28 marzo 2007

Rassegna stampa del 28 marzo 2007


Anche oggi dobbiamo segnalare molti articoli che, direttamente o indirettamente, hanno a che vedere con i DICO e con la presunta ingerenza della CEI nella politica italiana.
Di seguito vengono riportati solo i testi che interessano direttamente il Pontefice. Ci sono indubbiamente alcune riflessioni ponderate ("Corriere della sera") ed altre che sembrano in contraddizione con gli editoriali, dello stesso autore, pubblicati ieri su "La Repubblica".
Piu' tardi verranno segnalati commenti e riflessioni che si riferiscono alla tematica sull'esistenza dell'inferno, "riscoperta" dopo l'omelia che il Papa ha tenuto domenica scorsa presso la parrocchia di Fidene.

Raffaella

Vedi anche:

Le ingiuste accuse di Marco Politi al Papa e alla CEI

Rassegna stampa del 27 marzo 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 27 marzo 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 27 marzo 2007 (2)

Il segretario di Stato rivendica il suo «ruolo guida». La Cei corregge la Nota sui Dico

Bertone ai vescovi: meno politica, più azione pastorale

LUIGI ACCATTOLI

Cardinali e presuli chiedono un intervento più pastorale. Forse già oggi il testo
Il segretario di Stato: sarà la Santa Sede a guidare i rapporti con l'Italia

ROMA — Dibattito a porte chiuse ma piuttosto mosso, al Consiglio permanente della Cei, sulla «nota» riguardante i Dico: le indiscrezioni segnalano che una buona parte degli intervenuti la vuole più «pastorale» e propositiva, meno «politica» e precettiva. Queste sollecitazioni della periferia trovano forse un alleato nelle indicazioni per il dopo- Ruini fornite da una lettera del cardinale Bertone all'arcivescovo Bagnasco che invita la Cei a puntare su collegialità e pastoralità, mentre per i rapporti con lo Stato la sollecita a contare sulla «rispettosa guida della Santa Sede».
Il dopo-Ruini sarà forse più agitato e nuovo di come l'avevano previsto gli osservatori. Essi avevano immaginato con buona convergenza che la grande autorità esercitata per sedici anni dal cardinale Vicario sarebbe stata ripartita tra istanze collegiali e Segreteria di Stato vaticana, ma nessuno si era spinto a ipotizzare che la «verifica dei poteri» sarebbe stata avviata fin dal primo appuntamento. E proprio questo è avvenuto ieri: il Segretario di Stato ha rivendicato il suo ruolo «guida» mentre il Consiglio permanente sollecitava una riscrittura «pastorale» della «nota» ruiniana. La discussione — che ha occupato la mattinata di ieri e parte del pomeriggio — riprenderà stamane sul testo rivisto. Se ci sarà accordo, potrebbe essere pubblicato oggi stesso. La bozza iniziale — preparata dagli uffici centrali della Cei con la consulenza della Congregazione per la dottrina della fede — è breve, tre pagine circa ed è tutta concentrata sulla questione legislativa. Motiva la «inaccettabilità» del disegno di legge sui Dico, in quanto portatore di una «parziale omologazione» delle convivenze, comprese quelle omosessuali, alla famiglia. Per quanto riguarda il comportamento dei parlamentari cattolici, la bozza — citando un documento della Congregazione per la Dottrina della fede pubblicato nel gennaio del 2003 — afferma che «la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l'attuazione di un programma politico o di una singola legge» che tendano a «equiparare altre forme di convivenza» alla famiglia «fondata sul matrimonio monogamico ed eterosessuale».
Più tassativo è un altro passaggio della bozza che — citando un secondo documento della stessa Congregazione pubblicato nel luglio del 2003 — afferma il «dovere morale» del parlamentare cattolico di «votare contro progetti di legge favorevoli al riconoscimento legale delle unioni omosessuali». Qui viene l'affermazione più forte dell'intero documento: «Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale». Diversi vescovi e cardinali intervenuti nel dibattito hanno chiesto che queste indicazioni destinate ai parlamentari siano inserite in un messaggio più ampio e di impostazione positiva sulla «promozione» della famiglia. La «riscrittura» è sollecitata in nome della «pastoralità» — cioè del rapporto di «paternità» che i vescovi hanno nei confronti dei propri fedeli — e della preoccupazione di «evitare» che il pronunciamento appaia motivato da una finalità esclusivamente legislativa e politica. Su questo laborioso scenario della transizione da Ruini a Bagnasco mette il proprio cappello cardinalizio e vaticano il segretario di Stato di papa Benedetto, Tarcisio Bertone, che a riprova del suo stile diretto di comunicazione fornisce al successore di Ruini tre direttive che più chiare non si può.
Il primo collaboratore del papa incoraggia i vescovi a «una piena valorizzazione della collegialità». Poi indica loro gli «urgenti bisogni» della «pastorale» italiana (cita l'evangelizzazione, la catechesi, le vocazioni) segnalati dalla «preoccupante avanzata della secolarizzazione»
. Infine rivendica a sé la «guida» in materia di rapporti con lo Stato, che invece il cardinale Ruini gestiva autonomamente: «Per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche, assicuro fin d'ora a vostra eccellenza la cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede, nonché mia personale».

