23 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 23 maggio 2007 (2)


Vedi anche:

Questo si' che e' giornalismo!!! Massimo Introvigne sulle accuse a Papa Ratzinger

Rassegna stampa del 23 maggio 2007

Un po' di chiarezza sulle infami accuse al Papa...

Aggiornamento della rassegna stampa del 23 maggio 2007 (1)


Ecco un articolo di "Repubblica" sul documentario della BBC.
Seguira' un mio commento ed il "retroscena" di Marco Politi
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Raffaella


IL CASO

Acquistato il filmato della Bbc. I consiglieri Cdl: discuteremo la scaletta

Rai, sì al video sui preti pedofili Santoro rinvia la messa in onda

ALDO FONTANAROSA

ROMA - Ora c´è il timbro, il via libera del direttore generale. Dopo un consiglio di amministrazione molto spigoloso, Claudio Cappon stacca un assegno da 25 mila euro e compra il documentario della Bbc sui preti pedofili, "Sex Crimes and the Vatican". Cappon, però, ottiene da Michele Santoro tutte le garanzie che chiedeva. La puntata sulla pedofilia non andrà in onda domani (quando Annozero di Santoro si occuperà di legalità e sicurezza). Quest´ultima settimana di campagna elettorale, quindi, non sarà segnata da polemiche politiche sulla Rai, sui suoi programmi giornalistici, sui messaggi che essi trasmettono.
Ai preti pedofili, Santoro dedicherà la puntata del 31 maggio. Quel giorno, Annozero dovrà ospitare voci «autorevoli» che possano rappresentare al meglio le ragioni del Vaticano. Da questo punto di vista, Santoro ha offerto a Cappon le massime garanzie.
Eppure i consiglieri d´amministrazione del Polo continuano a puntare i piedi. Giuliano Urbani ricorda che Claudio Cappon è il primo responsabile editoriale dell´azienda: ogni errore, ogni eccesso di Annozero ricadrà sulla sua testa. Marco Staderini - che è l´uomo di Casini in Rai - assicura che nessuna trasmissione andrà in onda senza il pieno assenso del consiglio di Viale Mazzini. Si fa sentire lo stesso Casini, poi: «Se la Bbc manda in onda un documentario spazzatura, non capisco perché noi dobbiamo imitarla acquistandolo con i soldi della tv di Stato». Mario Landolfi, An, presidente della commissione di Vigilanza Rai, parla di decisione «pilatesca di Cappon. Consentirà a Santoro & Vauro di imbastire un processo mediatico contro la Chiesa cattolica». E anche Enzo Carra e Paola Binetti (della Margherita) si augurano che «la decisione di trasmettere un brutto programma inglese non trasformi una prossima puntata di Annozero in una manifestazione anticlericale finanziata dal canone».
E´ quasi più aperto Giuseppe Betori, segretario generale della Cei. Il rappresentante dei Vescovi precisa che la Chiesa non chiede alcuna censura preventiva del documentario. Si aspetta però «una chiara presa di distanza da tutte le falsità che il documentario della Bbc sembra contenere. Ne va della verità dell´informazione». Nino Rizzo Nervo e Sandro Curzi, consiglieri Rai in quota centrosinistra lodano la «pacatezza e l´equilibrio» di monsignor Betori. Il punto, insomma, non è certo censurare l´inchiesta. Il punto è semmai collocare la trasmissione in un contesto equilibrato e non scandalistico.
Ieri intanto l´emittente *******ha trasmesso un ampio estratto del documentario: la trasmissione di *********** ne ha fatti vedere 5 minuti, di quelli disponibili in Internet. Si tiene alla larga dall´inchiesta della Bbc, invece, il gruppo Mediaset. Lunedì Enrico Mentana aveva prenotato il video: «Se non lo prende la Rai, lo prendiamo noi a Mixer». Ipotesi scartata, in realtà, da Berlusconi in persona: «Dalle informazioni che ho, questo documentario è stato parecchio criticato anche lì in Inghilterra. Più che informazione è disinformazione. Il presidente di Mediaset Confalonieri mi conferma che non ha alcuna intenzione di acquistarlo».

