23 maggio 2007

"Gesu' di Nazaret": Ratzinger ed il rabbino


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GESÙ DI NAZARET

Più del suo «maestro» Guardini, addirittura più di sant’Agostino... Nel suo recente volume, il Pontefice cita volentieri Jacob Neusner, ebreo osservante che indaga su Cristo. Parla padre Stock, segretario della Commissione Biblica Internazionale

Ratzinger e il rabbino

«Il libro del Papa faciliterà il dialogo col giudaismo, ma aiuterà pure gli esegeti ad approfondire ed entrare con più rispetto e rigore nella storicità dei Vangeli»

Di Filippo Rizzi

«Un libro che aiuterà ancora di più gli esegeti e gli esperti di critica testuale a studiare, ad approfondire ma anche a entrare, con più rispetto e rigore, nel mistero di Gesù e nella storicità dei Vangeli».
Così, dal suo studio romano del Pontificio Istituto Biblico, (un luogo simbolo per gli studiosi di Sacra Scrittura, dove si sono formati biblisti di fama internazionale come Martini, Bea, Lyonnet, Vanhoye, Schoekel), Klemens Stock - un gesuita tedesco dai tratti gentili, tra i più autorevoli esperti dei Vangeli sinottici, chiamato proprio dall'allora cardinale Ratzinger a rivestire dal 2004 il ruolo di segretario della Pontificia commissione biblica internazionale - legge l'ultima fatica di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. «Mi ha colpito da subito, sfogliando le prime pagine - racconta padre Stock - il grande apprezzamento che il Santo Padre dà, e cito le sue parole, al "metodo storico, che è e rimane una dimensione irrinunciabile del lavoro esegetico". Ma non solo: il rispetto di un papa-teologo verso il lavoro di noi esegeti».

Lei ha lavorato per tanti anni a fianco del cardinale Ratzinger, prima come membro e poi come segretario della Pontificia commissione biblica internazionale. Si aspettava un libro su Gesù e sui Vangeli?

«Non saprei dare una risposta esaustiva. Ho potuto notare come il Papa ha voluto ribadire che non c'è una contrapposizione tra il "Gesù storico" e il "Cristo della fede". E mi è sembrato bellissimo che un Papa abbia voluto ribadire un fatto che, a causa della distorsione di certe pubblicazioni, non è più accettato come verità: cioè che la fede biblica è basata su fatti storici e che Gesù è una persona realmente esistita, vissuta in un determinato Paese».

Un libro, comunque, che prende le distanze da una certa «esegesi liberale». Penso ad esempio ad alcune osservazioni sollevate da Papa Ratzinger sugli scritti di Jaspers, di Adolf von Harnack o di John Meier.

«Il Papa prende le distanze proprio da alcune teorie ultimamente in voga: non accetta che il vero Gesù storico sia visto come un grande maestro e moralista, un contadino galileo, un filosofo itinerante, un rivoluzionario e così via. Basti vedere come il Papa, quasi a bilanciare questa tendenza, riparta dai Padri della Chiesa e dalla loro esegesi. (Cita più volte, e non a caso, uno dei massimi studiosi di patristica del '900, Jean Daniélou, con il suo famoso libro Bibbia e liturgia). Chiede dunque al lettore di entrare più nel profondo, che è poi il messaggio centrale del libro, riconoscere in Gesù il figlio di Dio. Ma non solo. Scoprire in lui il rapporto particolare con il Padre nella cui volontà e conoscenza si rivela il Gesù vero, quello trasmesso dai Vangeli».

Un altro aspetto che ha impressionato, nel libro, è il riconoscimento che il Pontefice dà agli studi del rabbino statunitense Jacob Neusner, citato più del suo maestro Romano Guardini o di sant'Agostino. Qual è la sua impressione?

«Mi è sembrato un grande riconoscimento anche per sottolineare che Gesù era veramente ebreo e osservava la Torah, ma anche per ribadire ai cristiani di oggi che "Gesù viene chiamato figlio di Dio in riferimento al Dio di Israele e non di qualsiasi dio pagano". Ratzinger si riferisce spesso a Neusner e al suo libro Un rabbino parla con Gesù, specialmente nella spiegazione che l'autore dà del Discorso della Montagna. Neusner cerca di comprendere Gesù con grande rispetto e simpatia e dice con sincerità di non essere in grado di accettare i suoi insegnamenti».

Un «Gesù di Nazaret» che permetterà di facilitare dunque il dialogo tra ebraismo e cristianesimo?

«Credo di sì. Devo dire che vedo una grande continuità ideale, in questo libro, con due documenti della Pontificia commissione biblica internazionale: uno del 1993 L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa e quello del 2001 Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana. Documenti che portano la firma del cardinale Ratzinger. Per noi cristiani viene ribadita una verità chiara: il Nuovo Testamento porta all'Antico, di cui Gesù è il compimento».

Si evince la passione del Papa-teologo per la Parola di Dio.

«Mi sembra che il Santo Padre riconosca il grande valore dello studio della Parola di Dio non solo per noi esegeti, ma anche per la teologia contemporanea. Bellissima mi è sembrata la frase: "L'uomo avverte la necessità di abbeverarsi alla Parola di Dio". Mi è parso che il Pontefice, con questo libro, abbia voluto ricordare che Gesù attraverso i Vangeli parla all'uomo di oggi e che essi devono continuare ad essere il terreno e la base di meditazione di ogni singolo credente, nella preghiera personale e comunitaria».

Quale altro aspetto infine l'ha colpita di questa pubblicazione?

«Ho trovato grandi affinità con uno dei libri che fece conoscere il giovane teologo bavarese al mondo scientifico: Introduzione al cristianesimo, scritto quasi 40 anni fa, nel 1968. Mi è sembrato, come allora, che al centro della ricerca del Papa ci sia la figura di Gesù. Difatti Ratzinger, in questo libro, non fa altro che ribadire che Gesù è il cuore del cristianesimo. Mi auguro che il Pontefice possa pubblicare anche il secondo volume e farci entrare così ancora più nel vivo delle verità fondamentali e centrali della fede».

Avvenire, 22 maggio 2007

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