23 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 23 maggio 2007 (1)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 23 maggio 2007

Un po' di chiarezza sulle infami accuse al Papa...


Calunnie, teoremi e silenzi Ecco il filmato contro la Chiesa

ANDREA MORIGI

C'è un filmetto morboso scaricabile da Internet, a uso e consumo di un pubblico compiacente. Se ne consiglia la fruizione via computer, per lasciare un retrogusto di proibito che inevitabilmente si perderebbe alla televisione, dove peraltro sarà presto diffuso per chi non è collegato al web. Si parla di preti cattolici pedofili, delle loro vittime, di occulte trame vaticane per coprire il più infame dei reati e di giudici impotenti di fronte al muro di gomma pontificio. Primo a entrare in scena è l'ex sacerdote irlandese Oliver O'Grady. I programmisti-registi della Bbc hanno scelto la sua deposizione processuale per presentarcelo, in primo piano. Condannato a sette anni per abusi su minori, durante il dibattimento deve mimare i gesti e gli atteggiamenti della sua perversione sessuale. Solo quando non riesce a entrare del tutto nella parte gli viene chiesto di descrivere le proprie azioni lubriche. La Corte deve accertare i fatti, la consapevolezza del reato commesso, la colpa di un uomo che ha approfittato per anni del suo ministero per rovinare l'esistenza di chissà quanti bambini affidati alle sue cure. Per gli spettatori di questa versione ridotta di "Un giorno in procura", la visuale è distorta.

O'Grady dice che la gerarchia ecclesiastica sapeva e non diceva. Non spiega come mai lo abbiano ridotto allo stato laicale.

E tace anche sulla circostanza che senza una denuncia di parte o una notizia di reato, nessun tribunale né ecclesiastico né civile né penale avrebbe potuto muoversi. Servono accuse, e perizie per verificare le accuse, poi i vari gradi di giudizio. Poi finalmente, forse, si scoprirà cos'è accaduto. Funzionano così tutti i sistemi giudiziari, tranne quello mediatico che prevede prima una gogna mondiale e poi, casomai, una minuscola rettifica. Si potrebbero citare casi eclatanti in cui la Santa Sede è intervenuta prima dell'autorità temporale. Quando qualche ex religioso ha accusato il fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, di averli violentati, la congregazione della Dottrina della Fede ha avviato un'indagine. Dopo le sue dimissioni, recita un comunicato della sala stampa della Santa Sede del 20 maggio 2006, lo ha invitato «ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando a ogni ministero pubblico». Non ha avviato un processo canonico soltanto «tenendo conto dell'età avanzata del Rev.do Maciel che della sua salute cagionevole». I suoi accusatori, però, mica si sono rivolti al giudice secolare per ottenere giustizia. Forse erano già soddisfatti, o forse non speravano tanto di riuscire vittoriosi in sede penale, quanto nell'opera di calunnia. Intanto il fango era già stato gettato. Più pregiudizio di così...

In quell'occasione, ad autorizzare l'investigazione era stato il card. Joseph Ratzinger, ora papa con il nome di Benedetto XVI. Poteva tenerne conto la tv britannica, che lo accusa di aver orchestrato tutta l'operazione di rimozione delle prove a carico dei preti pedofili. Lo pseudodocumentario della Bbc è dell'ottobre 2006. C'era tutto il tempo di leggersi quelle poche righe vaticane, che però sfortunatamente non concordavano con la tesi da propagandare. Se i documenti pubblici dicono che l'allora prefetto dell'ex-Sant'Uffizio è inflessibile sulla questione e non tollera che un uomo di Chiesa sia lambito dall'ombra del sospetto, allora bisogna inventare qualche carta che confermi il contrario. Quando i giornalisti non dispongono di particolari competenze, di solito si rivolgono a chi ne sa di più.

