23 aprile 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 23 aprile 2007 (2)


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Rassegna stampa del 23 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 23 aprile 2007 e tutti i link ivi segnalati

Scambio di lettere fra il Papa e il Cancelliere Merkel


LA VISITA DEL PAPA

Benedetto XVI scalda Vigevano:«la famiglia rinnovi la società»
Un caloroso applauso ha sottolineato le parole dedicate al ruolo di genitori e figli nella Chiesa e nel mondo «Vedo che su questo siamo d'accordo», ha risposto il Pontefice parlando a braccio

Dal Nostro Inviato A Vigevano
Mimmo Muolo

La grande vela bianca del palco si protende verso il centro di piazza Ducale, gremita da migliaia di fedeli, e sembra quasi un prolungamento della facciata del Duomo. Vela simbolo, in molti sensi, delle tre ore che Benedetto XVI trascorre a Vigevano, prima visita pastorale del Pontefice a una diocesi italiana (e con una nuova sottolineatura della continuità rispetto a Giovanni Paolo II). Simbolo di una Chiesa invitata «a prendere il largo e a gettare nuovamente le reti», soprattutto nei confronti dei giovani («vicini e lontani») e delle famiglie («elemento portante della vita sociale»). Simbolo di concordia «tra le dimensioni essenziali» di questa città, come del resto di tutta l'Italia, cioè la dimensione «civile e quella religiosa», testimoniate nel cuore di Vigevano dalla presenza, l'uno di fronte all'altro, del Duomo e del castello con la sua torre svettante. E simbolo, anche in qualche modo, di quell'impegno di unità nell'evangelizzazione, al quale Papa Ratzinger fa appello soprattutto per rendere un «efficace servizio all'uomo del nostro tempo» e «per un cammino di civiltà e di autentico progresso». Anche se avverte: «Da soli, senza Gesù, non possiamo fare nulla».
Così le meno di tre ore trascorse qui quasi si dilatano per l'intensità e il calore dell'incontro e si riempiono di contenuti importanti. Il primo dei quali è per il Pontefice l'annuncio stesso del Vangelo alla Penisola. «Qui a Vigevano, l'unica diocesi della Lombardia non visitata dal mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, ho voluto dare inizio a questo mio pellegrinaggio pastorale in Italia. Così, è come se riprendessi il cammino da lui percorso per continuare a proclamare agli uomini e alle donne dell'amata Italia l'annuncio, antico e sempre nuovo, che risuona con particolare vigore in questo tempo pasquale: Cristo è risorto!».
Fin dal suo arrivo papa Ratzinger si consegna, dunque, all'abbraccio di una folla festante, giunta da tutta la Lomellina. Nello stadio "Dante Merlo" ci son o i ragazzi delle scuole e delle società sportive di Vigevano, lungo il breve tragitto in papamobile, che lo porta in centro, due ali di gente dall'entusiasmo irrefrenabile. In piazza sant'Ambrogio molti ammalati (occasione, il saluto loro rivolto, per pensare a tutti coloro che «soffrono o si ritrovano emarginati») e tantissimi giovani che scandiscono il suo nome. Perciò, affacciandosi dal balcone del vescovado, il Papa dirige proprio alle nuove generazioni le sue prime parole che riannodano i fili del recente passato con quelli del presente e del futuro. Dice Benedetto XVI: «Non esitate a fidarvi di Gesù: incontratelo, ascoltatelo, amatelo con tutto il vostro cuore; nell'amicizia con Lui sperimenterete la vera gioia che dà senso e valore all'esistenza».
Al suo fianco ci sono il vescovo di Vigevano, monsignor Claudio Baggini e il sindaco Ambrogio Cotta Ramusino per il saluto a nome della città. Ma, soprattutto, ad ascoltarlo, c'è una folla che supera ogni previsione.Vigevano in poche ore ha cambiato volto. Maxischermi in diversi luoghi. Entusiasmo alle stelle. E piazza Ducale, l'epicentro dell'incontro, trasformata in un'autentica polveriera di gioia che esplode all'arrivo del Papa per poi raccogliersi in preghiera durante la Messa. Sotto la vela bianca Benedetto XVI celebra l'Eucaristia («centro e culmine delle vita della Chiesa», aveva detto alle Suore claustrali adoratrici del SS. Sacramento, salutate lungo il tragitto e alle quali aveva fatto giungere «il mio incoraggiamento e la mia riconoscenza») e commenta il Vangelo della pesca miracolosa. Che cosa significa l'invito di Gesù? «Significa in primo luogo credere in lui e fidarsi della sua parola». Significa che «anche quando il lavoro nella vigna del Signore sembra risultare vano, non bisogna dimenticare che Gesù è in grado di ribaltare tutto in un momento». Per questo invita a «prendersi cura dei giovani, sia dei cosiddetti "vicini" come pure di quelli che chiamiamo "lontani"». E a prestare attenzione alla famiglia, tramite cui «si può rinnovare il tessuto della comunità ecclesiale e della stessa società civile». Parole sottolineate da un applauso, cui il Papa ha risposto a braccio: «Vedo che su questo siamo d'accordo».
Esempi illustri di persone che hanno gettato le reti non mancano neanche a Vigevano. Tra loro il Papa ricorda Teresio Olivelli, laico di Azione Cattolica, morto a soli 29 anni in campo di concentramento. E proprio indicando tali esempi, conclude: «Getta la rete, Chiesa di Vigevano, e troverai». Invito che evidentemente vale per tutti. Anche fuori dai confini della Lomellina.

