26 maggio 2007

Sui crimini sessuali la Chiesa non ha mai taciuto


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Sui crimini sessuali la Chiesa non ha mai taciuto

di Don Alessandro Galeotti

L’acquisto da parte della Rai di un documentario prodotto dalla BBC lo scorso anno sugli scandali dei preti pedofili, sta già suscitando, prima ancora di un’eventuale messa in onda, molta curiosità intorno all’argomento, forse morbosa, sicuramente interessata da parte di chi ritiene la Chiesa un’associazione a delinquere.
Nel documentario si sostiene che la gerarchia cattolica sia una organizzazione paragonabile alla mafia (riecheggiando la similitudine espressa dal Governatore dell’Oklahoma Frank Keating, per alcuni mesi presidente del Comitato nazionale del riesame, istituito proprio per valutare la gravità del problema dei preti pedofili) per la riservatezza – definita omertà – con la quale affronta la materia e per la presunta silenziosa complicità con gli accusati.

Ma il dato più sconcertante è l’accusa diretta a Joseph Ratzinger (e ripetuta più volte nel servizio) di essere stato il responsabile di questa “connivenza” a partire dal 1962. In quell’anno infatti il Sant’Uffizio inviò a tutti i vescovi un’Istruzione in materia. In realtà il documento “Crimen sollicitationis” fa il punto di un argomento delicatissimo, che implica la scomunica: l’uso del sacramento della riconciliazione per sollecitare da parte del sacerdote il penitente a una complicità nel reiterare il peccato commesso.

Il documento intima che tale delitto debba essere comunicato all’Ordinario locale, che ha l’obbligo di intervenire. Nel caso sia implicato un minore o persone consacrate (n. 62) però, la Santa Sede avoca a sé la competenza di giudicare, non certo per mettere a tacere la cosa, ma perché intende indicare in tal modo la gravità dell’errore, che implica la scomunica per il sacerdote.
Il segreto invocato dall’Istruzione vaticana ha un duplice scopo: garantire la salvaguardia di eventuali innocenti accusati e dare spazio alla libertà di testimoni e vittime. Esattamente il contrario di ciò che asserisce il documentario della BBC. Ancora, il servizio sostiene che la Chiesa commini la scomunica a coloro che notificano tali crimini.
Niente di più falso, poiché tale pena è inflitta, sempre stando alla “Crimen sollicitationis”, al sacerdote colpevole e a coloro che, pur essendo a conoscenza dei fatti, non lo comunicano all’autorità ecclesiastica competente entro un mese. Non voglio ora entrare nei dettagli del documento; è sufficiente ciò che è stato detto per evidenziare che molta parte delle accuse ivi contenute siano semplicemente gravi imposture faziose.

Gli autori continuano a ripetere che ideatore di tale Istruzione fosse Joseph Ratzinger, ignorando il fatto che egli all’epoca fosse semplicemente un insegnante di teologia a Bonn: sarebbe stato eletto vescovo e creato cardinale soltanto quindici anni dopo, mentre assunse la responsabilità della Congregazione della Dottrina della Fede (così si chiamava ormai il Sant’Uffizio) nel 1981. Non si capisce quali implicazioni possano quindi essergli attribuite.

La Conferenza episcopale inglese è già intervenuta deplorando le calunnie presenti nel documentario della BBC, che intende accusare immotivatamente Benedetto XVI.

Sui crimini sessuali da parte di sacerdoti la Chiesa non ha mai taciuto, evidenziando non solo il proprio sgomento, ma anche la solidarietà innanzitutto con le vittime di tali gravissimi atti. Le sanzioni disciplinari sono state rigorose ed esemplari. Non ha mai dimenticato di essere lo strumento di misericordia, ma ha anche affermato un principio di giustizia.

Lo stesso Benedetto XVI è intervenuto più volte sull’argomento, non per opportunità politica, ma perché convinto che tali nefandezze rendano meno limpido il volto della Chiesa. Probabilmente anche a questi crimini si riferiva nella nota espressione durante la Via Crucis del 2005, scritta dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, quando si pronunciò con forza contro “la sporcizia nella Chiesa”.
Ancora, lo stesso Sommo Pontefice, il 28 ottobre 2006, ricevendo i vescovi della Conferenza episcopale d’Irlanda, non solo non invitava a nascondere i fatti, con complice silenzio, ma anzi li condannava con durezza, affermando: “Nell'esercizio del vostro ministero pastorale, negli ultimi anni avete dovuto rispondere a molti casi dolorosi di abusi sessuali su minori. Questi sono ancora più tragici quando a compierli è un ecclesiastico. Le ferite causate da simili atti sono profonde, ed è urgente il compito di ristabilire la confidenza e la fiducia quando queste sono state lese. Nei vostri sforzi continui di affrontare in modo efficace questo problema, è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”. Richiamava quindi i pastori della Chiesa ad un’assunzione di responsabilità non equivoca.

Nella situazione attuale, dove l’evidenza della coscienza di un popolo mette in difficoltà le loro tesi e i loro pregiudizi, molti laicisti da una parte chiedono ai cattolici di non fare un muro contro muro sulle questioni etiche, mentre dall’altra tentano di oltraggiare la fiducia che tradizionalmente viene riposta nel clero. Essi trovano insopportabile una condotta, la castità celibataria, che ha nei secoli generato questo popolo ma che essi ormai non comprendono, e credono di giustificarsi semplicemente esasperando alcuni casi di grave difficoltà. La Chiesa stessa non rimane muta davanti a tali indicibili scelleratezze, ma quel popolo non può rimanere silenzioso di fronte a queste orrende calunnie.

Perché questo tentativo di diffamazione e altri simili contro il Pontefice? Benedetto XVI è diventato, con il suo alto profilo di ragione e di interrogazione alla coscienza moderna, un punto di riferimento per un nuovo umanesimo che coinvolge credenti e laici in una profonda ripresa di vita che potrebbe rinverdire questa stanca e sfiduciata Europa. Che sia ancora una volta il papa di Roma a compiere questo servizio alla coscienza e all’azione, infastidisce le anime belle del laicismo contemporaneo.

Peraltro, il modo di agire della Chiesa potrebbe essere una indicazione preziosa e saggia per alcune indagini attuali che, grazie alla divulgazione a mezzo stampa, hanno reso impraticabile l’inchiesta, infangato gli interessati e non difeso le vittime.

Circa l’acquisto da parte della Rai di questo lavoro della BBC, che manca della proverbiale obbiettività dell’emittente britannica, è evidente che tende a risollevare gli scarsissimi dati di audience del programma di Santoro, montando la solita polemica che da una parte permetta ancora un volta al fazioso trombone della sinistra di mostrarsi come vittima di censura, dall’altra lo ponga al centro dell’attenzione massmediatica. Ma il canone della televisione pubblica va sempre pagato?

L'Occidentale

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