30 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 30 aprile 2007 (2)


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Rassegna stampa del 30 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 30 aprile 2007 (1)


IL COLLOQUIO

Bertinotti: "Questo degrado nuoce alla difesa della laicità"

MASSIMO GIANNINI

«Solidarietà», piena e affettuosa. E poi anche «condanna», netta e inequivocabile. Ma ora basta: serve anche «uno scatto etico e politico», per fermare «questo clima pericoloso». È una domenica serena, quella di Fausto Bertinotti. In Umbria, a giocare con i nipotini, per i quali «stravede» come ogni nonno che si rispetti. Una domenica importante, perché esattamente un anno fa, il 29 aprile, un leader non «ex» né «post», ma ancora «orgogliosamente comunista» come lui veniva eletto alla presidenza della Camera. Una ricorrenza significativa, che Fausto il Rosso trascorre in famiglia. Ma la nuova minaccia a Bagnasco è per lui motivo di un´inquietudine profonda.
Il presidente della Camera non nasconde la sua preoccupazione: «La mia solidarietà e la mia condanna sono scontate, ci mancherebbe. Il fatto è che e a questo punto non bastano più», osserva. Proprio lui, che da quando ha assunto la terza carica dello Stato, ha voluto manifestare il massimo rispetto nei confronti della Chiesa, ma ha puntigliosamente rivendicato il principio di indipendenza e sovranità dello Stato sancito dall´articolo 7 della Costituzione, oggi è convinto che episodi gravi di offesa, e ancora di più di violenza (per fortuna solo minacciata e non anche praticata) nei confronti delle più alte gerarchie ecclesiastiche nuocciono proprio a chi, come lui, è impegnato nella difesa della laicità dello Stato.
E il frutto di questo clima da «scontro di civiltà», che Bertinotti considera avvelenato e pericoloso. «Ogni violenza o minaccia di violenza va condannata», dice. «E soprattutto va contrastato il degrado di cultura pubblica di cui queste violenze e minacce sono espressione». È la frontiera della «non violenza», che il leader di Rifondazione ha valicato ormai da tempo, e che ormai professa con convinzione, e a tutto campo. In politica internazionale come in politica interna. Soprattutto nei confronti di certi suoi «compagni di strada». Quei settori della sinistra più estrema e radicale, che dal proscenio dei cortei in cui si bruciano bandiere «nemiche» o dall´anonimato dei muri su cui si scrivono slogan terroristici, vorrebbero riprecipitare l´Italia sotto una cappa di piombo da fine anni ‘70.
Sotto quella cappa, ormai, è finito anche il Vaticano. E da un mese a questa parte, il «bersaglio» prescelto sembra essere proprio il presidente della Cei. Un esito esecrabile della controffensiva ecclesiastica sui temi eticamente sensibili, dai Dico all´aborto all´eutanasia? Una reazione inaccettabile alla crociata ratzingeriana contro il «debole relativismo» dell´Occidente e la «deriva laicista» della politica italiana? Il nesso è evidente. Ma proprio qui, per Bertinotti, sta il rischio maggiore di questo «degrado di cultura pubblica». «Proprio la particolare delicatezza dell´attuale rapporto tra la Chiesa cattolica e lo Stato, e proprio l´esigenza di difendere e arricchire l´idea di laicità - riflette il presidente della Camera - richiedono a noi tutti di essere particolarmente vigili e attenti nei confronti di atteggiamenti che, oltre ad offendere chi ne è oggetto, determinano o possono determinare un clima generale».
Per questo, ormai, la solidarietà e la condanna non bastano più. Quello che si richiede è proprio un soprassalto etico e politico. Per fare argine al degrado, che impoverisce e imbarbarisce il discorso pubblico sul quale finiscono per lasciare un segno le «schegge impazzite» di qualunque colore.
Per porre fine al conflitto ideologico falsamente «huntingtoniano», che finisce per essere il vero brodo di coltura della violenza vecchia e nuova. «In questo momento - aggiunge Bertinotti - proprio non si sente il bisogno di un «clima generale così degradato». Servono ascolto e rispetto. Proprio perché le relazioni tra Stato e Chiesa vivono una fase complessa, in cui su certi temi, a partire dalla famiglia e dai diritti civili, è difficile trovare quella «sintesi» auspicata qualche mese fa dal presidente della Repubblica.
Più crescono le tensioni, più prolifera l´intolleranza, più diventa ardua la battaglia di chi, come lo stesso Bertinotti, è impegnato a difendere lo Stato laico. Il presidente della Camera l´ha detto chiaro, esattamente un mese fa, il 28 aprile, quando si è recato in visita al segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, proprio nel giorno in cui la Conferenza episcopale di Bagnasco aveva diffuso la sua «Nota pastorale» sulla famiglia e sulle unioni di fatto: «La laicità dello Stato è elemento fondativo delle istituzioni. Bisogna avere il massimo rispetto per i fenomeni religiosi, in particolare per la presenza significativa della religione cattolica. Ma proprio per questo bisogna avere l´ambizione di realizzare ogni giorno la laicità dello Stato». Questa «ambizione» - è il ragionamento del presidente della Camera - rischia di venire frustrata proprio da episodi come quello appena accaduto a Genova. Ecco perché è necessario alzare il livello di attenzione e di vigilanza.
Si avvicinano scadenze delicate, da tutti i punti di vista. Mancano solo due settimane al «Family day». Bertinotti ne è giustamente preoccupato. In questo «clima di degrado», bisogna fare di tutto per evitare che, suo malgrado, questo evento sia caricato di significati non voluti e di implicazioni non previste. «Davvero, proprio non se ne sente il bisogno...» , ripete per l´ultima volta Bertinotti, prima di tornare a dedicarsi ai suoi nipotini. Oggi sarà in Sicilia, per commemorare Pio La Torre a Palermo e per ricordare la strage dei lavoratori a Portella delle Ginestre. Domani sarà a Torino, per la Festa del Primo maggio. Fausto il Rosso non ha dubbi: questo resta il modo migliore, per onorare il suo primo anno da presidente della Camera.