Avvenire, 22 aprile 2007


L'ACCOGLIENZA

Il vescovo Baggini:«da questo giorno un maggiore spirito missionario» Il sindaco Cotta Ramusino:«Ci aiuta a capire un'ora difficile eppure feconda»

Assiepati per ascoltarlo: «In lui vediamo tutti una guida»

Da Vigevano Antonio Giorgi

Due ore e mezza o poco più: tanto è durata la permanenza di Benedetto XVI nella città e nella diocesi di Vigevano, un tempo breve, quasi una visita lampo che non ha tolto spessore e significato ad un evento a lungo atteso che ormai Vigevano può consegnare alla sua storia. Ore dense, piene, feconde, un vero grande dono per una comunità che oggi può guardare con occhi diversi al suo futuro, ha sottolineato il sindaco Ambrogio Cotta Ramusino in un breve indirizzo di saluto. «Santità, l'entusiasmo con il quale è stato accolto e accompagnato lungo il percorso, la moltitudine di persone che le stanno davanti e l'attendono in piazza Ducale - ha proseguito il primo cittadino - sono la più viva testimonianza del suo essere guida, punto di riferimento, interlocutore, pensiero e coscienza critica per tutti coloro che non smettono di interrogarsi su questo nostro tempo difficile ma al contempo fecondo». L'incontro di una Chiesa locale con il Sommo Pontefice è sempre destinato a portare frutti di bene, ha quindi messo in evidenza il vescovo diocesano Claudio Baggini: «Il Papa tra noi ci conferma nella fede, ci sostiene nel cammino verso la santità, la misura alta della vita cristiana. L'apostolica benedizione possa ottenere alle nostre comunità la grazia di un maggiore slancio missionario, non solo limitato all'invio di preti e religiose, ma anche di laici». Erano in almeno 15mila ieri pomeriggio a Vigevano (unica diocesi della Lombardia mai visitata da Giovanni Paolo II nei suoi viaggi pastorali) ad attendere Papa Ratzinger. Affollata (6 mila presenti) la splendida piazza Ducale, gremita la piazza Sant'Ambrogio antistante il vescovado (qui il Papa ha salutato i giovani, gli ammalati, i disabili, e i ragazzi gli hanno riservato una autentica ovazione), ressa anche nel cortile del castello, dove un secondo maxischermo televisivo ha permesso di seguire le fasi della visita pastorale. L'attesa era diventata frenetica all'approssimarsi dell'ora prevista per l'atterraggio dell'elicottero papale proveniente da Linate, giunto sul cielo di Vigevano con una mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia programmata, il che ha imposto una qualche accelerazione alle scadenze successive.
Rapidamente Benedetto XVI, presenti i ragazzi delle materne ed elementari e gli atleti e dirigenti delle società sportive locali, è salito sulla papamobile che ha lasciato lo stadio Dante Merlo, improvvisato eliporto, per avviarsi verso il centro tra due ali di folla. In via Trento il corteo ha solo rallentato davanti al convento delle Suore Sacramentine. Le religiose di clausura hanno avuto la possibilità di salutare il pontefice dal cortile del monastero. Poi, in piazza Sant'Ambrogio, l'indirizzo di omaggio del sindaco. Dopo la processione dal vescovado per via Roma, la concelebrazione in piazza Ducale con il vescovo Baggini, il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, i vescovi di alcune diocesi vicine (Giuseppe Merisi di Lodi, Egidio Caporello di Mantova, Fernando Charrier amministratore apostolico di Alessandria, con il suo successore eletto Giuseppe Versaldi) e i sacerdoti del clero vigevanese ha costituito l'evento centrale della giornata, «sacramentum caritatis, momento di intensa fraternità» sottolineato dallo stesso monsignor Baggini. Terminato il rito papa Ratzinger ha salutato nella cattedrale di Sant'Ambrogio i membri del consiglio pastorale e in vescovado ha ricevuto l'omaggio dei rappresentanti del Consorzio dei Santi Crispino e Crispiniano, patroni dei calzolai. Ricordando che Vigevano è la capitale della calzatura gli associati al Consorzio, imprenditori e lavoratori dipendenti, hanno donato al Pontefice 15 mila paia di scarpe «per la carità del papa», cioè per progetti benefici che il Santo Padre segue personalmente. Due paia di calzature di altissima qualità e di modello speciale sono state consegnate direttamente all'illustre ospite. Compiuto a ritroso il percorso di ingresso in città, il corteo ufficiale ha quindi raggiunto di nuovo lo stadio Merlo, dal quale l'elicottero con a bordo il Papa è decollato alla volta di Pavia.

