26 maggio 2007

Si puo' parlare di pedofilia in tv?


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Di pedofilia si può discutere ma non dal pulpito di Santoro

di Bruno Fasani

Sul caso Santoro, deciso a mandare in onda il servizio della Bbc sui preti pedofili, il Giornale ha già fornito ampie e documentate riflessioni. Del problema credo sia utile si parli apertamente. Le notizie, quando ci sono, si danno. A due condizioni, che siano vere e il più integrali possibile.

Scoprire la cloaca del turismo sessuale a «caccia» di minori, insieme al giro d’affari che la pedofilia muove su Internet, senza dimenticare la stragrande maggioranza degli abusi sui bambini, quella che avviene dentro le mura domestiche, prima ancora che nelle parrocchie, è un dovere. Dunque, se ne parli, ma se ne parli soprattutto per fare informazione seria.

Santoro sarà anche il più grande uomo di scena che ha la televisione, ma ha un difetto non trascurabile. Temo sia fermo al ’68. Di quel tempo ha il fanatismo militante e il dottrinarismo ideologico, tipico di coloro che, a parole, sono contro ogni dottrina. Potrebbe fare tutti i programmi che vuole, confezionandoli come lui sa fare, ma in ogni caso ne conosceresti in anticipo obiettivi e risultati. In questo senso, Santoro forse non è neppure figlio del ’68, è piuttosto un partigiano convinto d’essere ancora in guerra.

Bisognerà pure che qualcuno glielo dica che la guerra è finita. Che il muro di Berlino è caduto. Che non bisogna servirsi dei cannoni della Rai, quella per cui tutti pagano il canone, per far fuori il nemico. Se proprio lo vuole, torni sui monti, quelli della politica, dove gode di protezione e godeva di appannaggi.

Era l’ottobre del 2000 quando a Verona scoppiò il caso Marsiglia. Il sedicente professore di religione, venuto dal Sud America, aveva denunciato una falsa aggressione fisica, messa in piedi, a suo dire e a dire dei suoi amici, preti e politici, dalla Curia veronese e dalla cultura vetero fascista della città di Verona. Di quella vicenda fui protagonista giornalistico, essendo stato il primo a denunciare pubblicamente le menzogne del professore.

Su Verona, Santoro marciò con le truppe d’assalto. Un fiume di denaro pubblico a supporto di inviati, strutture mobili, dirette. La tesi da dimostrare era già nota, come i temi della maturità, per sostenere l’oscurantismo di una città in mano ai naziskin, agli oltranzisti cattolici, ai nostalgici di Salò, ai leghisti più retrivi e, soprattutto, al centrodestra.

Poi la scoperta della verità: Marsiglia s’era inventato tutto. Qualsiasi giornalista serio avrebbe dato atto ad una città umiliata dell’offesa subita. Santoro ne colse invece l’occasione per farci sopra una puntata. Verona ne uscì con un ritratto sconvolgente, immersa nei miasmi del razzismo e del clericalismo più ottuso e intollerante.

Ecco perché desidero che si parli di pedofilia. Purché non sia dal pulpito di Santoro.

Il Giornale, 26 maggio 2007

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