezza già adottate. «Anche se in questa vicenda escludiamo legami di natura terroristica - ha spiegato il questore Salvatore Presenti - l´arcivescovo avrà ancora la scorta e l´auto blindata».

© Copyright Repubblica, 24 giugno 2007

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