Avvenire, 22 aprile 2007


Dai piccoli delle scuole le domande più vere

(A.Gi.)

Vigevano «Caro Papa, quante volte prega al giorno? Io due». «Essere Papa è impegnativo? Non ha mai dei momenti di sconforto?» Domande su domande, interrogativi ingenui (ma forse neanche troppo) come quelli che possono nascere in modo spontaneo dalla curiosità dei più piccoli, i bambini che si esprimono con la voce del cuore. Sì, hanno scritto al Santo Padre i bambini di Vigevano, e l'Aimc (Associazione maestri cattolici) in collaborazione con l'Ufficio scuola della diocesi ha raccolto i loro pensieri che offrono uno spaccato del sentire delle giovanissime generazioni. C'è il Sommo Pontefice in città, quale occasione migliore per far parlare gli scolari? Sinite parvulos. Spazio agli scolari, allora. A Giulio che si preoccupa della preghiera e a Luca già consapevole delle difficoltà connesse all'esercizio del magistero papale fanno seguito ad esempio Simona («Caro Papa, lei può vedere il suo angelo custode?») e Cristian che finisce per ammettere di essere una piccola peste: «Caro Papa, come è stata la sua adolescenza? Lei era un bambino tranquillo? Io no». Pensieri profondi agitano i ragazzini di Vigevano, dagli scritti pur telegrafici dei quali emerge una capacità di riflessione e una maturità che dovrebbero far riflettere certi adulti. A proposito: «Quando saremo adulti - chiede Chiara - potremo avere un mondo migliore senza tutte queste guerre e questo male?». «Perché non siamo uguali? Così non ci sarebbero persone brutte e belle, bianche o nere. Io sono di colore». È la voce della Vigevano che si fa sempre più multietnica ad esprimersi con l'auspicio di Paola. Poi ci sono domande che potremmo definire estremamente personali, perfino - all'apparenza - impertinenti, se non venissero appunto da un bimbo. «Caro Papa, da chi ti confessi quando commetti dei peccati?» (Alessia). «Caro Benedetto XVI, io volevo chiederle se ha fatto l'università» (Xhulian). «Sarei curioso di sapere se lei da ragazzo giocava a calcio come il nostro parroco» (Giuseppe). «Quando era un sacerdote non pensava mai: da grande mi piacerebbe diventare Papa? A me da grande piacerebbe diventare una parrucchiera» (Teresa). «A quale persona a lei più cara avrebbe voluto dire per prima della sua nomina?» (Sara). Giovanni infine sembra animato da un po' di invidia: «Caro Papa, lei va di sicuro in Paradiso, vero?».

