26 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 26 maggio 2007 (1)


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Rassegna stampa del 26 maggio 2007


Rilanciato lo spiraglio del diritto privato come alternativa ai Dico

Bagnasco: sintonia con Napolitano sul dialogo tra laici e cattolici

Elisa Pinna

CITTÀ DEL VATICANO
La Chiesa italiana è disposta a venire incontro «ai veri diritti individuali», per quanto riguarda le coppie di fatto, e si sente in sintonia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel «desiderio di trovare elementi di convergenza e di incontro» tra laici e cattolici. Il presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, nella conferenza stampa conclusiva della 57. assemblea generale dei vescovi italiani in Vaticano, ha rilanciato lo spiraglio del diritto privato come alternativa ai Dico, il disegno di legge governativo sui diritti dei conviventi e, soprattutto, ha lodato le parole di riconciliazione usate dal capo dello Stato nell'assembla sulla famiglia aperta giovedì a Firenze.
Il presule ha anche affrontato la cosiddetta «crisi della politica», assicurando che da parte ecclesiastica verrà fatto ogni sforzo per rilanciare la partecipazione degli italiani nella sfera pubblica e amministrativa.
A Napolitano, ha spiegato Bagnasco, «ci unisce la grande passione per il bene comune del Paese e della gente e il desiderio di trovare elementi di convergenza, di incontro e di collaborazione che possano costruire il bene generale». «Il valore cui ci riferiamo – ha precisato il presule – è quello della famiglia fondata sul matrimonio. Altrettanto chiaramente crediamo e vogliamo promuovere, là dove ci sono, veri diritti ed indirizzi a cui venire incontro. Penso che questo sia volontà comune a tutti».
Bagnasco ha detto che i veri diritti individuali derivano «da una concezione corretta della persona umana».
Il presidente della Cei non ha fornito ulteriori dettagli, ma già in passato altri vescovi, come ad esempio mons. Rino Fisichella, avevano sostenuto la tesi che le prerogative dei conviventi, anche omosessuali, potessero essere riconosciute nell'ambito del diritto privato, senza necessità di leggi «ad hoc».
Nella conferenza stampa, la sua prima da presidente della Cei, Bagnasco ha risposto con serenità e destrezza a un fuoco di fila di domande. Su alcune, come il possibile ingresso della Turchia nella Ue, ha glissato, limitandosi a dire che la decisione «dovrà essere vagliata». Su altre, come la crisi della politica, ha parlato con fervore: la lontananza degli italiani dai propri rappresentanti politici non lascia indifferenti i vescovi. «L'affezione alla vita pubblica, sociale, comunitaria di un Paese è un grande valore che il cristianesimo ha sempre rispettato, promosso, proclamato e favorito», ha detto. «Crediamo – ha affermato – di poter contribuire perché possa crescere e attuarsi sempre di più questa partecipazione al bene della società, in tutte le sue forme: politiche, amministrative, del volontariato».
Pur usando i toni del dialogo, Bagnasco non ha fatto sconti sulla dottrina cristiana: di fronte a disegni di legge sul testamento biologico, ha ribadito che la dignità umana non si limita solo a qualche fase della vita, ma che va difesa dal concepimento al suo tramonto naturale. Più in generale, la Chiesa – ha detto Bagnasco – chiede «coerenza» a tutti, e non solo alla categoria dei politici. Non è solo per ragioni di fede, ha spiegato. «Non ogni affermazione della Chiesa è di tipo confessionale», ha precisato.
Il presidente della Cei ha anche accettato di parlare di come si sente un «vescovo messo sotto scorta», dopo le minacce ricevute. «Sono scortato, ma non assediato – ha spiegato ai giornalisti – ed anzi la gente si moltiplica e si stringe a me con grande affetto e grande libertà. I fedeli non sono impediti nei loro movimenti né tanto meno lo sono io. Mi spiace però – ha confessato – per il messaggio simbolico che viene dato e proprio per questo spero che tutto si risolva presto, anzi prestissimo».