Repubblica, 23 maggio 2007


Una domanda che mi esce dal cuore: se il documentario presenta delle lacune tali per cui Santoro e' costretto a rimandare di una settimana la messa in onda, perche' sprecare i soldi del canone per qualcosa che si qualifica, in realta', come una gigantesca patacca?
Personalmente gradirei che i miei soldi venissero spesi meglio ed invece noto che finiscono sull'isola dei famosi o nelle tasche della BBC...
Puo' darsi che, a gennaio, ci pensero' quando avro' in mano il bolettino per il rinnovo dell'abbonamento :-)
Seconda domanda: perche' di tutta questa faccenda non si occupa Marco Politi? Chi piu' di lui conosce la documentazione vaticana? Perche' assegnare un compito cosi' delicato ad altri mentre, oggi, Politi si limita a criticare Mons. Betori che parla di testamento biologico?
Mi dispiace che non se ne occupi Politi visto che lo scorso anno era stato molto obiettivo ed esaustivo in questo articolo che vi ripropongo:



IL RETROSCENA

La svolta di Wojtyla, la circolare di Ruini ai vescovi: quattro anni di sforzi per estirpare la piaga

Pubbliche ammende e lettere segrete così il Vaticano decise di dire basta

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO

LA SVOLTA avvenne tra il 2001 e il 2002.
Protagonisti papa Wojtyla e l´allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Ratzinger.

Scosso e disgustato dall´ondata di scandali che stava investendo la Chiesa cattolica degli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ruppe con il secolare costume ecclesiastico dell´insabbiamento e si affrancò dai consigli di quanti in Curia propendevano per una «prudenza» molto simile all´omertà.

Di colpo il pontefice polacco tirò i freni e con un Motu proprio del 18 maggio 2001 sancì il ruolo centrale dell´ex Sant´Uffizio nell´affrontare il fenomeno.
Vennero poi le «Linee guida» elaborate da Ratzinger.

Ai vescovi del mondo il cardinale chiedeva «non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici».
È questo il documento su cui oggi si basa la Santa Sede per contrastare e combattere la pedofilia del clero.
Al primo sospetto oggettivo il vescovo è tenuto a informare la Congregazione per la Dottrina della fede, che deciderà se far giudicare la questione a livello locale o avocare il procedimento in Vaticano. Lo stesso documento condanna ogni abuso della confessione per ottenere favori sessuali.

Per scongiurare frettolose archiviazioni Ratzinger - d´intesa con papa Wojtyla -prese anche la decisione di modificare i termini di prescrizione dei processi ecclesiastici. I dieci anni necessari per far decadere i procedimenti scattano (dopo la riforma del 2001) soltanto a partire dalla maggiore età della vittima, in modo da garantire a chi è stato abusato nel corso dell´adolescenza la piena facoltà di intervento in giudizio.
L´anno successivo il cardinale Ratzinger partecipò al vertice straordinario dell´episcopato americano, convocato a Roma, quando si stabilì «tolleranza zero» per i preti pedofili e l´immediato allontanamento di chiunque fosse coinvolto in indagini da incarichi ecclesiali a contatto con minori.
Le dure parole, usate ora da Benedetto XVI, trovano un precedente nell´escalation di interventi di Giovanni Paolo II dopo l´esplosione degli scandali. «L´abuso che ha causato questa crisi - disse ai vescovi americani nell´aprile del 2002 - viene giustamente considerato un crimine dalla società ed è anche un peccato sconvolgente agli occhi di Dio». Quando nel luglio del 2002 il pontefice polacco si recò a Toronto per la Giornata mondiale della gioventù confessò dinanzi a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che i preti pedofili provocavano in lui «un profondo senso di tristezza e di vergogna».
Molti ritengono che l´allusione di Ratzinger alla «sporcizia» nella Chiesa durante l´ormai famosa Via Crucis del 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II, si riferisse anche ai casi di pedofilia diffusi in ogni parte del globo. Da pontefice Ratzinger ha costretto alle dimissioni - risparmiandogli l´onta di un processo ecclesiastico - il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, pressato da antiche accuse di pedofilia. Sulla situazione italiana il presidente della Cei Ruini mandò tempo fa una lettera a tutti i vescovi, che però non è mai stata pubblicata. Finora in Italia, tranne eccezioni, la tendenza nella gerarchia ecclesiastica è di aspettare le conclusioni della magistratura ordinaria, invece di punire per primi i colpevoli.

