22 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 22 maggio 2007 (3)


Vedi anche:

BETORI, NESSUNA CENSURA MA SI RISPETTI LA VERITA'

Rassegna stampa del 22 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 22 maggio 2007 (1)

Aggiornamento della rassegna stampa del 22 maggio 2007 (2)

Il Viaggio in Brasile: analisi


INTERVISTA

Lo storico: c’è vicinanza e capacità di capire i problemi. Di qui nasce la fiducia. Ma un fronte laicista vuole lo scontro aperto

Galli della Loggia «Chiesa in sintonia con le gente»

Da Milano Andrea Lavazza

Colpisce, in quanto interessante e persino impressionante, l’analisi del disagio sociale tratteggiata da monsignor Bagnasco. La Chiesa italiana ha canali privilegiati, in virtù della sua vicinanza alla gente, per poter rilanciare – come testimonianza viva – l’allarme per il progressivo impoverimento dei ceti medi». Ernesto Galli della Loggia, storico e opinionista, preside della facoltà di Filosofia dell’università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, coglie in questa nervatura della prolusione del presidente della Cei l’aspetto più innovativo e meritevole di sottolineatura.

Non c’è quindi quella pretesa scollatura tra Chiesa e società?

Si tratta di una rappresentazione polemico-propagandistica e, come tale, irrealistica. Proprio l’essere la Chiesa presente nelle giunture più minute della società le conferisce una sensibilità alle dinamiche profonde, quale la tendenza all’aggravarsi dei problemi economici di famiglie e pensionati. D’altra parte, è proprio questa prossimità ai bisogni della gente a trovare riscontro nelle periodiche classifiche delle istituzioni in cui si ha più fiducia, nelle quali la Chiesa continua a riscuotere grande consenso.
Anche il successo del Family Day sembrerebbe confermare questa analisi, sebbene si sia cercato di minimizzarne l’impatto.
La battaglia sui Dico è stata vinta (mi pare che ora lo si possa dire) perché la mobilitazione sollecitata dal mondo cattolico ha raggiunto il suo obiettivo
. È non è possibile negare che esista un rapporto stretto, se non una sintonia, tra la Chiesa e gran parte della società italiana. Non tutta, certo.

Monsignor Bagnasco ha parlato di una «contrapposizione forzosa e strumentale» tra laici e cattolici.

Ritengo che una contrapposizione sia in atto anche quando la cerca una parte soltanto. Nella prolusione, vi sono toni e appelli a stemperare le tensioni, eppure da parte laica, o laicista, rimarrà un atteggiamento di scontro.

Da che cosa nasce questa volontà di mettersi in rotta di collisione ?

Tramontata la parte principale dell’ideologia identitaria della sinistra, quella legata all’economia e alle politiche sociali – per le quali ormai la strada è segnata e spesso dettata da organismi sovrannazionali –, bisogna trovare un altro terreno su cui differenziarsi. E una parte della cultura, dei media, dell’opinione pubblica ha scelto la laicità scientista. Si moltiplicheranno le applicazioni di nuove scoperte sulle quali verranno a confliggere le posizioni dell’antropologia cattolica e quelle del liberismo individualistico.

Tutto ciò avrà ripercussioni sul fronte politico?

I partiti temono un braccio di ferro con il mondo cattolico. Infatti, cercano di attenuarlo (si vedano le recenti prese di posizione di Fassino). Il punto è che una parte dell’elettorato della sinistra radicale (e, a mio avviso, anche del Partito democratico) chiede che non si facciano troppe concessioni alla Chiesa; in caso contrario, è pronta a voltare le spalle ai suoi leader.
Anche dall’Europa, come ha sottolineato il "ministro degli Esteri" vaticano Mamberti, soffia un vento anti-cattolico, che alimenta le diffidenze.
Non è una novità che a Strasburgo si concentri una maggioranza per vari motivi ostile al cattolicesimo (non dimentichiamo il caso Buttiglione), che utilizza il formalismo giuridico per trattare il Vaticano come uno Stato dittatoriale, responsabile di politiche discriminatorie. Ma non dispero che, quando i rappresentanti dei Paesi dell’Est da poco ammessi nell’Unione cominceranno a farsi sentire, queste tendenze vengano riequilibrate.
I vescovi hanno comunque ribadito che non vogliono attentare alla laicità della vita pubblica.
Oltre che pastore, Bagnasco, come in precedenza Ruini, è anche a capo di grande organizzazione politica, nel senso più nobile. Ed è quindi pienamente legittimato a intervenire nella vita pubblica.