Gazzetta del sud, 26 maggio 2007


Da Siri a Ruini la corsa a ostacoli del prete-soldato

“La passione politica è un valore per la Chiesa”

In terza media disse: non voglio fare il ragioniere ma entrare in seminario

Non c’è uno che si ricordi di avergli mai sentito alzare la voce, ad Angelo Bagnasco, classe 1943, nato, per un caso, corretto rapidamente, a Pontevico, in provincia di Brescia, e subito tornato nella sua Genova. Dove adesso è arcivescovo, e da cui parte, una volta a settimana, per andare a Roma, e fare il presidente della Cei. Un fisico asciutto, ma non sottile; e come sotto un aspetto non imponente indovini una solidità nascosta, così dietro la mitezza dei modi (lo tradiscono gli occhi) appare il carattere, che è mite, ma non tenero. Tirato su alla scuola del cardinal Siri, e scusate se è poco. Un severo maestro: era da sacerdote, don Angelo, quando il «Papa non eletto» gli disse: vai a fare filosofia all’Università Statale. Via Balbi in quegli anni era - anche - un covo di apprendistato Br, professori e studenti inclusi, e c’era un clima da far paura. Don Angelo, in talare tranquillo tranquillo passava davanti ai «Tazebao» più infiammati per seguire le lezioni e dare gli esami. Se gli chiedi se non ci sono mai stati problemi, ti risponde: «Non più di tanto, ma qualche volta è capitato che vedendomi vestito da sacerdote facessero magari qualche osservazione. Sicuramente non è stato un periodo semplice». E non gli cavi niente di più, neanche con le tenaglie. Un tipo silenzioso lo è stato sempre. Racconta che l’idea di fare il sacerdote gli venne durante le elementari, e se l’è tenuta tutta per sé fino alla terza media, quando all’improvviso ha detto ai suoi: non voglio studiare da ragioniere, voglio entrare in seminario.
Calmo calmo, senza esagerazioni o emozioni fuori posto. Come adesso, d’altronde, che gira con la scorta (quando non può evitarlo). Come vive questa situazione? Risponde con un tono che se non fosse lui potrebbe sembrare piccato: «Sono molto sereno. Sono scortato, ma non assediato. L’affetto della gente si moltiplica. La gente si stringe con libertà e affetto intorno al proprio vescovo. Mi dispiace per il messaggio simbolico contenuto. Spero che la situazione si risolva presto, anzi prestissimo». Ma non ha «nessuna difficoltà ad avvicinare le persone e ad essere avvicinato dalla gente». Anche perché ogni tanto se ne esce, dicono, senza insegne vescovili e senza agenti, e se ne va in giro per i suoi «carrugi».
Che conosce molto bene. E’ cresciuto alla Montagnola della Marina, la famiglia (il padre, Alfredo, era operaio in una fabbrica di dolci) ha gestito una latteria a piazza Sarzano, è andato a scuola in via San Vincenzo; insomma la Genova di De André, per capirsi. Quella dove lo fermano ogni due minuti, e lo chiamano don Angelo. E allora torna di nuovo l’icona di Siri, di questo principe della Chiesa che parlava zeneise stretto, quando voleva, e apprezzava due frisciéu e le melanzanine ripiene, piccole e tonde, e tutti i giovedì andava a visitare un parroco, magari di quelli sperduti nell’entroterra; lui che ha spedito - un superconservatore - i preti a fare i cappellani nelle fabbriche. La prima prolusione di Bagnasco da presidente della Cei è soprattutto una denuncia delle difficoltà crescenti della gente comune; parole in cui avverti il contatto con la realtà vissuta.
Non per sentito dire. E’ gente comune, la famiglia dell’arcivescovo; Anna Maria, la sorella, più grande di lui di tre anni e mezzo, due figlie e tre nipoti, vive a Moconesi, che è un paese dell’entroterra, arrampicato sopra Rapallo. Forse anche perché a Genova ormai gli affitti sono diventati molto cari. «Siamo gente modesta ma anche una famiglia molto unita», afferma con fierezza. E ogni volta che può l’arcivescovo si mette un maglione, pantaloni di velluto e scarponcini, e se ne va a trovare i suoi; e a fare qualche bella passeggiata sui monti liguri. Praticamente, l’unico suo hobby-piacere noto, coltivato da tempo immemorabile, da quando era assistente degli Scout. Perché per il resto, di quest’uomo che ha lasciato sia a Pesaro, che fra i militari, di cui è stato vescovo, ricordi ottimi e rimpianti, non si conoscono passioni particolari. Piaceri semplici, sì; e lo tradisce una bellissima fotografia scattata il 29 agosto scorso, al santuario della Madonna della Guardia, patrona di Genova, di cui porta l’immagine al dito, in un cammeo a sfondo blu scuro. Si vede don Angelo, sorridente, che addenta compiaciuto una fetta di focaccia. E’ schivo: «Se Bertone qualche salotto, lo frequentava, lui no», dice chi lo conosce. Ma un paio di volte all’anno - chi sa se la tradizione si manterrà - lui e i suoi compagni di seminario si vedono per una cena a casa di don Amos, parroco di san Rocco a Pegli. Siri da una parte, Ruini dall’altra. Come il «cardinal Sottile», che l’ha mandato a Pesaro, e poi Ordinario Militare, ha una mente razionale, analitica, speculativa. «Al limite, possono sembrare freddi - dicono in Curia -. Quando hai mai visto Ruini versare una lacrima, commuoversi»?. E se le emozioni ostentate le aspettano da Bagnasco, «zenese de Zena», campa cavallo.

