24 maggio 2007

Il cardinale Martini commenta "Gesu' di Nazaret"


Vedi anche:

"GESU' DI NAZARET" DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI

"Gesu' di Nazaret" secondo Carlo Maria Martini

Il Papa superstar in libreria

Rassegna stampa del 24 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 24 maggio 2007 (1) [BBC]


PARIGI

Alla sede dell’Unesco il cardinale Martini presenta il libro del Papa: non solo un esame dei Vangeli che sconfessa «l’imperialismo del metodo storico critico», ma una «riflessione sulle conseguenze della incarnazione per il presente». E alla fine l’arcivescovo rivela: anch’io volevo scrivere un saggio su Cristo

Un «Gesù» molto attuale

«È confortante leggere testimonianze così. Il testo è molto bello e ci fa comprendere meglio sia il Figlio di Dio sia la grande fede dell’autore»

Da Parigi Daniele Zappalà

In mezz'ora, la lettera «Q» apre 5 volte tutti i capitoli di un denso discorso. Ma in quest'occasione, per il cardinale esegeta, non si tratta di confrontarsi col mistero della fonte originaria dei testi evangelici. «Quelle» non sta per «fonte» in tedesco, ma per «quale» in francese: «Qual è il suo metodo?», si chiede infatti Carlo Maria Martini davanti a un uditorio che parla francese ma travalica l'Europa. E ancora: «Quali sono le sue fonti?». E naturalmente: «Qual è il soggetto di cui si parla?». E alla fine, davanti a un pubblico rapito: «Quale giudizio dare sul libro nel suo insieme?». E invece, per introdurre l'intero discorso con una domanda solo in apparenza retorica: «Chi è l'autore di questo libro?». Il Gesù di Nazaret di Benedetto XVI avrebbe ben potuto prendere il titolo di «Gesù di Nazaret ieri e oggi», ha sostenuto ieri mattina all'inizio della sua esposizione all'Unesco l'arcivescovo emerito di Milano. E non si tratta solo del trampolino argomentativo scelto da Martini per illustrare la «bellezza» dell'ultimo libro del Papa. Pare anche, a un altro livello, l'incipit appena velato di una spiegazione più emotiva e interiore. La spiegazione del viaggio da Gerusalemme a Parigi di un lettore d'eccezione che vuole divulgare, in quella «casa della cultura universale» che è proprio l'Unesco, le proprie intime riflessioni a proposito di «una grande ed ardente testimonianza su Gesù di Nazaret e sul suo significato per la storia dell'umanità e per la percezione della vera figura di Dio». All'inizio, il lettore Martini inforca per qualche istante le lenti dell'esegeta. E con queste lenti esigenti sostiene ad esempio di non trovare sufficientemente chiara nel Gesù di Nazaret la presentazione del passaggio 32,8 del Deuteronomio. Segue la citazione di alcuni refusi di stampa o di certe rese di traduzione dall'originale tedesco lievemente ambigue che il vigilissimo lettore ha subito localizzato. Fra l'altro, sostiene il cardi nale, la frequenza di questi nei è maggiore nell'edizione italiana rispetto a quella francese che viene pubblicata oggi da Flammarion. Ma la dotta ouverture lascia presto il passo alle soglie di livelli di lettura ancor più profondi. Osservando che «il libro è pieno di allusioni alle questioni contemporanee» - come quelle sulla relazione fra fede e potere politico -, Martini sostiene che «questo genere di considerazioni sulla storia posteriore a Gesù e sull'attualità conferisce al libro un'ampiezza e un sapore che altri libri su Gesù, preoccupati dalla discussione meticolosa dei soli eventi della sua vita, non hanno». Per questa via, argomenta il cardinale, Gesù di Nazaret «diventa una meditazione sulla figura storica di Gesù e sulle conseguenze del suo avvento per il tempo presente». Dopo aver osservato che il Papa è «molto preoccupato di ancorare la fede cristiana nelle sue radici ebraiche», il presule vede proprio nella fede una componente centrale del «metodo» scelto da Joseph Ratzinger per avvicinarsi alla figura di Cristo: «È in questa sovrapposizione di conoscenze storiche e di conoscenze di fede, dove ciascuno di questi approcci mantiene la sua dignità e la sua libertà, senza mescolanza né confusione, che si trova il metodo proprio dell'autore». Poco dopo, Martini precisa ulteriormente la sua analisi osservando che Benedetto XVI «si propone di leggere i diversi testi rapportandoli alla totalità della Scrittura», ponendosi così a distanza rispetto a ciò che soprattutto nel mondo anglosassone viene descritto come «l'imperialismo del metodo storico-critico». Secondo la lettura dell'arcivescovo, dunque, il Papa «rifiuta la contraddizione fra fede e storia, convinto che il Gesù dei Vangeli è una figura storicamente sensata e coerente e che la fede della Chiesa non può fare a meno di una certa base storica». Fede e ricerca storica non confliggono ma si completano. E questo metodo, osserva ancora Martini, è pienamente coerente con la convinzi one del Papa della centralità del mistero di Cristo nelle Sacre Scritture. Brevemente introdotto alla tribuna da monsignor André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, e affiancato anche da Joseph Doré, arcivescovo emerito di Strasburgo, il cardinale Martini riserva per la conclusione i suoi apprezzamenti di lettore più calorosi: «È sempre confortante leggere testimonianze come questa. A mio parere, il libro è molto bello, si legge con una certa facilità e ci fa meglio comprendere al contempo Gesù figlio di Dio e la grande fede dell'autore». Prima di congedarsi fra gli applausi, il cardinale rivela di aver concepito di recente egli stesso il progetto di «un libro su Gesù». Ma il lavoro di esegesi sui più antichi manoscritti integrali delle Sacre Scritture ha poi preso il sopravvento: «Mi sembra che questo libro di Joseph Ratzinger corrisponda ai miei desideri e alle mie aspettative e sono molto felice che sia stato scritto». Alla fine, pare quasi di dover cogliere le 5 «Q» di Martini già nella trasparente semplicità del loro abito grafico. Cinque cerchi concentrici - 5 pozzi interpretativi - dentro cui si insinua una pista, un cammino. Cinque varchi profondi e discreti per calarsi nello spessore delle pagine di un autore divenuto, in corso d'opera, successore di Pietro.

Avvenire, 24 maggio 2007

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