Avvenire, 22 aprile 2007


La comunità islamica: ci uniamo alla festa
Dai musulmani vigevanesi lettera al Papa: «Apprezziamo il suo impegno per il dialogo» Ma venerdì sera un immigrato convertito era stato picchiato

Da Vigevano Antonio Giorgi

La visita di Benedetto XVI ha suscitato interesse anche tra la comunità islamica di Vigevano, che in una lettera consegnata in vescovado si è detta partecipe della gioia e della festa di coloro che vedono nel Santo Padre «una grande e forte guida per la loro vita personale, sociale e religiosa». «Sappiamo - continuano i musulmani rivolgendosi direttamente a papa Ratzinger - che a questa sua visita sono legate tante attese e speranze. Vorremmo anche noi esprimere qualche desiderio: un mondo dove ci siano più giustizia, tolleranza, capacità di accoglienza reciproca per creare ovunque situazioni di pace e di convivenza. Riconosciamo - concludono - la sua sincera volontà di instaurare, anche con noi musulmani e con chi non appartiene alla Chiesa cattolica, un vero dialogo per una maggiore comprensione, partendo dalla comune fede in Dio per arrivare agli alti valori condivisi che possono rendere migliori il mondo in cui viviamo».
Oltre al significato delle parole scritte, la lettera rappresenta una netta presa di distanza dal grave episodio di intolleranza di cui venerdì sera è stato vittima un marocchino convertito. La vittima, un immigrato, è stato prima insultato, poi minacciato infine bersaglio di una vera e propria aggressione fisica che l'ha costretto a ricorrere alle cure dei sanitari. Al pronto soccorso il poveretto è stato giudicato guaribile in quindici giorni per lesioni prodotte da oggetti contundenti. Il grave episodio di intolleranza è avvenuto in via Mulini a Vigevano, in uno stabile occupato da immigrati musulmani di varia nazionalità. L'edificio ospita anche il principale centro di aggregazione per i fedeli di religione islamica, in quanto sede della moschea cittadina. In via Mulini abita anche, con la famiglia, un marocchino che ha scelto di convertirsi al cristianesimo, consapevole con questo di sfidare le convenzioni sociali e il veto che l'Islam pone al cambiamento di religione. La sua convivenza con i vicini di casa - a quanto si è appreso - era diventata problematica negli ultimi tempi. L'altra sera l'uomo si è recato al pronto soccorso denunciando di essere stato pesantemente aggredito da un gruppo di egiziani abitanti nello stesso stabile, indispettiti per avere lui esposto sul balcone una bandiera di benvenuto al Santo Padre. Insultato in quanto cristiano e accusato di essere un traditore del proprio credo, il cittadino marocchino è stato poi ferito al capo a sassate. La moglie dell'aggredito avrebbe però negato la circostanza dell'esposizione della bandiera. Non è da escludere che l'aggressione sia il frutto del deterioramento dei rapporti con altri immigrati dopo la conversione.