La Stampa, 26 maggio 2007


“La passione politica è un valore per la Chiesa”

CITTÀ DEL VATICANO

La Chiesa italiana è disposta a venire incontro «ai veri diritti individuali», per quanto riguarda le coppie di fatto, e si sente in sintonia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel «desiderio di trovare elementi di convergenza e di incontro» tra laici e cattolici. Il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, nella conferenza stampa conclusiva dell’Assemblea generale dei vescovi italiani in Vaticano, la prima della sua gestione, ha rilanciato la soluzione del «diritto privato» come alternativa ai Dico, il disegno di legge governativo sui diritti dei conviventi; e, soprattutto, ha lodato le parole pronunciate dal capo dello Stato a Firenze. Il presule ha anche affrontato il tema della cosiddetta «crisi della politica», assicurando che da parte della Chiesa verrà fatto ogni sforzo per rilanciare la partecipazione degli italiani nella sfera pubblica e amministrativa.
A Napolitano, ha spiegato Bagnasco, «ci unisce la grande passione per il bene comune del Paese e della gente e il desiderio di trovare elementi di convergenza, di incontro e di collaborazione per costruire il bene generale». «Il valore cui ci riferiamo - ha aggiunto il presule -, un valore unificante e presente nella Costituzione è quello della famiglia fondata sul matrimonio. Altrettanto chiaramente crediamo e vogliamo promuovere, là dove ci sono, veri diritti ed indirizzi a cui venire incontro. Penso che questo sia volontà comune a tutti».
L’arcivescovo di Genova è sembrato particolarmente reattivo in tema di politica; il crescente distacco degli italiani dai propri rappresentanti politici non lascia indifferenti i vescovi. «L’affezione alla vita pubblica, sociale, comunitaria di un Paese è un grande valore che il cristianesimo ha sempre rispettato, promosso, proclamato e favorito», ha detto. «Crediamo - ha affermato - di poter contribuire perché possa crescere e attuarsi sempre di più questa partecipazione al bene della società,in tutte le sue forme: politiche, amministrative, del volontariato». Un accenno anche alla battaglia prossima ventura, quella su «testamento biologico»: ha ribadito che la dignità umana non si limita solo a qualche fase della vita, ma che va difesa dal concepimento al suo tramonto naturale. Sul problema della «coerenza» con i principi professati, ha detto che «vale per tutti, non solo per una categoria di persona», e nella fattispecie i politici. Non solo per ragioni di fede, ha spiegato. «La fede illumina la ragione, ma non la sostituisce né l’annulla. Non ogni affermazione della Chiesa è di tipo confessionale, o una professione di fede».