Ma non hanno saputi trovare, nel Regno Unito, altri che Tom Doyle, sacerdote sedicente esperto di diritto canonico, che ci casca come un pollo e si mette a discettare dell'istruzione Crimen sollicitationis. La presentano, accompagnandola con una colonna sonora da film horror, come il documento segreto che proverebbe l'esistenza del complotto, ma non dicono che è del 1962 e che non tratta della pedofilia. Soprattutto, si sono dimenticati di farsela tradurre, e di leggerla, nella parte in cui si impone di denunciare gli abusi. Volevano produrre un effetto emozionale negli spettatori più che raccontare i fatti. Quando finalmente si dà spazio all'agghiacciante testimonianza delle vittime, simbolicamente riprese dietro le sbarre di un cancello, quello dell'istituto religioso dove hanno subito gli abusi, si ha l'impressione di un'ulteriore violenza nei loro confronti. Rivivere quell'esperienza li lacera nel profondo e i giornalisti non sembrano in grado di ricostruire, assieme all'ex chierichetto statunitense Rick Rivezzo, cosa sia realmente accaduto. Pur traumatizzati, sono comunque utili per fare della parte il tutto e avanzare il sospetto che Santa Romana Chiesa sia un'associazione a delinquere dove i criminali sanno di farla franca. All'occorrenza, pare che li nascondano a Città del Vaticano, pur di farli sfuggire alla giusta punizione. In realtà agli autori del filmato non va mai bene nulla: se si trasferiscono i preti pedofili da una parrocchia all'altra, costituiscono un pericolo per le comunità dei fedeli, ma se si impedisce loro di entrare in contatto con il prossimo ci si trasforma comunque in loro complici. Sempre in tema di sospetto, infine, almeno un dubbio altrettanto malizioso s'impone. A metà circa del servizio giornalistico, si rendono esplicite le tecniche di un ex prete brasiliano per adescare i bambini. Potrebbero servire per mettere in guardia gli obiettivi potenziali, ma anche per dare consigli agli emuli dei criminali, che su Internet, e nel fango, ci sguazzano.

Libero, 23 maggio 2007


Titoloni anche in Messico sulla bolla di sapone della Bcc

Dal corrispondente in America Latina

Bruno Volpe

CITTA’ DEL MESSICO - La storia del documento della BBC sul documento che parla di presunti crimini sessuali perpetrati da uomini di Chiesa (con la fantasiosa complicita del cardinale Joseph Ratzinger)) è sbarcata grazie alla globalizazzione e ad Internet anche in Messico. Un giornale a tiratura nazionale riporta questo titolo: “TV italiana, BBC e Ratzinger, miscela esplosiva”. Il titolo è altisonante, anche se il servizio, per la verità, risulta molto piu moderato rispetto a tanti articoli della stampa italina e si limita a riferire le opioni della BBC e dell’articolo del Guardian a firma di John Hooper. L’acquisto dei diritti del controverso documentario che brilla per la sua povertà di contenuti da parte della Rai, servirà una buona volta a fare chiarezza sul tema, dimostrando l’assoluta estraneità del Papa ad ogni addebito e che la BBC ha solo messo in giro, trovando terreno fertile, materiale di cattivo gusto e storicamente inesatto.

Petrus


«Le associazioni degli omosessuali? Difficile dialogare quando si fanno affermazioni generali»

Betori: video sui preti pedofili Niente censura ma è falso

Il segretario Cei e i risarcimenti: non spetta alle diocesi farsene carico «Testamento biologico, non serve una legge». Ma Fassino: è necessaria

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — «Non vogliamo alcuna censura ma se il documentario sarà trasmesso in Italia vorremmo che ci fosse una chiara presa di distanza da tutte le falsità che sembra contenere»: è il parere del vescovo Giuseppe Betori segretario della Cei, riguardo al video della BBC sui preti pedofili, espresso ieri ai giornalisti in margine all'assemblea dei vescovi. Mentre sul testamento biologico Betori ha detto di non ritenere «necessaria una legge», che teme possa porsi «su un piano inclinato che apra a soluzioni eutanasiche». In serata la risposta del segretario ds Fassino: «Una legge è necessaria, una legge equilibrata ed attenta» per «salvaguardare la volontà di ogni persona senza per questo scivolare in alcuna forma di eutanasia».
Sul video della Bbc Betori ha criticato il fatto che il filmato «attribuisca a Joseph Ratzinger la paternità di un documento vaticano emanato nel 1962 mentre all'epoca egli era un semplice teologo». Ha pure respinto «l'idea» di un presunto perdonismo della Chiesa: «Si attribuisce alla legislazione canonica la volontà di coprire gli autori di questi gravi crimini per esempio riservandone il giudizio alla Santa Sede, che invece è una disposizione che aggrava la disciplina: il 90 per cento di coloro che vengono giudicati sono poi estromessi dallo stato clericale». E per quanto riguarda il risarcimento alle vittime, Betori ha spiegato che «per l'ordinamento italiano l'istituzione non è responsabile del comportamento dei propri appartenenti» perciò «non spetta alle diocesi farsi carico di eventuali risarcimenti che dovranno essere corrisposti dai singoli riconosciuti colpevoli».
Alla domanda se la Cei non sarebbe disposta a «dialogare» con le associazioni omosessuale che l'accusano di «omofobia», il segretario Cei ha risposto che «è difficile entrare in dialogo» quando «si fanno affermazioni generali e non si segnalano singoli casi». «Inoltre — ha aggiunto — non tutti gli omosessuali sono identificabili con le posizioni di alcune associazioni».
Il segretario della Cei ha anche denunciato i «travisamenti» operati da i media nei confronti sia del presidente dei vescovi Bagnasco sia di lui stesso, per l'omelia che ha tenuto a Gubbio mercoledì scorso: «Non lamentiamo la non comprensione, ma il travisamento: nel mio caso per esempio è stato estrapolato e travisato un quarto di una omelia di due pagine e sono state tolte tutte le frasi che riguardavano la dimensione sociale lasciando soltanto quelle relative alla famiglia. Non veniamo rispettati nell'oggettività della comunicazione: è la stessa cosa che è avvenuta contro Bagnasco e che ha dato origine a tutte le minacce contro di lui».