Avvenire, 22 aprile 2007


Tappa piena di significati

Agostino maestro di umanesimo

Elio Guerriero

Pensatori di stampo agostiniano, così von Balthasar definiva alcuni autori, come Guardini e Przywara, la cui speculazione si accompagnava alla cura di tradurre nella vita gli insegnamenti del pensiero. Nella serie possiamo inserire Benedetto XVI, il cui percorso accademico ebbe inizio proprio con uno studio su sant'Agostino. Approfondendo la dottrina del padre africano sulla Chiesa, il giovane teologo giunse alla conclusione che essa è strettamente ancorata a Cristo, il suo fondatore e capo. A questo esito Benedetto XVI è rimasto fedele tutta la vita. Negli anni a ridosso del Concilio Vaticano II scriveva «Fraternità cristiana» che partiva dall'Antico Testamento. Secondo la visione dei profeti, la fraternità ha il suo fondamento in Dio che è padre degli Israeliti e contemporaneamente è il Dio universale. La differenza tra ebrei e pagani derivava dall'elezione che era all'origine della particolare fratellanza tra gli appartenenti al popolo di Israele. Nella sua incarnazione Gesù estende l'elezione a quanti accolgono il suo Vangelo, così come approfondisce la concezione della fraternità, non legata più alla carne e al sangue, ma donata dallo Spirito Santo.
La tematica ecclesiale di impronta agostiniana è presente anche nel volume Il nuovo popolo di Dio che teneva conto della Costituzione del Vaticano II sulla Chiesa, ma aveva a cuore di riaffermare il legame insostituibile della Chiesa con il suo Fondatore. La stessa sollecitudine fu all'origine di Communio, la rivista fondata con von Balthasar e De Lubac. Negli ultimi anni l'accento del Papa si è progressivamente spostato dalla comunità cristiana al suo capo e fondatore. Come ricorda nel recente libro Gesù di Nazaret, si sta progressivamente diffondendo tra i fedeli e nell'opinione pubblica la convinzione che su Gesù noi sappiamo ben poco e che la fede nella sua divinità sia un'invenzione tardiva dei discepoli.
Il Papa, invece, è convinto che le informazioni date dagli ev angelisti siano degne di fede, che sulla loro base si può ricostruire la vita del Maestro di Nazaret, capace di suscitare l'entusiasmo di chi legge senza pregiudizio. Di qui è possibile l'inizio di un cammino che, come quello di Pietro o dei due discepoli di Emmaus, porta alla confessione, all'incontro diretto e vivo con il Signore nell'Eucarestia. Egli non è più, allora, un rabbi lontano nel tempo e nello spazio, ma il Figlio di Dio che si fa cibo di verità. Il nutrimento di cui l'uomo ha bisogno, infatti, non è solo il pane di frumento ma la parola di verità che introduce al mistero di Dio. Il Figlio lo può rivelare perché viene dal seno del Padre, inviato al mondo proprio per testimoniare la sua misericordia.
Il Papa può allora rispondere a quanti chiedono della specificità dell'insegnamento del Maestro di Nazaret: è vero che la lettera come lo spirito del Discorso della montagna erano già presenti nella Torah degli Ebrei. Gesù, però, «ha portato il Dio di Israele ai popoli così che tutti i popoli ora lo pregano e nelle Scritture di Israele riconoscono la sua parola, la parola del Dio vivente... Il veicolo di questa universalizzazione è la nuova famiglia, il cui unico presupposto è la comunione con Gesù, la comunione nella volontà di Dio».
Oggi il Papa arriva a Pavia pellegrino sulla tomba di sant'Agostino, in segno di devozione e di gratitudine. Al vescovo di Ippona, tuttavia, egli vuole anche chiedere aiuto e sostegno per riportare Cristo nel cuore dei fedeli, per restituire Dio al mondo, perché esso diventi più umano, più permeabile alla carità nella quale venne creato.

Avvenire, 22 aprile 2007


Il monito di papa Ratzinger: la Chiesa non è un partito di massa

di Andrea Tornielli

Pavia - «La Chiesa non è una semplice organizzazione di manifestazioni collettive» né «la somma di individui che vivono una religiosità privata», ma una «comunità di persone» in cui «si è educati all'amore attraverso tutti gli avvenimenti della vita». Una comunità che sa di avere continuamente bisogno della «bontà misericordiosa di un Dio che perdona». Benedetto XVI ha compiuto il suo pellegrinaggio sulla tomba di Sant’Agostino, il grande vescovo di Ippona, convertitosi al cristianesimo e divenuto un brillante pensatore e un dottore della Chiesa. Ratzinger è legatissimo alla figura del «dottore della grazia», al quale ha dedicato la tesi. E in due riprese, durante la sua permanenza a Pavia, ne sintetizza il messaggio, parlando di amore e misericordia.