La Stampa, 26 maggio 2007


Superare la crisi della politica L'impegno dei vescovi italiani

La Chiesa vuol far crescere la partecipazione al bene della società Bagnasco ribadisce «il valore sacro e intangibile della persona umana»

dall'inviato Pier Giuseppe Accornero

CITTÀ DEL VATICANO Cosa vi unisce e cosa vi distingue dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano? Non si scompone monsignor Angelo Bagnasco, neopresidente della Cei alla prima domanda che gli rivolgono i giornalisti nella sua prima conferenza stampa al termine della prima assemblea della Cei che ha presieduto e che ha concluso ieri. «Ci unisce una grande passione per il bene comune della gente e del Paese; ci unisce il desiderio di trovare gli elementi di convergenza sui quali lavorare per il bene dell'Italia; ci uniscono gli elementi di incontro e collaborazione che possono costruire il bene generale». E il valore più grande «al quale ci riferiamo è la famiglia fondata sul matrimonio, come afferma la nostra Costituzione, che deve rimanere un valore unificante per tutti. Ci uniscono una volontà e un desiderio di venire incontro ai veri diritti individuali».
Più in là Bagnasco non si spinge e non collega esplicitamente questi «diritti individuali» alle «unioni di fatto». Resta il fatto che il presidente dei vescovi sottolinea «il desiderio di trovare elementi di convergenza e di incontro tra cattolici e laici» ed elogia le parole di conciliazione usate dal capo dello Stato nella «Conferenza nazionale sulla famiglia» organizzata a Firenze dal ministro per la Famiglia Rosy Bindi. Bisognerà vedere se si tratta di uno spiraglio aperto sul «diritto privato» come alternativa ai «Dico», il disegno di legge Bindi-Pollastrini sui diritti e doveri dei conviventi. Come sempre accade al termine di un'assemblea Cei, le domande riguardano prevalentemente i temi «caldi», sociali e politici, del momento più che i contenuti dell'assemblea che, tra l'altro, ha discusso e approvato la «Nota pastorale» sul convegno di Verona che, dopo le ultime limature al testo, «dovrebbe essere resa pubblica entro un mese». Il presidente risponde sereno e pacato, glissando con destrezza sui temi ai quali non intende dare risposta e accalorandosi sugli argomenti che gli stanno a cuore, come la crisi della politica e la lontananza degli italiani dalla politica. Con serenità parla della scorta: «Sono scortato ma non assediato, anzi la gente si moltiplica e si stringe a me con grande affetto e grande libertà. I fedeli non sono impediti nei movimenti, né tanto meno lo sono io. Mi spiace per il messaggio simbolico che viene trasmesso, perciò spero che tutto si risolva prestissimo».
Testamento biologico - Di fronte ai disegni di legge sul testamento biologico, Bagnasco ribadisce «il valore sacro e intangibile della persona umana, dal suo concepimento al suo naturale tramonto. La dignità di una persona non può essere ridotta solo a una fase della vita ma è la forma stessa della vita. È quello che vogliamo proclamare di fronte a qualsiasi tentativo di limitare la forma della vita umana». Su questa linea Bagnasco si era già espresso nella prolusione di lunedì 21.
