24 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 24 maggio 2007 (1) [BBC]


Vedi anche:

Rassegna stampa del 24 maggio 2007

"Gesu' di Nazaret" secondo Carlo Maria Martini

Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove!


IL CONSIGLIERE UDC

Video Bbc sulla Rai, Staderini accusa Cappon «Non sa decidere. Chiederemo di sostituirlo»

ROMA — «Il direttore generale Claudio Cappon è intellettualmente e professionalmente onesto. Ma non riesce a prendere in mano molte, troppe situazioni. Il nodo delle nomine. Ora il caso Santoro e il video sulla pedofilia e il Vaticano... Martedì proporremo con altri consiglieri di inserire nell'ordine del giorno del Consiglio di amministrazione la valutazione e l'operato del direttore generale per avviare l'iter della sua eventuale sostituzione. Formalizzeremo il documento nelle prossime ore».

Parliamo del filmato che dovrebbe andare in onda ad «Annozero» giovedì 31, consigliere Marco Staderini. Perché se la prende tanto con il direttore generale Claudio Cappon?

«Cappon non ha preso una vera decisione ma solo rinviato di una settimana "per un esame più approfondito e una discussione con Santoro". Una vera fuga dalle responsabilità, proprio quella che sta rovinando l'azienda. Qui c'è in ballo un filmato giudicato da molti pieno di falsità. Per la stessa Milena Gabanelli "tutto quello che c'era di interessante era il documento su Ratzinger". Mi viene un dubbio».

Quale, Staderini?

«Vedo una volontà esibita di rilanciare una questione attuale nell'autunno scorso, non oggi. Guarda caso subito dopo il successo del Family Day e il recupero da parte della Chiesa di alcuni temi fondamentali. Una trasmissione come quella di Santoro può essere una cassa di risonanza da mettere mediaticamente in contrasto con quelle migliaia di persone».

Lei è contrario alla messa in onda, dunque? Ma non è un atteggiamento censorio, consigliere Staderini?

«Non posso accettare in via preventiva che si rischi l'assunto "sacerdote uguale pedofilo". Ci sono migliaia di religiosi in tutto il mondo impegnati nell'assistenza ai deboli, nel volontariato per sostenere i più poveri. Censura? Macché. Sono d'accordo con Piero Fassino, forse per i comuni studi dai Gesuiti. Occorre prudenza e controllo sulle fonti. Cito il grande giurista Piero Alberto Capotosti: in base alle leggi vigenti si deve impedire la messa in onda di informazioni che appaiono false in base a un riscontro giornalistico. Cappon deve accertarsi che quei riscontri vengano puntualmente effettuati. Non esiste, come invece sostiene Santoro, un impegno con la Bbc per la messa in onda integrale. Se alcune parti risultano false, perché trasmetterle? Soprattutto Cappon dovrà decidere con chiarezza sul da farsi».

Ma Santoro ha promesso che ospiterà in studio tutte le voci, comprese quelle contrarie al filmato. Non le basta? E non le basta l'impegno di Cappon?

«Chiederò che questi impegni siano documentati, sorretti da una scaletta sicura. Occorrerà anche un'assicurazione da parte di Marco Travaglio e del vignettista Vauro che l'equilibrio del programma non venga compromesso da una battuta».

Non sarà un papista più papista del papa?

«No. Sono un consigliere di amministrazione che ha anche una responsabilità editoriale. La verità, su un tema così delicato, va correttamente rappresentata. Se non ci sarà questa certezza, mi opporrò in consiglio alla messa in onda».

Cappon sostiene che nelle nomine è prioritaria la vicenda del prodotto, delle reti. Disposto a qualche cambiamento? Per esempio a Raidue, dove c'è un forte calo di ascolti?

«Non ho problemi ad affrontare tutto, inclusa Raidue. A patto che ci sia una strategia ampia e chiara. Non sono d'accordo se ci si vuole limitare a ricambi squisitamente politici. Noto però che la Rai è drammaticamente assente dagli snodi importanti del mercato: dall'affare Telecom, quindi le reti delle telecomunicazioni, alla vicenda Endemol. Se ne avessimo discusso avremmo potuto anche decidere di partecipare a una gara. Ma Cappon non ci ha messo in queste condizioni».

Corriere della sera, 24 maggio 2007


L´INTERVISTA

Il cardinale Herranz per anni presidente del Consiglio dei Testi legislativi accusa i media e la Bbc

"La Chiesa punisce chi fa del male ai bimbi ma il silenzio è garanzia per le vittime"

MARCO POLITI

CITTA DEL VATICANO - «Si vuole sporcare il volto della Chiesa e infangare il sacerdozio cattolico». Il cardinale Julian Herranz, per tredici anni presidente del Consiglio per i Testi legislativi (una sorta di consulta costituzionale della Santa Sede), non usa mezzi termini per bollare il video della Bbc. «Si tratta di roba vecchia - sottolinea - qualcuno cerca solo lo scandalo».

