24 aprile 2007

Il Vescovo Agostino e il Papa Benedetto di Gaspare Barbiellini Amidei


Grazie a Gemma possiamo leggere il magnifico articolo di Barbiellini Amidei, pubblicato sul Quotidiano nazionale.

Vedi anche:

Come volevasi dimostrare...rassegna stampa del 24 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 24 aprile 2007 (visita a Pavia)

La visita di Papa Benedetto XVI a Pavia e Vigevano

Un vescovo antico come guida moderna

di Gaspare Barbiellini Amidei

Ratzinger sulla tomba di Agostino a Pavia non ha soltanto reso un omaggio. Ha dato una chiave interpretativa al suo intero disegno strategico. Lo si vedrà meglio anche nell’enciclica assai agostiniana alla quale sta lavorando. Conversione: questa parola oggi quasi impronunciabile – c’è nell’Islam chi sgozza i convertiti e i loro maestri – governò la filosofia del trentenne venuto dalla Numidia e dopo quasi due millenni governa il pontificato dell’ottantenne venuto dalla Germania. C’è audacia intellettuale nel proporre ad un miliardo di uomini, anagraficamente cristiani, un vescovo antico come guida lungo una strada moderna di uscita dalla crisi.
La conversione indicata consiste nel condividere l’idea agostiniana di felicità raggiunta attraverso la convergenza fra fede e ragione. Il contrario di quello che oggi suggeriscono le mode e i media. Leader e non solo teologi, il santo al crepuscolo dell’impero romano, e il pontefice al probabile tramonto della civiltà occidentale si assomigliano nella radicale fiducia riposta nell’intelligenza degli uomini. Espungere Dio dal mondo è per l’uno e per l’altro un peccato contro l’intelletto.
Per superare lo scacco è necessario recuperare l’alleanza fra ragionare e pregare: questa è l’esortazione fatta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. La si ritrova integrale nelle pagine di Agostino che hanno segnato medio evo e modernità e hanno accompagnato Lutero e Calvino, Riforma e Concilio. Le “Confessioni” sono libro di scrivania dei grandi laici, degli agnostici e degli atei che fino all’ingloriosa liquidazione delle ideologie non erano mai stati timorosi di incontrare un giorno Dio. Anzi, come Zaccheo, amavano arrampicarsi su un sicomoro per vedere se il Grande Emarginato passasse.
Il Papa usa strumenti agostiniani di analisi filosofica della storia per interpretare la situazione del nostro continente. Trasferisce a chi lo ascolta la convinzione che il progressivo allontanamento da ogni ipotesi metafisica stia condannando alla insignificanza le culture europee. In un suo saggio su “Il Regno – documenti” il cardinale Ratzinger nel 2005, poco prima dell’elezione, scriveva: “Kant aveva negato che Dio possa essere conoscibile nell’ambito della pura ragione, ma allo stesso tempo aveva rappresentato Dio, la libertà e l’immortalità come postulati della ragione pratica, senza la quale coerentemente per lui non era possibile alcun agire morale”.
E con la stessa logica stringente usata anche ieri, il futuro Pontefice si domandava: “La situazione del mondo odierno non ci fa forse pensare di nuovo che Kant possa avere ragione? Le filosofie contemporanee, che non riconoscono più per la mente alcun posto a Dio, lavorano nel senso opposto alla felicità. Singolare esperienza in una domenica qualunque di banalità televisive, assistere allo spettacolo di un anziano filosofo che con difficili parole affascina le folle, dicendo come si può essere felici e fedeli. E si fa capire. Felicità è parola universale.

Quotidiano nazionale 23 aprile 2007

GRAZIE PROFESSOR BARBIELLINI AMIDEI!

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