Repubblica, 30 aprile 2007

Un domanda sorge spontanea dalla mia mente e dal mio cuore: siamo veramente dispiaciuti per la grave minaccia che incombe sulla Chiesa o ci preoccupiamo che la gente cominci a distinguere fra laicita' (sana) e laicismo? Va bene l'articolo, va bene il colloquio, ma l'intervistatore si e' tradito quando ha parlato di crociata ratzingeriana. E basta! La vogliamo capire o no che sono editoriali come questi che finoscono con il giustificare l'atteggiamento di certe frange? Il Papa fa solo il suo dovere. E' vero...forse la Chiesa ha perso tempo ed ora deve recuperare ma trasformare Ratzinger in un crociato e' quantomeno ridicolo e denota una grossolana malafede.
Raffaella


"Ondata anticlericale fuori dal tempo. Molti laici frastornati da certi slogan"

di Cristiano Gatti

Professoressa Roccella, il conto alla rovescia è cominciato: dodici giorni al Family-day. Certo si sta preparando un simpatico clima da 1948: altro che ideali e contenuti, sembra di essere nuovamente al vecchio scontro mangiapreti-baciapile...

«Purtroppo è così. Ma non è quello che vogliamo noi. Non ci interessa. L’abbiamo detto subito: sfiliamo per una coraggiosa politica a favore della famiglia, non contro qualcosa o qualcuno. Non contro il governo, non contro gli omosessuali. Purtroppo, sta emergendo la grande diversità di spessore culturale che divide la Chiesa e un certo mondo laico».

Dica lei, anima laica da sempre, dove stanno i meriti della Chiesa.

«Stavolta ha stupito tutti per la grande apertura. Già la scelta dei portavoce è un chiaro segnale: oltre a me, c’è Pezzotta, un uomo comunque della sinistra. E poi questa insistenza sul valore supremo della famiglia. Non c’è alcuna traccia degli storici arroccamenti e dei discutibili integralismi di altre epoche. Hanno cercato di chiuderci nell’angolo sui Dico, ma la cosa non ci tocca: hanno capito tutti, ormai, che siamo certamente contro i Dico, così com’erano concepiti, ma che contemporaneamente siamo molto sensibili ai diritti di tutti».

Dall’altra parte, invece?

«È incredibile, stanno rispondendo con modi e con schemi vecchissimi. Spiazzati dall’atteggiamento del mondo cattolico, stanno frettolosamente cercando di ributtarla sullo scontro ideologico, decisamente molto più comodo. Si muovono i cattolici, bisogna zittirli. Da Pannella a Boselli alla sinistra radicale, stesso atteggiamento sterile e ideologico. Non si accorgono che uno scisma sommerso si sta registrando proprio nelle loro file».

Vogliamo spiegare meglio?

«Tanti laici non si riconoscono più negli slogan e nelle parole d’ordine. Su questioni fondamentali che investono l’etica, la morale, la coscienza, vogliono mettersi in discussione. Non accettano un sì o un no di appartenenza. Purtroppo, questi laici non sanno più a chi riferirsi. Soltanto la Chiesa ha dimostrato di avere la statura culturale per cercare risposte profonde».

Intanto, sempre il 12 maggio, ci sarà una contromanifestazione a piazza Navona.

«Se le piazze si riempiono in nome di un’idea, io sono solo felice. Però in questo caso mi chiedo per che cosa, o contro chi sfileranno. Persino sui Dico, lo stesso Pannella mi sembrava tiepido. Credo ci sia dietro soltanto la solita strumentalizzazione politica: ritrovarsi ancora una volta sotto la bandiera anticattolica. Attori, registi, comici, gente di cultura: tutti mobilitati. Ma domando: non è un film già visto?».

Quando, per esempio?