Corriere della sera, 23 maggio 2007

Ottima la riproposizione delle parole di Mons. Betori pero' manca il cenno al motu proprio del 2001.
Raffaella


«La responsabilità penale? Anche i vescovi rischiano»

M.Antonietta Calabrò

ROMA — Pedofilia: «La responsabilità penale e civile delle diocesi e dei vescovi non si può escludere sempre e comunque». Caso Bbc-Santoro: «La Rai non può e non deve mandare in onda informazioni palesemente false» dice Piero Alberto Capotosti, ex presidente della Corte Costituzionale e vicepresidente del Csm, uno dei massimi giuristi cattolici.

Professore, il segretario della Cei ha detto che in Italia le diocesi non sono responsabili per i reati di pedofilia commessi dai preti. È così?

«In linea di principio, naturalmente, la responsabilità penale è personale, ci mancherebbe altro. Ma le dichiarazioni del vescovo Betori sono forse un po' troppo assolute. La responsabilità dei vescovi e delle diocesi non si può escludere a priori».

In che senso?

«Che non si può escludere sempre e comunque. Sia in campo penale, sia sotto il profilo civilistico e risarcitorio. Bisogna vedere caso per caso».

Ci faccia un esempio...

«Se il prete responsabile di atti di pedofilia è un insegnante di una scuola o di un seminario vescovile, se è cioè un collaboratore della diocesi e compie gli abusi sessuali approfittando della sua funzione, non c'è dubbio che si possa configurare una responsabilità del vescovo e della diocesi. Un discorso diverso va fatto invece per un sacerdote o un parroco che non siano diretti collaboratori del vescovo».

Quando potrebbe esserci una responsabilità penale?...

«Sotto il profilo del favoreggiamento personale, se il vescovo omette di collaborare o copre i fatti quando c'è un'indagine penale in corso per quegli abusi».

E quando può scattare la responsabilità risarcitoria?

«Negli stessi casi in cui si può configurare una dipendenza diretta del sacerdote dal vescovo».

Ma il vescovo è obbligato a denunciare alla magistratura gli abusi?

«No,questo no. Il vescovo solo in alcuni casi, quando celebra un matrimonio ad esempio, è un pubblico ufficiale. In relazione a eventuali abusi dei suoi preti, è un cittadino come tutti gli altri, e non è tenuto a particolari obblighi di denuncia.
Egli può ritenere che evitare la pubblicità sugli abusi sia un modo per tutelare le vittime soprattutto se si tratta di bambini o ragazzi».


È capitato che un prete pedofilo sia stato solo trasferito e così ha ricominciato gli abusi da un altra parte. Che fare?

«Mi permetto di suggerire la prevenzione assoluta di questi reati. Quando un vescovo ha il sospetto fondato che siano stati consumati abusi del genere deve comunque intervenire, anche se non vuole denunciare i fatti alla magistratura».

Come?

«Penso a sanzioni canoniche che isolino il prete coinvolto e lo mettano in condizione di non nuocere».

Si può mandare in onda sulla Rai il documentario della Bbc sulla pedofilia che chiama in causa l'allora cardinale Ratzinger per un documento del 1962 che secondo Betori e «Avvenire» non può aver firmato perché all'epoca ancora insegnava in Germania?