Corriere della sera, 28 marzo 2007


Lettera al nuovo presidente Cei Bagnasco: d´ora in poi sarà la Santa Sede a gestire i rapporti con i politici

Bertone chiude l´era Ruini

MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - Il Papa elogia l´ex presidente della Cei Ruini per il suo servizio reso alla Chiesa e alla Nazione e intanto il suo segretario di Stato Bertone smonta la filosofia della leadership ruiniana alla Cei.
Nello stesso bollettino vaticano, che illustra la «riconoscenza» di Benedetto XVI per come Ruini ha guidato l´espiscopato «in una fase cruciale» del Paese, il cardinal Bertone annuncia in una lettera al neo-presidente della Cei che d´ora innanzi sarà il Vaticano a occuparsi dei rapporti politici con le autorità italiane. Quasi a simboleggiare questa svolta arriva l´annuncio che il segretario di Stato si recherà oggi dal presidente della Camera Fausto Bertinotti.
E´ chiaro che papa Ratzinger sembra essersi reso conto che la sovraesposizione politica della Chiesa rischia di danneggiare la sua credibilità, specie tra i ceti popolari. E così il Vaticano appare intenzionare a togliere ai vertici della Cei quell´alone di «segretario politico» che circondava Ruini negli ultimi anni.
La lettera del cardinale Bertone a Bagnasco è estremamente chiara. La linea anti-Dico di Bagnasco viene apprezzata. «Per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche - è scritto invece - assicuro fin d´ora a vostra eccellenza la cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede, nonchè mia personale». Compito della Segreteria di Stato è di «intessere e promuovere le relazioni con gli Stati e di attendere agli affari che, sempre per fini pastorali, debbono essere trattati con i Governi civili». Bertone sottolinea che la Santa Sede nutre «particolare sollecitudine» per l´Italia.
E con questo cala il sipario sul "ruinismo".
Alla Cei viene indicato come campo d´azione l´evangelizzazione, la catechesi, la disciplina del clero e il rilancio delle vocazioni. La lettera lamenta che in questi decenni si è registrato, oltre all´avanzata secolarizzazione della società, anche un «progressivo indebolimento del tessuto ecclesiale italiano»: il che non è precisamente un complimento per Ruini, visto che lui era alla guida dell´episcopato.
Bertone recepisce, infine, il malumore diffuso nell´episcopato per l´eccessiva centralizzazione operata dall´ex presidente della Cei. Dice il segretario di Stato che serve una «piena valorizzazione dell´autentica collegialità». Insomma, più partecipazione e meno autoritarismo. Di questo nuovo spirito Bagnasco si è già fatto portatore nel Consiglio permanente della Cei, iniziato lunedì. Tanto è vero che da ventiquattr´ore si sta discutendo approfonditamente del testo della Nota pastorale sulle coppie di fatto, soppesando ogni virgola. La bozza è di cinque pagine, sposa le tesi intransigenti di Bagnasco, ma alcuni vescovi vorrebbero evitare di nominare i Dico.
La pretesa dei vescovi di interferire nella produzione delle leggi continua a suscitare malumori nella maggioranza e forti tensioni nella Margherita. Lunedì il vicepremier Rutelli aveva ricordato che la Cei parla liberamente, alla Chiesa è dovuto ascolto rispettoso, ma infine tocca alla politica «decidere secondo la propria responsabilità, in maniera libera ed autonoma». Conscio del carattere anti-Dico della manifestazione del 12 maggio, Rutelli ha aggiunto che sarebbe meglio che i ministri ascoltino la piazza, più che andare in piazza. Immediata e risentita la replica del ministro Fioroni: «Io vado al Family Day. Rutelli farà come gli pare».

Repubblica, 28 marzo 2007

Caro Politi, mi pare che questo suo articolo contraddica in parte quello che Lei stesso ha scritto ieri (vedi "Le ingiuste accuse di Marco Politi al Papa e alla CEI").
Certo! C'e' sempre la frecciatina, la punta di cattiveria nei confronti del Papa (non penso che alcuno possa permettersi di supporre di che cosa il Pontefice si sia reso conto...), ma i toni sono decisamente piu' concilianti e, mi permetta, completamente a favore del cardinale Bertone.
Leggendo il Suo articolo, caro Politi, sembra quasi che nella Chiesa ci siano due fazioni: l'una capeggiata dal Papa e dal cardinale Ruini e l'altra guidata dal segretario di Stato vaticano.
Ma come e' possibile? Chi ha nominato Bertone? Non e' stato forse lo stesso Papa Ratzinger? Non ha scelto come "primo ministro" del Vaticano un non-diplomatico per privilegiare l'aspetto pastorale a quello diplomatico in nome, anche, della collegialita' della Chiesa?
Non c'e' alcuna contraddizione. A me pare che gli unici ad essere un po' contraddittori sono certi editoriali...

Raffaella

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