Cardinale Herranz, c´è un documento vaticano del 1962 che per i casi di pedofilia insiste sul silenzio da tenere.

«Il Crimen Sollicitationis è appunto del 1962. Non è più in vigore nella Chiesa da moltissimi anni. Dunque siamo di fronte ad un processo mediatico, non ad un´operazione verità».

Si tira in ballo il cardinale Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede.

«Intenzioni poco pulite. Nel 1962 lui era semplice sacerdote».

Stiamo parlando di delitti che causano traumi profondi alle vittime. Come stanno le cose?

«Il documento del ´62 è stato abrogato nel 1983 dal Codice di diritto canonico, che considera questi fatti delitti gravissimi e dà indicazioni precise su procedure e pene».

Eminenza, la gente vuole capire cosa si fa in concreto.

«Il delitto di pedofilia prevede pene gravissime, che vanno dalla sospensione alla dimissione dallo stato clericale. Punizione durissima: è come dare la morte civile. Di fronte al caso il vescovo apre un´indagine immediata. Con prudenza: si tratta di evitare di diffamare persone innocenti. E´ in gioco il bene dei fedeli e la buona fama del sacerdote. Ma se appare la possibilità del delitto o ci sono prove oppure fondati sospetti, si apre il processo diocesano. E si ha la facoltà di sospendere il sacerdote per misura prudenziale. Attenendosi a tre principi: prevenire lo scandalo, tutelare la libertà dei testi, garantire il corso della giustizia».

L´opinione pubblica si pone una domanda. L´obbligo del silenzio imposto con il vecchio documento del 1962 e la continua insistenza sulla discrezione non finisce per svantaggiare le vittime?

«Non è così. Nella Chiesa chi governa deve cercare il bene delle anime, perché ne va anche della sua personale salvezza».

Negli Stati Uniti sacerdoti colpevoli vennero spostati di parrocchia invece di essere cacciati dall´incarico.

«Bisogna vedere caso per caso. Si è fatto molto scandalo mediatico sulla vicenda. Ripeto, si può sospendere un sacerdote sospetto, allontanarlo. A volte mandarlo altrove serve per garantire la libertà dei testimoni, garantire il sacerdote stesso, facilitare il processo a tutti i livelli».

Negli anni Novanta papa Wojtyla non fu costretto a intervenire personalmente?

«Sì, Giovanni Paolo II emanò un Motu proprio e ciò dimostra ad abundantiam la preoccupazione della Chiesa per questo grosso crimine. Il bene dei bambini sta a cuore alla Chiesa così come stava a cuore a Cristo».

Non crede che la Chiesa debba fare autocritica se ha mancato?

«Errori possono sempre esserci. Esiste l´umana fallibilità. Accanto ai santi ci sono altri che non lo sono. Anche tra gli apostoli c´era un Giuda».

Ritiene che oggi vi sia nella Chiesa più attenzione per le vittime che prima?

«Non credo che in passato ci sia stata meno sensibilità. Il trambusto che c´è stato negli Stati Uniti non ubbidisce a determinati fatti, ma risponde a interessi scandalistici di certi settori. La crescita della Chiesa cattolica negli Stati Uniti non piaceva ad alcuni ambienti. E si è voluta umiliare la Chiesa dinanzi all´opinione pubblica. Per non parlare degli interessi mostruosi di avvocati nei processi. Come nei processi per gli incidenti automobilistici».

Il segretario della Cei, monsignor Betori, ha garantito collaborazione con le istituzioni nei processi penali e civili. E´ d´accordo?

«La disponibilità c´è e c´è sempre stata. E´ interesse comune reprimere il male che colpisce i cittadini e i credenti. La Chiesa ha però un suo sistema giuridico come lo Stato. E va rispettata la reciproca autonomia».

Repubblica, 24 maggio 2007

Un'intervista molto importante ma forse un po' troppo tecnica visto che il cardinale Herranz e' pur sempre un giurista.
Io spiegherei la faccenda passo dopo passo, cosi' come ha fatto Massimo Introvigne
.
Raffaella


Lo scandalo dei preti pedofili

Maurizio Blondet

Ricevo in questi giorni una quantità di lettere relative all'intervista del sacerdote irlandese alla BBC.
Alcune sono lettere per me particolarmente offensive: quando mai ho taciuto e coperto le magagne della Chiesa gerarchica e clericale?
Quando mai ho fatto finta di non vedere le sue falle?
Io sono stato licenziato da Avvenire proprio per aver detto alcune scomode verità.
E c'è chi mi accusa di «coprire»…
Ma ancor peggio, annuso in questi lettori moralisticamente scandalizzati la voglia di rivincita: dopo la manifestazione delle famiglie che ha di fatto liquidato le nozze gay, hanno voglia di colpire, di infangare, di vendicarsi con un bello «scandalo» della Chiesa.
Ed è proprio questo lo scopo della campagna, partita dalla BBC ma ben bene agitata in Italia: una campagna di screditamento, volta precipuamente contro Ratzinger.
Infatti la BBC dice, mentendo, che il documento segreto che «copre i delitti sessuali dei preti» è stato firmato da Ratzinger in quanto capo del Sant'Uffizio.
E' una menzogna.
Il documento è del 1962, quando al Sant'Uffizio non c'era Ratzinger, ma il cardinale Ottaviani.
E fu approvato da Giovanni XIII, il «Papa buono» della propaganda anticlericale di vario stampo (Pio XII era il «Papa cattivo»).
Il documento è stato in vigore fino al 2001, quando proprio Ratzinger lo ha sostituito.