«In questo caso rispondere è molto semplice. Tra i principi che regolano le trasmissioni in base alla legge sull'emittenza radiotelevisiva, tanto più nel caso del servizio pubblico, c'è il rispetto dell'obiettività e la completezza dell'informazione, nonché della lealtà e imparzialità. Ai sensi della legge vigente non solo si può ma si deve impedire la messa in onda di informazioni che facilmente e oggettivamente appaiono false in base semplice riscontri che può fare un giornalista, ma certamente non può fare il pubblico nel momento in cui sta guardando la trasmissione».

Corriere della sera, 23 maggio 2007

Ma che scopertona!!!! Proprio perche' la responsabilita' penale e' personale, se un Vescovo commette il reato di favoreggiamento personale, e' chiamato a rispondere del fatto.
Non mi pare una grande novita', anzi, conferma perfettamente il discorso di Mons. Betori. Non esiste una responsabilita' generalizzata, occorre valutare caso per caso e stabilire le responsabilita' di ciascuno.
Consiglio anche in questo caso la lettura dell'epistola "De delictis gravioribus", che affronta proprio queste problematiche
.
Raffaella


LA CHIESA E LE VITTIME

A Boston il «record»: pagati 85 milioni di dollari per gli abusi

Francesca Basso

MILANO — In Italia il caso è di qualche giorno fa. Ad Agrigento un seminarista è stato risarcito per gli abusi sessuali subiti da un prete mentre frequentava il seminario: oltre 50 mila euro, però l'entità esatta non si conosce perché coperta da una clausola di riservatezza presente nell'accordo tra le parti.
Ma negli Stati Uniti i risarcimenti alle vittime di preti pedofili hanno portato alla bancarotta diverse diocesi. Il caso più eclatante è lo scandalo che nel 2002 ha travolto l'arcidiocesi di Boston: le accuse di pedofilia nei confronti di sacerdoti colpevoli di abusi su minori costrinsero alle dimissioni l'arcivescovo della città Barnard Law. Il suo successore arrivò a una trattativa con le vittime nel 2003: dagli 80 mila ai 300 mila dollari di risarcimento a bambino. Risultato: 85 milioni di dollari a 540 vittime e l'ipoteca sulla cattedrale di Santa Croce. Bancarotta anche per altre due diocesi appena un anno dopo. La causa è sempre la stessa. Finiscono sul lastrico a causa dei risarcimenti alle vittime di sacerdoti condannati per pedofilia le diocesi di Portland (Oregon) e Tucson (Arizona).
Non c'è pace per la Chiesa cattolica statunitense. Nel dicembre scorso la diocesi di Los Angeles aveva già sborsato 60 milioni di dollari a 46 vittime di abusi sessuali: per far fronte ai risarcimenti, ha messo in vendita i propri uffici amministrativi. E il futuro non è roseo: sono centinaia i procedimenti giudiziari in corso che potrebbero concludersi con un pagamento. Anno nero il 2006. Anche la diocesi di Spokane (Washington) è andata all'accordo con le 75 vittime di preti pedofili, alle quali ha destinato circa 46 milioni di dollari. Situazione critica pure in Canada. La diocesi di Terranova ha venduto 150 immobili per rimborsare con 11 milioni di dollari 36 vittime di abusi compiuti da sacerdoti.

Corriere della sera, 23 maggio 2007

Ecco la prova che la Chiesa non ha mai insabbiato un bel nulla...autogol su autogol!


Rinviata la messa in onda. Il dg a Santoro: spazio a tutte le parti. Landolfi (An): scelta pilatesca

Cappon dice sì al filmato Scontro aperto nel cda Rai
Contrari i consiglieri Cdl. Berlusconi: Mediaset non lo comprerà