Otto per mille - Non c'è stato un calo ma addirittura c'è stato un incremento nei fondi dell'8 per mille assegnati dai cittadini alla Chiesa cattolica. Secondo i dati forniti da Bagnasco, prima ai vescovi e poi ai giornalisti, la spettanza per il 2007 è di 991 milioni e 278 mila euro, cioè 61 milioni e 336 mila euro in più rispetto ai 929 milioni e 942 mila euro del 2006. I dati sono stati forniti alla Cei dal ministero dell'Economia. Nel 2007 la Cei avrà 104.289.348,32 euro come conguaglio per il 2004 e 886.989.420,77 euro come anticipo per quest'anno. La Cei suddivide i fondi in tre grandi capitoli: «esigenze di culto e azione pastorale», che comprende anche edilizia per il culto, catechesi e Tribunali ecclesiastici; «interventi caritativi» che riguardano le diocesi e il Terzo Mondo; «sostentamento del clero». I 61 milioni in più andranno: 33.560.000 per culto e pastorale, 10 milioni per interventi caritativi, 17.776.000 al sostentamento clero. Dal 2003 al 2004 ci fu un leggerissimo aumento delle scelte: dall'89,16 per cento all'89,81 per cento. Il sistema prevede che l'anticipo venga valutato sulla base delle scelte di tre anni prima, quindi 2004 per 2007. Bagnasco è convinto che le polemiche di questi mesi non influenzeranno le scelte degli italiani: «Ho fiducia nel buon senso della gente che sa discernere e valutare il bene comune».
Bene comune - La Chiesa italiana «vuole contribuire perché cresca sempre più la partecipazione al bene della società, a tutti i livelli: politico, amministrativo, civile, di volontariato». Spiega: «Per il Cristianesimo l'affezione alla vita pubblica è uno dei grandi valori, da promuovere, difendere, favorire». In questa direzione i vescovi si impegneranno «con tutti i mezzi perché venga superata la crisi della politica, la crisi di rapporto tra cittadini e rappresentanza pubblica e per rilanciare la partecipazione degli italiani alla res pubblica». Inoltre la Chiesa «vuole illuminare le coscienze sui valori fondamentali e, per questo, chiede coerenza a tutti, non solo ai politici». Alcuni principi fondamentali derivano dalla fede, «ma anche dalla ragione perché la fede non annulla mai la ragione». Spiega: «Noi puntiamo a una corretta antropologia della persona umana, a una concezione antropologica che individui gli elementi costitutivi della persona, e non ogni affermazione della Chiesa è sempre di tipo confessionale: alcune lo sono, altre no, nel senso che possono essere accolte da tutti, anche dai non credenti. La parola della Chiesa non è sempre una professione di fede».
La Turchia nella Ue - L'eventuale ingresso della Turchia all'Unione europea «è da vagliare» risponde il presidente dell'episcopato a una domanda: «C'è chi deve vagliare tali decisioni, tuttavia chi si affaccia in Europa sa bene quali sono le origini di questo Continente ed entrarvi significa portare un contributo alla costruzione di un soggetto, l'Europa appunto, significativo per il mondo intero». E le «radici cristiane» nel Trattato costituzionale? Non si sbilancia: «È difficile dire come andrà a finire, ma non si possono dimenticare lo spirito e il riconoscimento dell'umanesimo che ha radici giudaico-cristiane».

L'Eco di Bergamo, 26 maggio 2007


Dialogo e coerenza. Mons. Bagnasco chiude l'assemblea generale dei vescovi

di Mattia Bianchi

Un invito al dialogo, partendo dal presupposto che anche la Chiesa italiana, come il presidente della Repubblica, ha una "grande passione per il bene comune del Paese". La conferenza stampa di mons. Angelo Bagnasco.