E' la prima menzogna di un insieme di inesattezze non casuali, ma ispirate da uno spirito malvagio e falso.
Come la «segretezza» del documento.
La segretezza - o meglio riservatezza - è una costante dei processi canonici: evidentemente ci scandalizziamo perché noi siamo troppo abituati a giudici laici che spifferano ai giornali notizie riservate d'indagini non concluse, che distruggono reputazioni di innocenti prima che siano giudicati.
Ma i tribunali ecclesiastici non spifferano, e ciò è giusto.La Chiesa ha a cuore, in faccende di così tragica delicatezza come il «crimen sollicitationis» (delitto di provocazione a cose turpi) la reputazione di tutte le parti, vittime dei presunti abusi, oppure gli imputati, che possono essere accusati falsamente.
Che la segretezza non sia imposta per insabbiare scandali, lo dimostra il paragrafo 15 del documento: che obbliga chi venga a conoscenza di abusi sessuali commessi con il pretesto e durante la confessione, a denunciarli.E' un obbligo grave, per la violazione del quale viene ingiunta la scomunica.
Inoltre la segretezza riguarda il procedimento di diritto canonico, ma non vieta al vescovo, se lo ritenga, di riferire all'autorità giudiziaria laica.

Il documentario della BBC è del settembre 2006.

Arriva in Italia un anno dopo, con doppiaggio nella nostra lingua eseguito dalla redazione di «Bispensiero», un sito internet di ispirazione radicale.
Naturalmente Santoro e Mentana se lo strappano di mano, vogliosi di mostrare gli «scandali» di una Chiesa che ha condannato i matrimoni tra omosessuali.
E' evidente il movente.
Sono evidenti i mandanti.
Ed è insopportabile la domanda melliflua: «Cristo, se fosse fra noi, approverebbe o condannerebbe il 'crimen sollicitationis'?».
Evidentemente l'ipocrita scandalizzato frequenta poco il Vangelo.
Cristo ha parlato: meglio per chi fa certe cose contro questi piccoli, che si metta al collo una macina da mulino… il che non significa che ingiunga di affidarlo a un Caselli o a quel giudice che nutre i giornalisti con le storiacce sulle veline, o a qualunque procuratore abituato a violare il segreto istruttorio.
La dannazione eterna, dalle nostre parti di cristiani, basta e avanza
.
Scandalizzatevi, moralisti sporaccioni.
Ridacchiate del nostro dolore e della nostra umiliazione; perché questa umiliazione è «nostra» anche se non siamo pedofili, perché anche noi cadiamo continuamente.
Perché proprio chi prende strade difficili può cadere, ciò che a voi non accade mai.
Voi della strada larga, che porta alla perdizione.
Un credente non si scandalizza.
Non può, perché può dire di sé quello che disse Amleto: «Io sono un uomo mediamente onesto, eppure potrei accusarmi di cose tali che mia madre avrebbe fatto meglio a non mettermi al mondo. Ho più peccati sottomano che pensieri in cui versarli».
Io posso dirlo di me stesso, specie in fatto di cadute e di lussuria.
Prudente, come consigliò Gesù, non lancerò la prima pietra, sperando nel perdono che non merito.
Un credente sa che, fra i primi dodici cristiani, ce n'era già uno che tradì Cristo: una bella percentuale, circa l'8%.
Nessuno scandalo ripugnante, nessun prete indegno - soprattutto - potrà mai costituire un argomento contro la nostra fede.

La nostra fede è in Colui che ha accettato la croce per salvarci, e che ora ci si dona come Pane e Vino.
Questo ci nutre e ci rende sempre più forti, nonostante le debolezze e le cadute.
Perché non è la nostra forza (inesistente), ma la Sua a sostenerci.
Io non ho mai taciuto le magagne e le derive della Chiesa, e continuerò a non tacerle, convinto di compiere un dovere di credente.
Ma non mi unirò mai allo «scandalo» degli ipocriti.
Anzi queste cose private, se pur mi addolorano, in fondo non mi colpiscono più di tanto.
Sono purtroppo prevedibili.
E sono in parte colpa mia e nostra, di noi credenti «mediamente onesti»: non abbiamo pregato abbastanza per i nostri preti.
Che ci danno il Pane, qualcosa per cui non li ripaghiamo abbastanza con la nostra gratitudine.
Io - e spero di poter dire «noi» - sto con i miei preti, i miei preti oggi tutti quanti umiliati e sospettati, la mia Chiesa dispensatrice di grazia che si vuol gettare nel fango in questo modo.

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