Davanti a 20mila persone radunate negli Orti del Collegio Borromeo per la messa, il Papa parla delle «tre conversioni» del santo che da giovane, a 17 anni, aveva iniziato a convivere con una giovane nordafricana, aveva avuto un figlio e quindi a 32 anni aveva cambiato vita. La prima conversione è il «cammino interiore verso il cristianesimo» di Agostino che, pur vivendo «come tutti gli altri», condizionato «dalle abitudini e dalle passioni dominanti», era rimasta «una persona in ricerca, tormentato dalla questione della verità». Nella descrizione della seconda conversione, si possono cogliere accenni autobiografici del Papa: dopo anni di tranquillità, di studio e di vita monastica Agostino è infatti costretto dai fedeli a diventare sacerdote e predicatore. Ora deve «tradurre le sue conoscenze e i suoi pensieri sublimi nel pensiero e nel linguaggio della gente semplice», la stessa missione che è toccata al professor Ratzinger.

Ma è la terza conversione la più commovente: Agostino si rende conto che tutta la Chiesa, «tutti noi, inclusi gli apostoli», sono continuamente bisognosi della misericordia di un Dio che perdona «e noi - aggiungeva - ci rendiamo simili a Cristo, il perfetto, nella misura più grande possibile, quando diventiamo come lui persone di misericordia». La meditazione sul santo, le cui spoglie sono state portate via da Ippona alla vigilia dell'invasione musulmana, Benedetto XVI la completa davanti alla tomba vera e propria, nella chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, ricordando che al suo insegnamento è debitrice la prima parte dell'enciclica «Deus caritas est». «Solo chi vive l'esperienza personale dell'amore del Signore - spiega - è in grado di esercitare il compito di guidare e accompagnare altri nel cammino della sequela di Cristo». In particolare i giovani, aggiunge, «hanno bisogno di ricevere l'annuncio della libertà e della gioia, il cui segreto sta in Cristo». Prima della recita del Regina Coeli, il Papa ha citato il suo recente libro su Gesù: «Per i più giovani è un po' impegnativo, ma idealmente lo consegno a voi, perché accompagni il cammino di fede delle nuove generazioni».

Un altro momento saliente della prima visita ufficiale a una diocesi italiana, ribattezzata dagli organizzatori «B-Day», è stato l'incontro con studenti e docenti dell'università. Qui Benedetto XVI ha ricordato che «solo ponendo al centro la persona e valorizzando il dialogo e le relazioni interpersonali può essere superata la frammentazione specialistica delle discipline e recuperata la prospettiva unitaria del sapere».

L'organizzazione, guidata dal prefetto vicario Vincenzo D'Antuono, è stata impeccabile, mentre la Provincia di Pavia ha colto l'occasione della visita per promuovere degli «itinerari religiosi» nel territorio provinciale.

Il Giornale, 23 aprile 2007


Bossi e Tremonti si commuovono per il Santo Padre

di Redazione

da Pavia

È rimasto sorpreso e commosso. Umberto Bossi, insieme alla moglie e ai tre figli, era seduto ieri mattina in prima fila a lato del palchetto papale, nel giardino del Policlinico San Matteo. Al momento di lasciare l’ospedale, il Papa si è avvicinato al leader della Lega. «È arrivato così all’improvviso che quasi non lo riconoscevo – ha raccontato Bossi –. Sono rimasto secco e anche lui non si aspettava di vedermi. Una cosa improvvisa sia per me sia per lui». Bossi ha infine apprezzato l’accenno alla famiglia fatto ieri dal Papa: «Senza famiglia non resta più niente».