Un invito al dialogo, partendo dal presupposto che anche la Chiesa italiana, come il presidente della Repubblica, ha una "grande passione per il bene comune del Paese". Lo ha chiarito con forza oggi pomeriggio, il presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, nella conferenza stampa conclusiva della 57ma assemblea generale dei vescovi italiani. L'arcivescovo di Genova ha risposto alle domande dei giornalisti, cercando di svelenire il clima polemico dei mesi scorsi. Ecco così il riferimento alle parole del presidente Napolitano, a cui ci unisce "il desiderio di trovare elementi di convergenza, di incontro e di collaborazione che possano costruire il bene generale". Anche perché, fermo restando"il valore della famiglia fondata sul matrimonio", "altrettanto chiaramente crediamo e vogliamo promuovere, là dove ci sono, veri diritti ed indirizzi a cui venire incontro".

Le priorità sono comunque chiare: "piano formativo", "educazione al matrimonio", "famiglia come valore fondamentale, di tipo affettivo e relazionale". Al tempo stesso, per quel che riguarda eventuali disegni di legge sul testamento biologico, viene ribadito il "valore sacro e intangibile della persona umana, dal suo concepimento al suo naturale tramonto", dal momento che la dignità di una persona non può essere ridotta solo a una fase della vita ma è "la forma stessa della vita: è quello che vogliamo proclamare di fronte a qualsiasi tentativo di limitare la forma della vita umana".

E su questi temi, è importante la coerenza, "un invito che non vale per una sola categoria di persone", come i politici, "ma per tutti", vescovi compresi, chiamati ad "essere coerenti con i principi che derivano dalla propria fede, ma che possono anche essere individuati dalla ricerca di ragione, di buon senso". "La fede – ha spiegato mons. Bagnasco – illumina la ragione, ma non si sostituisce ad essa, non l’annulla". Anche per questo "ogni affermazione che la Chiesa fa non è necessariamente di tipo confessionale".

L'arcivescovo ha evidenziato poi il valore dell'"affezione alla vita pubblica, sociale e comunitaria". E in questa "ottica educativa", "crediamo di poter contribuire perché possa crescere e attuarsi sempre di più questa partecipazione al bene della società, in tutte le sue forme: politiche, amministrative, del volontariato". Temi sociali che la Chiesa non dimentica, continua Bagnasco, interpellato anche su un'eventuale diversità di stile della sua presidenza rispetto a quella del cardinale Ruini. "Non ci sono fratture, ma accentuazioni diverse rispetto a delle urgenze", ha precisato, "Noi viviamo come tutti dentro la storia, e quindi accogliamo le sollecitazioni della storia".
Parlando di Europa, inoltre, dalla Cei arriva l'invito a "dare un'anima al Vecchio Continente": "è difficile dire come andrà a finire il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa, -spiega Bagnasco - ma lo spirito e il riconoscimento dell'umanesimo che ha radici giudaico-cristiane non deve essere dimenticato. L'Europa ha un'anima culturale e spirituale. La sola economia non basta".

Spazio, infine, ad aspetti più personali con una domanda sulla sua scorta, a cui mons. Bagnasco ha risposto con semplicità ("Sono molto sereno. Sono scortato, ma non assediato"). "L’affetto della gente - ha detto - si moltiplica. La gente si stringe con libertà e affetto intorno al proprio vescovo. Mi dispiace per il messaggio simbolico contenuto. Spero che la situazione si risolva presto, anzi prestissimo". Durante la conferenza stampa sono stati presentati anche gli ultimi dati sull'otto per mille, pari ad oltre 990 milioni di euro (con esattezza 991.278.769,09) con un incremento di 61.336 euro rispetto al 2006. Annunciati infine un piano investimenti per la pastorale giovanile nelle diocesi più piccole e una buona notizia per i giovani italiani: la partecipazione alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney in Australia, costerà meno di 2mila euro.