Avvenire, 22 maggio 2007


Il messaggio dei vescovi

LA FAMIGLIA E LA SFIDA DELLA CHIESA CHE APRE LA PORTA A TUTTI

di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA

IL PRIMO discorso alla Conferenza episcopale italiana del neopresidente mons. Angelo Bagnasco riesce a presentare ad una opinione pubblica, disorientata dalle strumentali polemiche tra laici e cattolici, il vero volto della Chiesa con parola «che non ha mai doppiezze».Dopo aver ricordato i gesti recenti del Pontefice, nel viaggio a Vigevano e Pavia, sulla tomba di S. Agostino, del cui pensiero è, quale teologo, debitore; nel viaggio in Brasile ove ha denunciato l’ingiustizia della povertà, la diffusione delle droghe, la corruzione della vita pubblica; con la pubblicazione del libro su Gesù di Nazaret, nel quale ha ribadito che la fede cristiana è incontro non con un Dio astratto, ma con la vicenda umana del Figlio di Dio, superando lo «strappo sempre più ampio» tra il Gesù storico e il Gesù della fede, Bagnasco, valorizzando il messaggio del Convegno ecclesiale di Verona, ha ribadito la missione dei cristiani di raggiungere la santità, come condizione per comunicare la fede.
I cristiani devono incarnare le benedizioni di Dio al mondo. Del progetto culturale della Chiesa italiana viene sottolineata la proposta antropologica, la rinnovata scoperta della persona non «come fase della vita umana, ma come forma in cui l’uomo è uomo». Ne consegue che per quanto disprezzato e avvilito l’uomo non perde la dignità intrinseca e incancellabile della persona. Per quella forma l’uomo «non è riducibile ad un agglomerato di pulsioni e desideri, ma è un soggetto ricco ed unitario; non è né una macchina corporea, né un pensare disincarnato. E’ sempre “qualcuno”, non è e non diventa mai “qualcosa”».
Quanto al soccorso dei poveri, l’affermazione orgogliosa che «la Chiesa italiana è veramente Chiesa di popolo», è sostenuta da una descrizione realistica della gente in mezzo alla quale vivono le iniziative della carità. Il disagio delle famiglie monoreddito, di larghe fasce di pensionati, di disoccupati padri di famiglia che scontano la loro disperazione nell’alcolismo e dipendenze varie, di donne sottoretribuite con figli a carico, di giovani senza certezza di avvenire, tagliati fuori dal mercato delle abitazioni, nelle quali far nascere una famiglia.
E tuttavia, esorta Bagnasco, con parole che sarebbe impossibile ascoltare da un sindacalista o da un politico, «come cittadini e come cristiani, è sbagliato pensare alla collettività di cui si fa parte senza tener conto che ci sono delle persone che stanno peggio di noi». Egli invita ad «un’accortezza nello spendere che va salvaguardata sempre, sia per rispetto di chi non ha nulla, sia per poter dare qualcosa del nostro agli altri». E poi le morti sul lavoro, offesa alla dignità della vita dei lavoratori, che le parti sociali e le istituzioni debbono impedire scoprendo il lavoro nero e irregolare, rendendo trasparenti gli appalti.
Non poteva non avere una sua centralità, in questo giro d’orizzonte, la famiglia, sia nella imponente manifestazione del Family day del 12 maggio, sia nel Congresso promosso a Roma dall’Onu, nel mese di marzo, su “Diritti e responsabilità della famiglia”. Ben al di sopra delle polemiche italiane, i rappresentanti di 44 Paesi hanno prodotto una Dichiarazione in cui si afferma che «la famiglia si sta mostrando in tutti i Paesi e in tutte le culture, come l’elemento fondamentale per la coesione sociale delle diverse generazioni».
Ma va dato rilievo, entro la cornice del dibattito che si è acceso attorno alla famiglia e alle convivenze etero e omosessuali, a questa frase: «Spiace rilevare anche che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti. Diciamo serenamente che la critica è semplicemente ideologica e calunniosa, e contrasta con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone». Respinte sono pertanto anche le censure rivolte dal Parlamento europeo alla Chiesa cattolica.
Dichiarata forzosa e strumentale la contrapposizione tra laici e cattolici, dal momento che la Chiesa non vuole attentare alla laicità della vita pubblica, ma solo ricordare i fondamenti etici e religiosi radicati nella grande tradizione del nostro Paese, il Presidente della Cei conclude: «La gente di tutti i giorni, quella della strada cioè della vita semplice, quotidiana, spesso dura , sa che le nostre porte sono sempre aperte per chiunque, sa che accogliamo tutti, che non portiamo rancore, che siamo sempre pronti a ricominciare». Ci sembra un bell’inizio per una prima mossa su una scacchiera finora tormentata. Tocca ad altri protagonisti della vita italiana corrispondervi, per una partita finalmente leale di feconda collaborazione.