Oltre a Bossi, era presente anche l’ex ministro Giulio Tremonti. È stata infatti sua moglie, Fausta Beltrametti, a dare il benvenuto a Benedetto XVI a nome dei malati del Policlinico. «Vedere il Papa è stata una grandissima emozione e una grandissima esperienza», ha commentato Tremonti.

Il Giornale, 23 aprile 2007


VISITA A PAVIA. Il Papa: « È uno dei modelli di conversione anche per l’uomo di oggi»

«Seguite sant’Agostino»

Pavia. Nuovo appello del Papa in difesa della vita e della persona umana, con un forte invito alla conversione sull’esempio di Sant’Agostino. Sono stati questi i due temi principali affrontati ieri da Benedetto XVI nel corso della visita pastorale a Pavia, seconda tappa del suo viaggio in Lombardia dopo la giornata trascorsa sabato a Vigevano.
Parlando in mattinata ai medici e ai malati nel Policlinico San Matteo, Papa Ratzinger ha infatti sottolineato l’importanza che, al «necessario progresso scientifico e tecnologico», si accompagni sempre «la coscienza di promuovere, insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza». Lasciando l’ospedale, il Papa si è poi intrattenuto con alcuni malati sulle carrozzine e si è fermato anche a salutare Umberto Bossi, che sedeva in prima fila. «È stata una grande emozione. Benedetto XVI è un uomo che riesce a mediare la fede con la ragione», ha commentato il leader leghista, che proprio al policlinico studiò medicina.
Il tema della centralità della persona è stato poi ripreso da Benedetto XVI nel pomeriggio, durante la visita all’Università di Pavia. «Solo ponendo al centro la persona e valorizzando il dialogo e le relazioni interpersonali - ha detto infatti agli esponenti del mondo della cultura - può essere superata la frammentazione specialistica delle discipline e recuperata la prospettiva unitaria del sapere».
Il Papa ha anche sottolineato l’importanza che «l’impegno della ricerca scientifica possa aprirsi alla domanda esistenziale di senso per la vita stessa della persona». A metà mattinata, il Papa ha celebrato la messa agli Orti Borromaici, dove lo attendevano oltre 20mila persone.
Nell’omelia, il pontefice ha ricordato la grande figura di Sant’Agostino d’Ippona, le cui spoglie riposano proprio a Pavia e di cui in questi giorni ricorre l’anniversario del battesimo celebrato a Milano da Sant’Ambrogio nella notte di Pasqua del 387. «Sant’Agostino è uno dei modelli di conversione anche per l’uomo di oggi», ha detto il Papa, «non ci insegna solo a coniugare fede e ragione, ma anche ad essere umili. In quest’ora, preghiamo per ottenere la conversione necessaria che ci conduca verso la vera vita». Di Sant’Agostino, il Papa è tornato a parlare in serata, nella celebrazione dei vespri con i religiosi ed i seminaristi nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove è conservata la tomba del grande Dottore della Chiesa. Benedetto XVI ha detto di voler «idealmente ricosegnare alla Chiesa e al mondo» la sua prima enciclica "Deus Caritas Est", perché «soprattutto la sua prima parte, è largamente debitrice al pensiero di Sant’Agostino, che è stato un innamorato dell’Amore di Dio». Prendendo spunto dal vescovo d’Ippona, il Papa ha dunque sottolineato che «l’umanità contemporanea ha bisogno di questo messaggio essenziale, incarnato in Cristo Gesù: Dio è amore. Tutto deve partire da qui - ha detto - e tutto qui deve condurre: ogni azione pastorale, ogni trattazione teologica».
Un momento di tenerezza, dopo ore dedicate al grande impegno filosofico e religioso, è stato regalato a Benedetto XVI dai bambini delle scuole. Uscendo dalla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro il Papa si è lasciato trascinare dai loro richiami e, spiazzando il cerimoniale, ha chiesto un microfono. «Cari bambini - ha detto - per me è una grande gioia vedervi qui, pregate per me, io prego per voi».

L'Arena, 23 marzo 2007

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