29 maggio 2007

"Gesu' di Nazaret": il commento di Padre R. Sirico


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Il Papa attacca il capitalismo?

di Robert A. Sirico

“Il nuovo libro del Papa è critico verso il capitalismo”, ha dichiarato un giornalista dell’Associated Press. Si riferiva al libro “Gesù di Nazaret”, il bestseller scritto da Papa Benedetto XVI prima di essere eletto pontefice. Attualmente compare nei titoli di tutti i giornali vendendo milioni di copie.

I Boston Globe, MSNBC, Fox News, Miami Herald ed un centinaio di altre testate mediatiche hanno ribadito la convinzione che il libro critica il capitalismo. Hanno riportato che il Papa asserisce che il sistema capitalistico infligge una sorta di crudeltà sulle persone.

La mia prima reazione dopo aver letto questi articoli era: che cosa intendono qui per capitalismo? Se per capitalismo intendiamo un sistema dove l’elite è proprietario della ricchezza e la gente povera vive un’esistenza servile, quel sistema sembra crudele. Ciò nonostante, se per capitalismo intendiamo un’economia libera, parliamo di tutta un’altra cosa. L’economia libera (la si può chiamare “capitalismo”, se uno vuole) è la risorsa più notevole in tutto il mondo per la liberazione materiale dei poveri.

Si dovrebbe soltanto riflettere sugli accadimenti degli ultimi dieci anni in Cina, nell’Europa dell’Est e pure in Asia per capire come l’economia libera ha allungato la vita, ridotto la mortalità infantile, migliorato il livello della sanità in generale, e ha nutrito milioni di persone in una maniera tale che sarebbe inimmaginabile sotto le economie controllate. L’economia libera è un sistema di supporto vitale per tutto il mondo. Potrebbe essere vero che Benedetto XVI si sta davvero dissociando dagli insegnamenti di Giovanni Paolo II, i quali dicono che la libertà economica non è altro che una parte di un sistema ancor più grande della libertà e diritti abbracciati dalla Chiesa?

Che sorpresa allora quando avevo finalmente ricevuto una copia del libro. Non è un libro che tratta di politica, d’economia o di qualsiasi altra cosa che interessa solitamente la stampa. Tratta invece di una riflessione sofisticatamente teologica e spirituale. Il tema è Gesù. Incredibilmente il libro non fa mai riferimento alla parola “capitalismo”.

All’inizio del libro il suo autore fa qualcosa di cristallino che sembra molto difficile da capire nella mentalità secolare. E lo fa dando un piccolo “indizio”: ossia nel modo in cui l’autore rivela e identifica se stesso sia nell’edizione italiana che in quella inglese. In alto sulla copertina, in piccole lettere, l’autore viene identificato semplicemente come “Joseph Ratzinger”. Sotto, scritto in caratteri molto più grandi, c’è un nome di forte riconoscimento: Papa Benedetto XVI. Dopo aver sottolineato i temi principali della sua tesi, che emerge dopo “un lungo percorso interiore”, si fa una distinzione verso la conclusione dell’introduzione. Qui Benedetto scrive:

“Non ho sicuro bisogno di dire espressamente che questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del ‘volto del Signore (cfr. Sal 27,8). Perciò ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo alle lettrici e ai lettori quell’anticipo di simpatia senza il quale non c’è alcuna comprensione.”

Un lettore di matrice secolare si chiederà: “Certamente sono libero di non essere d’accordo”, mentre per i fedeli cattolici un atto ufficiale dell’autorità d’insegnamento della Chiesa è qualcosa da accettare con fedele sottomissione della volontà e dell’intelletto. Sapendo questo, Ratzinger vuole evidenziare che questo libro non coinvolge l’autorità del magistero.

Poi arriviamo alla parte del libro che ha ispirato molti commenti in alcune testate giornalistiche. Come Nicole Winfield ha scritto nella sua editoriale nell’Associated Press: “Papa Benedetto XVI offre una meditazione personale sulla vita e sull’ insegnamento di Gesù Cristo nel suo primo libro da pontefice, criticando la crudeltà dell’abuso del capitalismo nei confronti dei poveri ma allo stesso tempo lamentando l’assenza di Dio nel marxismo.”

Ma cosa vuole dire veramente nel suo libro? Da un lato Ratzinger critica esplicitamente la nozione di alienazione di Karl Marx, ma dall’altro lato il termine “capitalismo” non appare mai nel testo del libro. Ciò che appare nel libro è una esigente meditazione morale sulla solidarietà umana e sulla centralità di Dio nella vita umana, compresi gli aiuti ai poveri. Tutto questo accade durante la discussione di Ratzinger sul Buon Samaritano. Il Papa afferma:

“L’attualità della parabola è ovvia. Se la applichiamo alle dimensioni della società globalizzata, vediamo come le popolazioni dell’Africa che si trovano derubate e saccheggiate ci riguardano da vicino. Allora vediamo quanto esse siano ‘prossime’ a noi; vediamo anche il nostro stile della vita, la storia in cui siamo coinvolti li ha spogliati e continua a spogliarli. In questo è compreso soprattutto il fatto che le abbiamo ferite spiritualmente. Invece di dare loro Dio, il Dio vicino a noi in Cristo. E accogliere così dalle loro tradizioni tutto ciò che e prezioso e grande e portarlo a compimento, abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio, in cui contiamo solo il potere e il profitto; abbiamo distrutto i criteri morali così che la corruzione e una volontà di potere priva di scrupoli diventano qualcosa di ovvio. E questo non vale solo per l’Africa.

“Sì, dobbiamo dare aiuti materiali e dobbiamo esaminare il nostro genere di vita. Ma diamo sempre tropo poco se diamo solo la materia. E non troviamo anche intorno a noi l’uomo spogliato e martoriato? Le vittime della droga, del traffico di persone, del turismo sessuale, persone distrutte nel loro intimo, che sono vuote pur nell’abbondanza di beni materiali….Dobbiamo, a partire del nostro intimo, imparare di nuovo il rischio della bontà.…”


Non si fa riferimento all’economia, alla politica e neppure ai programmi specifici di ridistribuzione e molto meno ad una forte critica dell’economia libera. Se in questi brani Ratzinger fa capire che i poveri dell’Africa sono diventati tali a conseguenza della nostra ricchezza, questo è una affermazione empirica che può essere verificata o falsificata dai fatti –e niente di tutto ciò toccherà la sua autorità di Papa o su quella della dottrina social cattolica.

Nonostante ciò, non credo che lui voglia esprimere questo, pur essendo sul piano politico-morale dei giornalisti e editorialisti. Gli scritti di Ratzinger sono incredibilmente lucidi e non ambigui. Il suo libro è indubbiamente una riflessione spirituale sulla nostra disposizione interiore verso quello che è il nostro “prossimo” e per il quale abbiamo delle responsabilità morali – e non un trattato polemico economico.

Il Papa ci chiama a prenderci cura dei poveri in tutti i modi possibili – sia materialmente che spiritualmente. La scienza dell’economia sostiene che l’economia libera è il miglior possibile fondamento per far crescere la ricchezza. Ma nessun sistema economico è sufficiente. Ed è qui dove la vita di Gesù ci istruisce a vivere come persone individuali e come membri della società. La famiglia umana ha bisogno di ascoltare quello che dice il Papa, senza i filtri degli scritti altamente politicizzati e spesso profondamente erronei dei giornalisti, i quali, spesso, sono solo in ricerca di titoli.

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