Il Messaggero, 22 maggio 2007


«I pacchi-viveri, segnale di sofferenza»

Bagnasco: tante famiglie non arrivano a fine mese. I politici non ignorino il Family Day

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - Nove pagine, per un totale di 11 applausi, di cui uno riservato ad una citazione del presidente Napolitano per un dialogo «pacato, costruttivo e possibile» tra Chiesa e Stato, hanno sigillato il passaggio dell’era Ruini. Monsignor Angelo Bagnasco apre il nuovo corso debuttando da presidente in Vaticano, nell’austera Aula Paolo VI, davanti a 240 vescovi. «La Chiesa italiana è veramente una Chiesa di popolo» attenta all’ascolto, alla comprensione, all’accoglienza di «tutti». Dietro quel «tutti» c’è un mondo intero. I gay ed alcuni spezzoni laici all’interno della maggioranza tacciano la Chiesa di omofobia e oscurantismo? Il Bagnasco pastore respinge al mittente le accuse «ideologiche e calunniose» ricordando che sono in contrasto «con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza della Chiesa verso tutte le persone». Col successo del Family Day ora si guarda in avanti con più fiducia. La manifestazione di San Giovanni, «consolante» e «autentica festa di popolo», «testimonianza forte e corale a favore del matrimonio quale nucleo fondante e ineguagliabile per la società», ha tracciato il solco. Un prima e un dopo per l’opinione pubblica e la politica. «Ora si attende una interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati». Il successore di Ruini nella sua prolusione dà mostra di far prevalere un approccio pastorale ai problemi del Paese. Certamente una nota di discontinuità rispetto alle analisi più politiche del suo predecessore. Troppi i problemi endemici del «nostro amato Paese» lamenta. La famiglia è al primo posto. Questa grande «risorsa» soffre non solo per la minaccia costituita dai Dico ma per la scarsità di adeguati sostegni finanziari. Bagnasco figlio di una famiglia operaia genovese è sensibile ai patimenti quotidiani di moltissimi nuclei monoreddito e con più figli a carico. «Spesso con difficoltà arrivano alla fine del mese». Ai vescovi non nasconde preoccupazione per le costanti segnalazioni provenienti dai centri d’ascolto diocesani distribuiti su tutta la penisola. Purtroppo sono tornati di auge le richieste, nascoste per dignità, di pacchi viveri. «Parevano definitivamente superati» ha fatto sapere. La lista delle fasce sociali più esposte alla povertà include l’alto numero di disoccupati over 40, i quali una volta usciti dal mercato del lavoro, fanno fatica a rientrare; poi l’inadeguata retribuzione delle donne; infine un mercato immobiliare «non alla portata» degli stipendi di tanti giovani specie «quando il lavoro è precario». Sulle labbra di Bagnasco è affiorata a più riprese la parola «solidarietà». «Come cittadini e come cristiani è sbagliato pensare alla collettività di cui si fa parte, senza tener conto che ci sono sempre delle persone che stanno peggio di noi, senza avvertire il vincolo di solidarietà». Poi prova a smorzare le polemiche sulla contrapposizione «forzosa e strumentale» tra laici e cattolici. Dialogo, dialogo e ancora dialogo è la ricetta che propone per riportare il sereno tra le due rive del Tevere. «Ripeto a tutti che i vescovi rinnovano il gesto semplice e vero dell’amicizia. Non parliamo dall’alto, nè vogliamo fare in alcunchè da padroni. Ci preme Cristo e il suo Vangelo, null’altro». E ancora. «Non vogliamo attentare alla laicità della vita pubblica, sfigurandola, ma per innervare» fondamenti etici e spirituali «nella vita pubblica». Pertanto, ha spiegato, l’appello dei vescovi alle coscienze per fermare leggi contrarie alla morale «non è per essere intrusivi ma per richiamare quei contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio ultimo di ogni persona». L’applauso più convinto Bagnasco se l’è guadagnato in fondo quando ha detto che «i vescovi sono col loro popolo» in «ogni contrada». Al tavolo di presidenza, sotto l’icona della Vergine, dopo 16 anni, non sedeva più Ruini che, invece, in prima fila ascoltava attento accanto ai big della Cei: Caffarra, Scola, Poletto, Tettamanzi.

