30 maggio 2007

Joseph Ratzinger: l’uomo, il teologo, il Papa


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Rassegna stampa del 30 maggio 2007


Giacomo Samek Lodovici e Alessandra Borghese ne hanno dibattuto alla “Giornata del Timone”

MILANO, martedì, 29 maggio 2007 (ZENIT.org).- A due anni dalla sua elezione al soglio pontificio la figura di Papa Benedetto XVI è sempre più al centro dei dibattiti culturali e delle tavole rotonde. Il pensiero e la personalità di Joseph Ratzinger sono stati oggetto anche della Giornata del Timone, tenutasi a Oreno di Vimercate sabato scorso.

La conferenza, intitolata “Benedetto XVI, l’uomo. La fede. La ragione”, ha avuto come relatori, il professor Giacomo Samek Lodovici, Assegnista di ricerca in Filosofia Morale all'Università Cattolica di Milano, e Alessandra Romana Borghese, giornalista e scrittrice, autrice del recente bestseller “Sulle tracce di Joseph Ratzinger”, sorta di diario di viaggio sui luoghi bavaresi dell’infanzia e della giovinezza del futuro Pontefice.

“Da circa mezzo secolo – ha esordito Samek Lodovici – gli scritti del teologo Joseph Ratzinger, incidono fortemente sul pensiero cristiano. Un aspetto saliente di tali opere è rappresentato dall’insistenza sulle due grandi dimensioni del Dio cristiano: l’Amore e la Ragione”.

“Il cristianesimo ha infatti attribuito alla ragione umana un valore straordinario – ha spiegato Samek Lodovici – in quanto essa rispecchia la ragione di Dio, trasmette la dottrina della creazione che attribuisce a Dio la creazione di ottime cose e impone agli uomini il dovere di far fruttificare i doni che abbiamo ricevuto (vedi la parabola dei talenti)”.

“La maggior parte delle religioni antiche – ha proseguito – enfatizzavano soprattutto il senso del mistero. Il cristianesimo, al contrario, afferma che il mondo e la materia sono degni oggetti di scoperta e conoscenza. La nostra non è una religione panteistica: ammirando la bellezza dell’universo si può ammirare il genio di Dio, così come apprezzando un quadro, avremo in stima il pittore che lo ha dipinto”.

“Nello spiegare il rapporto tra amore e ragione – ha detto ancora– Benedetto XVI, nella Deus Caritas Est, ci dimostra quanto l’uomo sia tenuto a coniugare queste due componenti. Da un lato l’amore deve essere ragionevole, ovvero rifiutare ogni forma di sentimentalismo e di ‘emotivismo’ esagerati, così come siamo tenuti a respingere atti, spacciati erroneamente per esercizi di pietà umana, come l’aborto e l’eutanasia”.

“Fede e ragione, sono così strettamente legate ad avviso del Papa – ha continuato Samek Lodovici – da rendere inaccettabili il fideismo, ovvero il divorzio della fede dalla ragione (che già intravediamo nella Riforma Protestante) o nello scientismo che ritiene conoscibili esclusivamente i fenomeni percepibili dalla ragione”.

“La stessa fede deve parimenti essere ragionevole, evitando di giustificare fenomeni come la guerra santa – ha sottolineato –. La ragione, a sua volta, può essere di aiuto alla fede nel dimostrare l’esistenza di Dio, dando così uno scossone agli increduli ma anche accrescendo la fede di chi già crede”.

“Papa Ratzinger ci mette, inoltre, in guardia dal razionalismo estremo che erroneamente attribuisce alla ragione capacità illimitate, dimenticando che essa appartiene ad un essere finito. Una fede indebolita, poi, non può che debilitare a sua volta la ragione, dando luogo al cosiddetto ‘pensiero debole’”.

“Il divorzio tra fede e ragione fa scaturire, infine la dittatura del relativismo, dove il bene e il male non sono più comprensibili razionalmente e diventano una scelta arbitraria e soggettiva. Estrema conseguenza di ciò è la dittatura del desiderio, secondo la quale sono la natura e la legge a doversi adeguare al volere dell’uomo e non viceversa”, ha poi concluso.

L’intervento di Alessandra Borghese è stato incentrato sul suo ultimo libro e sul resoconto di un viaggio nella terra natale di Joseph Ratzinger, coinciso in parte con l’ultima visita pastorale del Santo Padre nella sua Baviera.

“Secondo monsignor Alessandro Maggiolini, Papa Ratzinger è sostanzialmente un agostiniano – ha affermato da subito la Borghese –. Sant’Agostino, infatti, affermava che la ragione non può cogliere nel segno se non è trafitta dall’affectus, dall’abbandono e dallo stupore”.

“Visitare la terra natale del Papa – ha proseguito la Borghese – mi ha fatto apprezzare sempre di più il personaggio Joseph Ratzinger. Attraverso le testimonianze di molti amici d’infanzia e conoscenti ho potuto ricostruire nel mio libro la storia della sua vicenda umana e spirituale e spiegarmi soprattutto il perché della grande fede di quest’uomo”.

“Il giovane Joseph – ha detto ancora la Borghese – è cresciuto in una famiglia molto unita e molto religiosa, in una terra caratterizzata da una forte devozione popolare. Negli anni del nazismo la preghiera era per la famiglia Ratzinger, la miglior forma di difesa nei confronti di quanto stava accadendo in quegli anni in Germania”.

“Fu la madre, donna docile e piena di attenzioni, a indirizzare verso una salda religiosità i tre figli Maria, Georg (anch’egli sacerdote) e Joseph – ha raccontato –. Entrare in seminario al culmine di una guerra voluta da un regime ferocemente anticristiano e anticlericale, oltre che antisemita, fu un atto di grandissimo coraggio”.

“La Baviera – ha raccontato la Borghese, tornando all’attualità – offre ancora un cattolicesimo legato alle tradizioni popolari, ricco di allegria e giocosità. Le liturgie sono particolarmente ricche e i ragazzi sono orgogliosi di fare i chierichetti”.

“C’è una grande osservanza verso feste e solennità: l’onomastico è considerato più importante del compleanno e viene festeggiato regolarmente. Insomma, la ‘bavaresità’ ha senz’altro aiutato Jospeh Ratzinger a diventare Papa Benedetto XVI”, ha affermato poi.

“Conoscevamo il Cardinal Ratzinger come un distaccato intellettuale – ha detto ancora la Borghese – oltre che inflessibile custode della dottrina e dell’ortodossia. Abbiamo scoperto, altresì, Benedetto XVI, un Papa ma anche un maestro della fede che sa parlare ai bambini e trasmettere loro con parole semplici ed efficaci il grande valore del sacramento della penitenza”.

“Abbiamo un Papa che non impone il pensiero cristiano a nessuno ma lo trasmette in maniera molto chiara, anche nei suoi aspetti più ‘scomodi’. Rispetto a Giovanni Paolo II, tende ad approfondire di più, anche in pubblico, gli aspetti più delicati e complessi del suo magistero”, ha commentato.

“Crede moltissimo nell’Italia ed è convinto che nel nostro paese il cattolicesimo è ancora radicato – anche in considerazione del grande successo del Family Day – sebbene spesso il nostro linguaggio di cattolici non è sempre compreso”, hai quindi concluso.

Zenit

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