Korazym


Bagnasco: «Venire incontro ai veri diritti individuali»

volontà e desideri comuni a tutti
Dal presidente Cei nessuna apertura verso il rinoscimento dei Dico


Città del Vaticano. Nessun a apertura verso il riconoscimento delle coppie di fatto, etero o omosessuali. Ma un messaggio forte e chiaro in direzione del rispetto delle singole persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, ha affermato che esistono «una volontà e un desiderio comuni a tutti» di venire incontro ai «veri diritti individuali». Il presule ha anche ribadito, per evitare equivoci, che la famiglia basata sul matrimonio deve rimanere un «valore unificante» per il Paese.
Quella dell'arcivescovo di Genova, al dilà delle parole e dei toni utilizzati, è una apertura indiscutibile nei confronti di chi ha fatto scelte diverse da quelle indicate dalle gerarchie ecclesiastiche, segnale della volontà di evitare le contrapposizioni frontali. La sua Chiesa, ha ribadito il presule parlando a conclusione della 57ª assemblea generale dei vescovi italiani in Vaticano, si sente invece in sintonia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel «desiderio di trovare elementi di convergenza e di incontro» tra laici e cattolici.
Eccoli, i segnali di pace lanciati da Bagnasco, uomo capace di stemperare le tensioni, ben consapevole di vivere in una nazione laica nella quale il messaggio cattolico è accolto solo da una minoranza. Il presule ha anche affrontato la cosiddetta «crisi della politica», assicurando che da parte ecclesiastica verrà fatto ogni sforzo per rilanciare la partecipazione degli italiani alla vita pubblica e amministrativa. «A Napolitano - ha spiegato Bagnasco - ci unisce la grande passione per il bene comune del Paese e della gente e il desiderio di trovare elementi di convergenza, di incontro e di collaborazione che possano costruire il bene generale».
Però Bagnasco, concliante nei toni e nei modi, non accetta cedimenti sul piano dottrinale. E chiarisce subito dopo: «Il valore cui ci riferiamo - precisa - è quello della famiglia fondata sul matrimonio. Altrettanto chiaramente crediamo e vogliamo promuovere, là dove ci sono, veri diritti ed indirizzi a cui venire incontro». Il presidente della Cei non ha fornito ulteriori dettagli, ma già in passato altri vescovi, come monsignor Rino Fisichella, avevano sostenuto la tesi che le prerogative dei conviventi, anche omosessuali, potessero essere riconosciute nell'ambito del diritto privato, senza necessità di leggi «ad hoc». Diritti che spaziano dalla reversibilità delle pensione fino al riconoscimento del diritto all'assistenza in ospedale esteso ai conviventi, indipendentemente dal sesso, alla stregua dei parenti di sangue e ai coniugi.
Nella conferenza stampa, la sua prima da presidente della Cei, Bagnasco ha risposto a un fuoco di fila di domande. Su alcune, come l'ingresso della Turchia nell'Ue, ha glissato, limitandosi a dire che la decisione «dovrà essere vagliata». Su altre, come la crisi della politica, ha parlato con fervore:
Pur usando i toni del dialogo, Bagnasco non ha fatto sconti sulla dottrina cristiana: di fronte a disegni di legge sul testamento biologico, ha ribadito che la dignità umana non si limita solo a qualche fase della vita, ma va difesa sempre («dal concepimento al suo tramonto naturale»). Più in generale, la Chiesa - ha detto il presidente della Cei - chiede «coerenza» a tutti, politici compresi. E non solo per ragioni di fede. «Non ogni affermazione della Chiesa è di tipo confessionale», ha tenuto a precisare.
Bagnasco ha anche accettato di rispondere alle domande più private. Come si sente un vescovo messo sotto scorta? «Sono scortato, ma non assediato - ha spiegato - ed anzi la gente si moltiplica e si stringe a me con grande affetto e libertà». I fedeli - ha aggiunto - non sono impediti nei loro movimenti, «né lo sono io. Mi spiace però per il messaggio simbolico che viene dato».
Bruno Viani

Il Secolo XIX, 26 maggio 2007

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