Il Messaggero, 22 maggio 2007


Una proposta ai laici

Un parlare mite. Da cuore a cuore

Francesco D'Agostino

Le parole della prolusione con la quale l'arcivescovo Angelo Bagnasco ha aperto ieri i lavori della 57ª Assemblea generale della Cei rendono efficacemente l'idea del carattere, anzi della personalità di chi le ha pronunciate: esse colpiscono per il garbo, la gentilezza, il senso della misura e soprattutto - per chi sappia andare al di là delle parole, come tutti dovrebbero, ma come non a tutti è concesso - per la sincerità del calore che da esse promana. "Da cuore a cuore": questo dovrebbe essere l'itinerario delle parole che tutti noi pronunciamo. Non è possibile che "fisicamente" così sia; ma è ben possibile che lo sia "spiritualmente" o almeno "emotivamente". Questo discorso del nuovo presidente dell'episcopato andrebbe tutto riletto con calma e attenzione, da parte di chi volesse percepirne la valenza ultima, che non è certo quella di informare, giudicare o prescrivere, bensì quella di creare comunione.
Esistono molti modi, nella Chiesa che si pone alla sequela di Cristo, di creare comunione. Bagnasco cita rapidamente un episodio evangelico famosissimo, attraverso il quale si delinea un modo essenziale di costituire vita cristiana: il Risorto, sulla via di Emmaus, «si affianca, domanda e ascolta, non si scoraggia di fronte alla rudezza sgarbata dei discepoli, illumina con le Scritture, spezza il Pane della vita, riaccende la speranza e la comunità». È a questo modello che la Chiesa deve costantemente rifarsi: "affiancarsi" a tutti gli uomini di buona volontà, domandando e ascoltando, senza mai scoraggiarsi della "rudezza sgarbata" che può esserle contrapposta; deve esercitare il compito di "illuminare" con la sua sapienza un mondo che sente costantemente l'ansia del vero e del buono, soprattutto quando (come avviene sempre più spesso) questo mondo non riesce ad oggettivarla; deve restare fedele al suo mandato eucaristico, perché questa è l'unica via per tenere accesa la speranza e garantire la comunione tra gli uomini.
L'immagine della Chiesa che ris ulta dal quadro delineato dall'arcivescovo di Genova non è di maniera: mancano - e ce ne rallegriamo - espressioni trionfalistiche, non mancano parole sobrie e serene per rigettare accuse ideologiche e calunniose contro la Chiesa, come quella d'omofobia. Si rileva come vada ritenuto raggiunto quel processo di maturazione del laicato, che era uno degli obiettivi tenacemente perseguiti dal Concilio; si denuncia la contrapposizione forzosa e strumentale tra cattolici e laici «che non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del nostro popolo».
L'immagine della Chiesa italiana, che emerge dalle parole dell'arcivescovo Bagnasco, è quella che ogni partecipante al Family Day ha potuto riscontrare di persona: non rivolta al passato, ma aperta al futuro; non stretta dalla paura del male, ma fiduciosa nell'avvento del bene; non mossa dalla volontà di contrapporsi ad alcuno, ma volenterosa di appellarsi a tutti, nella convinzione che non esiste un bene "confessionale", possesso geloso delle comunità cristiane, ma solo un bene universale predicabile allo stesso modo per tutti gli uomini (e questo, credo, è il significato che bisogna dare al rapidissimo, ma fermo riferimento alla "natura" come "ciò di cui l'uomo ha strutturalmente bisogno per essere all'altezza del suo destino").
Le parole dedicate al Family Day descrivono esattamente il carattere di autentica "festa di popolo", che ha contrassegnato la manifestazione e colgono con precisione quello che è stato il significato "civile" (e non politico) dell'iniziativa: «una testimonianza forte e corale a favore del matrimonio quale nucleo fondante e ineguagliabile per la società». È doveroso ora attendersi - conclude monsignor Bagnasco - «un'interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati».
Queste parole, semplici, nitide e calibrate, non possono essere malevolmente interpretate come segno di chiusura ottusa nei confronti di nuove esigenze sociali o di insensibilità nei confronti d i autentici bisogni umani. Tramite esse si chiede semplicemente che si rispetti l'identità dell'uomo come "essere familiare", senza che ciò comporti che non si debba attivare l'intelligenza dei giuristi e dei politici per individuare prima e garantire poi (nel prioritario rispetto dei diritti della famiglia) gli interessi di quei soggetti deboli, che si riscontrino come meritevoli di tutela.