Paolo Conti

ROMA — Verranno in studio anche esponenti delle gerarchie vaticane? «Sarà un piacere ospitarli», assicura Michele Santoro. Non c'è ancora una data ufficiale ma la redazione di «Annozero» già si starebbe preparando per mandare in onda la prossima settimana il discusso filmato «Sex crimes and Vatican» della Bbc e organizzare un ampio dibattito in studio sulle dure accuse a Benedetto XVI: aver coperto lo scandalo internazionale dei preti pedofili.
Intanto Silvio Berlusconi fa sapere che Mediaset «non ha alcuna intenzione di acquisire il filmato. Dalle informazioni che ho è stato molto criticato anche in Inghilterra e più che informazione è disinformazione». Una risposta diretta a Enrico Mentana che aveva progettato di comprare il materiale e trasmetterlo durante «Matrix».
Ieri il Consiglio di amministrazione Rai si è spaccato ma alla fine il direttore generale Claudio Cappon ha deciso per l'acquisto del filmato assumendosi la personale responsabilità editoriale della scelta. Ma ciò non vuol dire che l'inchiesta andrà sicuramente in onda. Cappon ha chiesto a Santoro che siano «ampiamente e autorevolmente rappresentate» tutte le parti coinvolte.
La discussione è stata accesa. Da una parte il centrosinistra, soprattutto Sandro Curzi, convinto della necessità di mandare tutto in onda (il video è tra i più seguiti del sito www.video.google.it). Dall'altra il centrodestra, in particolare Marco Staderini, contrario. Staderini ha ricordato a Cappon di «non fidarsi di Santoro» e di temere che in diretta una dichiarazione di Marco Travaglio, una vignetta di Vauro possano cancellare qualsiasi equilibrio politico. Curzi ha parlato di «censura preventiva inconcepibile e ridicola perché il filmato è già in rete» e ha sottolineato la dichiarazione di monsignor Betori.
Il Cda tornerà comunque a occuparsi del caso Santoro, con ogni probabilità martedì prossimo e comunque prima della messa in onda. Cappon riferirà sugli accordi presi con Santoro, di fatto sul contenuto della trasmissione. Il centrodestra ha chiesto anche la presenza del «direttore di riferimento» di Santoro. In teoria dovrebbe essere Antonio Marano, direttore di Raidue. Ma Cappon dovrà accertare se nelle intese pattuite tra il conduttore e l'ex direttore generale Alfredo Meocci esista davvero un passaggio in cui si assicura a Santoro la diretta dipendenza editoriale dalla direzione generale.
Comunque Santoro è soddisfatto: «Sono contento per ciò che sta accadendo. La richiesta del pubblico è molto alta. Gli accordi con la Bbc prevedono che il materiale venga trasmesso senza tagli e così sarà fatto. Certamente saremo molto puntuali nel rappresentare tutti i punti di vista, quindi anche le obiezioni e le critiche. La distribuzione degli interventi sarà particolarmente attenta: assicureremo maggiore cura del solito all'impianto della trasmissione». Dunque nessun taglio: se la puntata verrà trasmessa, non scomparirà il passaggio di accusa a Joseph Ratzinger.
Mario Landolfi, presidente An della Vigilanza, contesta: la decisione di Cappon è «pilatesca». Anche nel centrosinistra c'è qualche distinguo. Renzo Lusetti, Margherita: «L'autonomia della Rai è sacra ma attenzione alle bufale». Fabrizio Morri, capogruppo dell'Ulivo in Vigilanza: «Siamo contrari sia a campagne contro il Papa sia alla censura». Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, ricorda che la pedofilia riguarda «un millesimo rispetto a quello che rappresentan la Chiesa nel mondo». Invece Roberto Villetti della Rosa nel Pugno avverte: «Sarebbe davvero curioso se ora non venisse mandato in onda per le pressioni politiche, tra le quali quelle dei teodem, che provengono dall'interno della stessa maggioranza di governo».

Corriere della sera, 23 maggio 2007


LA RAI DICE SÌ ALL’ACQUISTO DEL DOCUMENTARIO-INCHIESTA DELLA BBC

Preti pedofili, vince Santoro

Il Vaticano: «Un filmato che contiene troppe falsità»

