24 maggio 2007

Saggio di teologia ratzingeriana


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Pubblichiamo un'ampia analisi che l'agenzia ASCA dedica all'importante discorso che il Papa ha tenuto stamattina davanti all'Assemblea generale della CEI:


PAPA: IL ''RITROVAMENTO DEL CENTRO'' PER CHIESA E SOCIETA' ITALIANA

(ASCA) - Citta' del vaticano, 24 mag -

''Ritrovamento del centro''. Questa ragione di vita di tutta la ricerca teologica ratzingeriana e' stata data come consegna nuovamente oggi alla Chiesa italiana. Si e' trattato del discorso piu' importante rivolto all'Italia dopo quello pronunciato al Convegno di Verona, dove anziche' dalle urgenze politiche e organizzative, il Papa aveva preso le mosse dalla risurrezione di Gesu' e dalla sua testimonianza considerandola sorgente e misura di tutte le opere dei cattolici nel nostro Paese. E nel discorso ai vescovi riuniti in assemblea, Benedetto XVI si e' ricollegato concretamente a quel Convegno di Verona incoraggiandoli a renderlo operativo. Nelle 130 righe che racchiudono il discorso sono comprese anche delle aggiunte a braccio da parte del papa su temi per i quali, evidentemente si accalora di piu': Dio, Gesu' Cristo, fede e di amore. E' questo, infatti il ''Centro'' che egli propone sempre a tutti i cristiani di ritrovare per non apparire superflui e per dare un contributo specifico a migliorare la storia. Lo ha detto anche oggi.
Alle grandi questioni che hanno acceso mesi di polemiche italiane - famiglia, Dico, Family Day, poverta', distinzione di chiesa e stato - il papa ha dedicato parole importanti, facendo proprie le parole gia' pronunciate sull'argomento dalla prolusione di Bagnasco. Ma non ha aggiunto niente rispetto alla ventina di righe che teneva in mano gia' scritte che ne hanno racchiuso la tematica dal sapore in qualche modo piu' ''temporalista'' toccata per doverosa attenzione ''al bene comune dell'Italia''.
Il cuore del discorso papale e' stato pero' un altro, di sapore ecclesiale: per testimoniare la fede cristiana in un contesto religioso e culturale pluralista e sempre piu' influenzato dal relativismo morale, i cristiani devono crescere nella consapevolezza della propria fede e nell'esperienza personale di Gesu' di Nazaret. A Dio e a Gesu', ragione sufficiente per trasformarsi in una Chiesa missionaria a tutto tondo, papa Benedetto non ha dedicato parole superflue. Nonostante parlasse a persone -quali appunto sono i vescovi - considerati dal Concilio maestri della fede, si e' dilungato a parlare di Dio e di Gesu' Cristo che non possono restare pura teoria ma devono calarsi nell'esperienza. ''Il clima culturale relativistico che ci circonda - ha rilevato in uno dei passaggi chiave - rende sempre piu' importante e urgente radicare e far maturare in tutto il corpo ecclesiale al certezza che Cristo, il Dio dal volto umano, e' il nostro vero e unico Salvatore. Il libro ''Gesu' di Nazaret - da lui subito definito ''un libro personalissimo non del papa ma di quest'uomo'' - e' scritto con questa intenzione: che possiamo di nuovo, con il cuore e con la ragione, vedere che Cristo e' realmente Colui che il cuore umano attende''.
La sua testimonianza a Gesu' egli sente di doverla dare prima che come papa, come uomo che lo ha cercato trovandovi un senso pieno. Qui si tocca il ''centro'' dell'interesse teologico e pastorale di Papa Benedetto XVI. Perche' da questo centro, individuato e sperimentato come significativo nella propria vita, egli non si sottrae a nessun confronto, a nessuno ascolto della pluralita' religiosa e culturale, viste non come minaccia ma come opportunita'.
Curiosamente viene richiamato nel suo discorso uno dei punti cardini della dichiarazione ''Dominus Iesus'' che tanto dibattito suscito' a suo tempo pure in ambito ecumenico.
Ma non dichiarazione non viene ricordata per spirito polemico, quanto piuttosto per spiegare ancora una volta il senso dell'unicita' della rivelazione cristiana. La rivelazione cristiana - a suo parere - risponde alle attese del cuore umano perche' si fonda su ''il Dio che si e' dato un volto umano, il Dio che si e' incarnato, che ha il nome di Gesu' Cristo e che ha sofferto per noi, questo Dio necessario per tutti, e' l'unica risposta a tutte le sfide di questo tempo''. L'impegno dei credenti cristiani e' non facilissimo se devono testimoniare questo Dio cosi' controcorrente. Non a caso il discorso del pontefice ai vescovi si conclude con una constatazione di questa difficolta': ''Sappiamo bene -ha detto Ratzinger - che la formazione cristiana delle nuove generazioni e' il compito forse piu' difficile, ma sommamente importante che sta davanti alla Chiesa''. Passare, in una parola, da una ''geografia esteriore'' a ''una geografia spirituale della bella Italia''. E conclude proprio con questa constatazione ritenendola valida anche in un Paese dove, in apertura di discorso, aveva rilevato ''tanta vitalita' di fede'', dove la Chiesa ''e' una realta' di popolo'', ma dove ''in questo nostro difficile periodo, non mancano problemi, ma si vede anche che la forza della fede e' profondamente operante nelle anime. Anche laddove la fede appare spenta, una piccola fiamma rimane; e noi possiamo ravvivarla''.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Davvero sono sempre più convinto che questo Papa è un grande dono di Dio alla Sua Chiesa. Mi conforta anche il sapere che un uomo quale è il cardinale Martini, presenti il libro del teologo Joseph Ratzinger non alla maniera di qualche esegeta qualsiasi, ma da vero esegeta, orante e credente...leggere per credere: corriere della sera 24 maggio 2007.