«Referendum sulla procreazione assistita. Abbiamo scordato la Ferilli che porgeva la penna dai manifesti? La penna è rimasta in mano a lei. Tanta gente della sinistra, storicamente compatta nel presentarsi al richiamo della propria parte, ha rifiutato l’invito. Eppure, vedo che la lezione non è servita a molto».

Nel frattempo, l’aria che si respira è sempre più tossica: abbiamo persino il proiettile a monsignor Bagnasco.

«Questi gesti sono solo la reazione di chi si sente culturalmente spiazzato, rinchiuso in una netta minoranza. È un mondo che nessuno più ascolta, e che quindi si rifugia nell’estremizzazione. Con le debite proporzioni, è un rischio che corre la Rosa nel pugno: questa ondata anticlericale è vecchia, fuori dal tempo».

Comunque, è un modo vantaggioso di semplificare il confronto.

«Certo: l’importante è avere il nemico, poi si va alla guerra. Ma è un modo superato. Tanti laici, adesso, sono d’accordo con la Chiesa. Perché su eutanasia, bioetica, famiglia e tutte le altre questioni in gioco, non si può liquidare il dubbio con uno slogan preconfezionato. Per fortuna, molti l’hanno capito».

Per esempio?

«Fassino. L’ho trovato molto corretto. Credo abbia compreso l’altezza del messaggio, e lo rispetti sinceramente».

Ce ne saranno altri?

«Ci contiamo. Il 12, noi spalanchiamo le braccia a questi laici illuminati. Credo saranno in tanti. Perché hanno intuito una cosa fondamentale: la Chiesa non si muove per basso calcolo politico, ma per ideali forti. Da questa parte c’è buonafede. Letteralmente».

Il Giornale, 30 aprile 2007


Il vescovo anticamorra: la Chiesa non può tacere

di Andrea Tornielli

Roma - «Sono gesti ignobili, che si commentano da soli. Ma credo davvero che la volontà di alimentare un clima di scontro non rappresenti in alcun modo il sentimento della gente nel nostro Paese». Monsignor Carlo Liberati, vescovo di Pompei dal gennaio 2004, nei primi mesi trascorsi alla guida della prelatura di uno dei santuari mariani più importanti del mondo ha ricevuto centinaia di lettere anonime, alcune delle quali lo minacciavano di morte. «Non ci ho dato molto peso – racconta al Giornale – e quando sono diventate troppe, ho detto pubblicamente che uccidere un vescovo significa accelerare l’incontro con il suo Signore, ma significa anche, per gli assassini, ottenere l’effetto contrario di attirare l’attenzione sulla sua figura e sulla realtà in cui operava facendone un martire».

Come ha reagito alla notizia della busta con il proiettile recapitata a Bagnasco?

«Desidero innanzitutto esprimere la mia comunione e la mia solidarietà al presidente della Cei, che viene minacciato in quanto simbolo dell’episcopato italiano, ben sapendo che chi ha fede in Dio e vive per testimoniare Gesù Cristo non si lascia turbare dalle minacce, perché sa che ha ricevuto una missione da compiere».

Come deve reagire la Chiesa?

«Penso sia importante non enfatizzare questi episodi e non alimentare in alcun modo un clima di scontro e di contrapposizione. La Chiesa non cerca lo scontro e non alimenta tensioni sociali. Non credo che la nostra gente condivida il tentativo di creare tensioni. In ogni caso gesti ignobili come questo si commentano da soli. Noi dobbiamo continuare a promuovere il confronto, il dialogo, la pace e costruire il bene comune di cui oggi pochi si ricordano, promuovendo quei valori evangelici oggi spesso calpestati nella nostra società».

Ammetterà che il clima è surriscaldato. Che cosa pensa delle parole di Bagnasco su pedofilia e incesto?

«Chi ha avuto la pazienza di leggere prima di reagire, si sarà accorto che l’arcivescovo di Genova non ha mai paragonato i Dico alla pedofilia o all’incesto. Ha spiegato, invece, che se non esiste un criterio oggettivo per giudicare ciò che è buono e vero, se il parere dell’opinione pubblica diventa l’unico criterio di giudizio morale, è difficile valutare i comportamenti. Se il criterio unico e assoluto del bene e del male è la libertà di ciascuno, come scelta, allora diventa possibile tutto. E ha fatto, a questo riguardo, due esempi concreti avvenuti in Europa».

La Chiesa ha esagerato, secondo lei, nell’esporsi sui Dico?

«Non credo proprio che si possa venir meno al suo compito educativo. Mi sembra, invece, che il dibattito su questi temi sia eccessivamente semplificato. La Cei non ha condannato le convivenze e anzi ha suggerito di intervenire nel diritto privato per rispondere a eventuali nuove esigenze che non siano già garantite. Ciò che è inaccettabile, invece, è creare un nuovo soggetto di diritto pubblico che si veda assegnati diritti e tutele simili a quelle della famiglia fondata sul matrimonio e garantita dalla nostra Costituzione».

Il Giornale, 30 aprile 2007

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