Repubblica, 29 ottobre 2006

Un vero peccato che Politi taccia su questo argomento...
Raffaella



Testamento biologico bocciato dai vescovi “Porta all’eutanasia”

Bagnasco assente al meeting della Bindi

MARCO TOSATTI
CITTÀ DEL VATICANO
La Chiesa italiana si prepara a un’altra battaglia, dopo quella sulla fecondazione artificiale e i Dico: lo ha fatto capire ieri il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori, secondo cui i vescovi non vedono la «necessità» di una legge sul testamento biologico. «Più che contrarietà, diciamo che non vediamo la necessità di una legge sul tema», ha detto il presule, aggiungendo: «Non riteniamo necessaria una legge specifica sul testamento biologico; tutto ciò che è già presente nel rapporto malato-paziente è in grado di garantire la libertà del malato e la responsabilità del medico: ulteriori specificazioni potrebbero essere pericolosi scivolamenti verso esiti di tipo eutanasico».
E ancora una volta i laici cattolici scenderebbero in campo. Monsignor Betori si è detto completamente d’accordo con Savino Pezzotta sul fatto che una legge sul testamento biologico dovrebbe e potrebbe mobilitare la base cattolica, così come è accaduto per il Family Day. «Una eventuale legge sul testamento biologico - ha affermato il vescovo - non potrà non vedere l’azione del laicato cattolico; magari sarà in quel caso “Scienza e vita” a essere punto di coagulo del laicato cattolico», come è già avvenuto in occasione del referendum sulla legge 40.
Immediate le reazioni del mondo politico. «Io invece credo che una legge sul testamento biologico serva - ha detto il segretario Ds Fassino - naturalmente bisognerà realizzare una legge equilibrata e attenta e bisognerà salvaguardare lavolontà di ogni persona di disporre di sè stessa, del proprio corpo e della propria vita senza con questo scivolare in alcuna forma di eutanasia ».
Alle dichiarazioni di Betori ha risposto anche il diessino Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità del Senato, secondo cui «la Chiesa ha dato indicazioni con il suo catechismo, lo Stato adesso deve poterlo fare con una legge».
Il parlamentare, cattolico, e autore tempo fa di un dialogo con l’ex arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini in tema di bioetica, rivendica la totale conformità della legge da lui presentata alla dottrina della Chiesa. «I principi contenuti nella legge che auspico sul testamento biologico - scrive Marino - non si discostano in alcun modo da quelli contenuti nel Catechismo della Chiesa Cattolica, come evidenzia anche il “Messaggero di Sant’Antonio” sul numero di giugno. Il Catechismo firmato dall’allora cardinale Ratzinger dice infatti che l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire».
Il senatore Marino ha poi annunciato che «il lavoro che la commissione Sanità del Senato sta portando avanti dalla scorsa legislatura, continuerà con il dialogo, il rigore e la serietà che l’ha caratterizzato fino ad ora». Fra l’altro, a breve termine la Congregazione per la Dottrina della Fede dovrebbe emanare un suo documento su questo tema. E’ una «risposta» ad alcuni quesiti avanzati dai vescovi americani in relazione al caso di Terry Schiavo, sulla liceità o no di porre fine a uno stato di vita vegetativa. E’ probabile però uno slittamento dei lavori in commissione per vedere se esiste la possibilità di un testo unificato che raccolga i sei già presentati, oppure decidere di scegliere un testo base. I documenti sono molto simili, ma su alcuni punti cattolici e laici si scontrano. In particolare: considerare o no terapie l’alimentazione e l’idratazione, da cui dipenderebbe la possibilità o no di sospenderle; volontarietà e obbligatorietà della redazione del testamento; a chi spetta la scelta finale, se deve essere il medico curante a dire l’ultima parola oppure se deve essere il paziente.
Il segretario della Cei ha toccato anche il tema del documentario della BBC sui preti pedofili. «Nessuna censura» ha detto Betori, ma «da parte nostra c’è la lamentela perché ci risulta che il documentario riporti molte falsità di fatto».

La Stampa, 23 maggio 2007

Anche questo articolo non e' approfondito...manca la citazione di tutti i documenti!
Raffaella

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