Avvenire, 22 maggio 2007


I manifestanti di Bologna

Se vuoi un po' di notizia ti attacchi alla Chiesa

Davide Rondoni

In un certo senso io li capisco. Intendo i manifestanti gay che giorni fa hanno fatto gazzarra davanti alla cattedrale della città dove vivo, Bologna. I fedeli come ogni anno stavano affollando la chiesa di san Pietro per salutare la Madonna "discesa" dal santuario di San Luca al centro della città di cui è patrona, e fuori c’è stata uno spettacolino di gente stesa, cartelli contro un po’ tutti, dalla Cei ai Ds, e qualche slogans tra il becero e il maleducato. Niente di grosso, ma è la prima volta in centinaia di anni. Nessuno aveva mai usato l’occasione della Madonna di san Luca per motivi politici o per proteste, anche in momenti molto caldi della città o del Paese. Infatti, la città intera, popolo e istituzioni ha reagito dicendo che si è trattato di una inutile grossolanità. Al di là di un po’ di retorica di circostanza sparsa da rappresentanti delle istituzioni e da qualche politicante, il giudizio del popolo bolognese, fedeli e no, e di solito mai troppo teneri coi preti, è stato unanime. Ed espresso in termini che qui non sono esattamente riferibili.
E però, dicevo, in un certo senso io li capisco. Se vuoi fare un po’ di notizia, insomma se vuoi fare una protesta che non si riduca a piccola scena di teatro, dove la vai a fare? Vai di fronte a una sede di partito? O di fronte al consiglio comunale, o anche a un ministero? A parte il fatto che li trovi semivuoti, o pieni di gente che ormai è avvezza a proteste di ogni categoria e non si stupisce più di niente, vuoi mettere il gusto di "scandalizzare" attaccando la Madonna e facendo trasalire la signora col rosario in mano o il frate che fa la questua ? Li capisco, c’è più gusto e più senso del marketing (e un po’ meno rischio) ad attaccare la santa Madre di Gesù che, ad esempio, Piero Fassino.
Costoro fanno un mestiere arduo. Si autonominano rappresentanti di una tendenza sessuale. Il che è già un fatto un po’ strano e anche faticoso. Il fenomeno della tendenza omosessuale è ben più articolato e meno schematico di come viene presentato da tali presunti rappresentanti. E dunque presi dalla necessità di semplificare ruvidamente e di trovare ogni volta qualcosa che faccia parlare di sé, hanno capito che la Chiesa funziona. Tale ossessione li porta spesso a non tenere in nessun conto il sentimento popolare, il valore di segni e tradizioni. E allora si presentano fuori dalla porta o in piazza facendo rumore, caos, sperando di convincere qualcuno di essere discriminati a causa della Chiesa. Forse non lo capiscono, forse non se ne accorgono, ma così facendo stanno paradossalmente indicando una questione vera. Chi infatti, se non la Chiesa, in questi anni ha preso così seriamente a cuore la faccenda della sessualità umana? Chi ha dedicato pensiero, accoglienza, chi ha esercitato pazienza e rischio, su questi temi capitali per la vita personale e anche per la società se non la Chiesa? Forse i manifestanti non lo sapevano. Forse pensavano solo a fare cagnara. Però non si accorgevano di fare, paradossalmente, una cosa per così dire giusta. Non lo sapevano, ma mentre facevano una cosa banalmente odiosa, stavano anche indicando che quando si toccano le cose importanti della vita, e la sessualità è tra queste, la Chiesa è tra i pochi riferimenti certi, che non si nascondono dietro a frasi fatte, a facile retorica. Perché prende sul serio la faccenda. E come mostra l’enciclica del Papa sull’amore, offre un pensiero profondo su questi temi. In atteggiamenti da parte di cattolici ci possono essere difetti, a volte semplificazioni. Ma altrove si trovano pelopiù banalità televisive, leggerezze criminali, astrazioni e tanta retorica che maschera interessi rivolti al consenso politico più che al bene delle persone.

Avvenire, 22 maggio 2007

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