ROMA
Il Cda della Rai ha sbloccato l’acquisto (che era stato richiesto da Michele Santoro) del documentario-inchiesta della Bbc sulla pedofilia nel mondo ecclesiastico. Il direttore generale Claudio Cappon ha però chiesto a Santoro che nel corso della puntata di «Annozero» che sarà dedicata al documentario siano «ampiamente rappresentate» tutte le parti coinvolte. La «cautela» del dg Rai non ha però fermato le polemiche. Anzi. Sulla vicenda è intervenuto Mario Landolfi (An), presidente della commissione di Vigilanza: «Nonostante la critica presa di posizione della maggioranza del CdA in merito all’acquisto del discusso filmato della Bbc, dal direttore generale Cappon è arrivata una soluzione pilatesca che a dispetto delle migliori intenzioni consentirà a Santoro e a Vauro di imbastire un processo mediatico contro la Chiesa cattolica. Non sono queste - sottolinea Landolfi - le finalità di un servizio pubblico radiotelevisivo, non è per questo che i cittadini pagano il canone».
Michele Santoro, in una breve nota assicura l’impegno suo e del gruppo di lavoro di «Annozero» «di rappresentare in maniera equilibrata ed autorevole tutti i punti di vista». Precisa però anche «il nostro accordo con la Bbc è quello di trasmettere il documento integralmente».
L’«allarme» per l’uso che potrebbe essere fatto del documentario non riguarda solo la destra, ma anche i cattolici del centrosinistra. «Ci auguriamo che la decisione della Rai di trasmettere un brutto documentario inglese non trasformi la prossima puntata di Annozero in una manifestazione anticlericale finanziata dal canone. Questo sarebbe intollerabile per un’azienda pubblica che non ha come missione quella di dividere il paese». Lo affermano i parlamentari dell’Ulivo Enzo Carra, Paola Binetti, Luigi Bobba, Emanuela Baio Dossi e Marco Calgaro.
Il Vaticano ha affidato il suo commento al segretario generale della Cei mons. Giuseppe Betori: «Il documentario - ha detto - diffonde alcuni contenuti falsi. I vescovi non ne chiedono alcuna censura ma raccomandano che, se si deciderà di trasmetterlo, si prendano le distanze da tali falsità». Esempi «eclatanti» di falsità, per il segretario dei vescovi italiani, sono due elementi in particolare: si attribuisce il documento «Crimen sollicitationis» del 1962, al cardinale Ratzinger, quando l’attuale Papa nel ’62 era un semplice teologo e «solo dopo 19 anni sarà a capo del dicastero che stese il Crimen sollicitationis». Seconda falsità è che si spacci per tentativo di coprire i pedofili la decisione vaticana, questa volta presa da Ratzinger quale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che avoca alla Congregazione stessa l’esame delle accuse di pedofilia.

La Stampa, 23 maggio 2007

Vabbe'...manca l'indicazione di tutti gli altri documenti...


La Cei: quel documentario Bbc sui preti contiene falsità

ROMA Via libera del direttore generale della Rai, Claudio Cappon, all'acquisto del discusso documentario dell'emittente britannica Bbc sui preti pedofili, dal titolo «Sex crimes and Vatican». Il documento non sarà trasmesso nella puntata di domani della trasmissione di Raidue «Annozero», condotta da Michele Santoro. La data deve essere ancora decisa.
Su questa vicenda c'è il drastico giudizio espresso dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori: «Nessuno vuole mettere la censura, ma il documentario non rispetta la verità». La stroncatura è avvenuta durante la conferenza stampa di ieri nella quale Betori ha illustrato i lavori dell'assemblea Cei. Il vescovo ha premesso di non aver visto il documentario, ma di aver solo letto i giornali. Ma già su questa base, «Repubblica» da una settimana, rifacendosi alla Bbc e riferendosi al 1962, scrive «l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede cardinale Joseph Ratzinger». Clamorosa inesattezza perché 45 anni fa don Joseph Ratzinger aveva 35 anni ed era docente di teologia nelle università tedesche e per tre anni (1962-1965) partecipò al Concilio Vaticano II come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia, cardinale Joseph Frings, e non c'entra niente con l'ex Sant'Uffizio, allora guidato dal cardinale Alfredo Ottaviani. Ha aggiunto Betori: «Non vogliamo censurare nessuno ma, se verrà trasmesso, che ci sia almeno una presa di distanza dalle falsità che il documentario contiene».
La trasmissione del filmato è comunque subordinata al via libera del Consiglio di amministrazione della Rai, mentre non lo comprerà Mediaset, come aveva chiesto Enrico Mentana: è lo stesso Silvio Berlusconi a negare l'interesse della tv. «Dalle informazioni che ho – aggiunge il Cavaliere – è stato molto criticato anche in Inghilterra. Più che informazione è disinformazione». Per il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Mario Landolfi, «dal direttore generale Cappon è arrivata una soluzione pilatesca che, a dispetto delle migliori intenzioni, consentirà a Santoro & Vauro di imbastire un processo mediatico contro la Chiesa cattolica». Contrario alla messa in onda anche il leader dell'Udc, Pierfedinando Casini: «Non capisco perché se la Bbc ha mandato in onda un documentario spazzatura noi dobbiamo imitarla». Ma anche dalla maggioranza c'è chi, come Enzo Carra e Paola Binetti, entrambi della Margherita, si augura che «la decisione della Rai di trasmettere un brutto documentario inglese non trasformi la puntata in una manifestazione anticlericale finanziata dal canone».

Eco di Bergamo, 23 maggio 2007

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