27 febbraio 2007

Rassegna stampa del 27 febbraio 2007


AVVISO: Questo pomeriggio verranno inseriti due editoriali: uno de "Il Foglio", l'altro di "Repubblica".

Invito al Papa
Il card. Biffi: «Pensare agli angeli e all'aldilà»

CITTA' DEL VATICANO Torniamo a pensare agli angeli, che è un modo per saper pensare all'aldilà. È l'invito che il Papa si è sentito rivolgere nella prima meditazione del suo ritiro spirituale, condotta dal cardinale Giacomo Biffi. A Benedetto XVI, ai cardinali, vescovi e prelati riuniti nella Redemptoris Mater per gli esercizi spirituali che durante questa settimana bloccano le attività vaticane il card. Biffi ha raccontato di come nel '76, «sfogliando un meraviglioso dizionario teologico» si è accorto che non si parlava mai di angeli, e che «neppure nell'indice analitico c'era questa voce». Eppure, ha osservato, nella Bibbia ci sono tantissimi passi in cui parla degli angeli, dal racconto della creazione alla cacciata dal paradiso terrestre, dall'annunciazione alla vita di Gesù, nella quale «la presenza degli angeli è costante». Perchè allora, si è chiesto il porporato, agli angeli non pensano più nè i fedeli nè i teologi? È che si è perso il senso dell'aldilà, e non si considera più l"'esistenza di un mondo invisibile che rimanda alla percezione delle creature divine ignorate dalla cultura del positivismo scientista». Per sua natura, ha osservato Biffi, l'uomo fatica a concepire l'esistenza di un mondo invisibile, ma l'ipotesi di un altrove esterno alla percezione dei suoi sensi non è da escludere a priori: farlo sarebbe assumere un «atteggiamento irrazionale, perchè l'uomo non è onnisciente» e non si può affermare che ciò che non si vede non ci sia.

La Gazzetta del sud, 27 febbraio 2007

...e prosegue la tiritera sui DICO:


I NUOVI DIRITTI

E da Rutelli monito ai teodem. Binetti: ok, sto zitta
Dico, Prodi frena le ministre "Fase delicata, no a forzature"

La Bindi a Palazzo Chigi. Telefonata alla Pollastrini che aveva detto: il ddl sarà in Senato tra 15 giorni
GIOVANNA CASADIO

ROMA - Le ministre dei Dico sono state un´altra volta chiamate a rapporto. Prodi ha convocato a Palazzo Chigi Rosy Bindi, responsabile della Famiglia, e ha telefonato a Barbara Pollastrini, ministra delle Pari opportunità, che era a Milano a un convegno. Determinato il premier, e un po´ seccato: «Basta con le forzature sui Dico, con le accelerazioni e le polemiche. Così si vanifica lo sforzo che stiamo facendo per la famiglia». Stop al tormentone tra i favorevoli e i contrari, tra la sinistra e i teodem, i laici e cattolici. E soprattutto, bisogna «raffreddare» le tensioni con il Vaticano. «Se uno riapre sulla politica estera, l´altro sulle pensioni, e poi di nuovo sui Dico... non la finiamo più. Il momento è particolarmente delicato». Il Professore ha ricordato l´undicesimo punto del "dodecalogo", e cioè che c´è un portavoce unico del governo.
Alla vigilia della fiducia, il premier insomma mette in riga i suoi. La Pollastrini ieri aveva dichiarato: «Tra 15 giorni la legge sui diritti dei conviventi sarà all´esame del Senato, non è stata accantonata, si va avanti». Ma i Dico si sono intrecciati con la crisi di governo al punto che il senatore a vita Giulio Andreotti ha dichiarato che è disposto a votare la fiducia al governo proprio perché il tema delle coppie di fatto è stato tolto di mezzo. Prodi punta a una tregua con il Vaticano, dopo l´offensiva di Oltretevere in difesa della famiglia tradizionale. E perciò nel discorso di oggi in Senato in vista della fiducia non parlerà di Dico. Pronto tuttavia, se gli chiederanno spiegazioni, a rispondere: «Adesso è il Parlamento nella piena sovranità a fare la sua parte».
La bacchettata del Professore è anche per i teodem. Ma la affida al vice premier, Francesco Rutelli, il quale durante l´esecutivo della Margherita ha dato una strigliata a Paola Binetti, Luigi Bobba, Emanuela Baio, Enzo Carra, Marco Calgaro, Luigi Lusi, Renzo Lusetti e Dante Mosella. La pattuglia degli ultrà cattolici è stata richiamata all´ordine: «Serve prudenza e cautela, lavoriamo per fare passare la nottata». Criticata la Binetti in particolare, per una battuta in un´intervista: «Merito di Dio la fine dei Dico». «Ma io sono disposta a fare anche una novena per l´obiettivo in cui credo» si difende lei. E nella battaglia contro una legge sulle unioni civili, ci crede. Tuttavia è disposta a non aggiungere legna al fuoco e ai cronisti replica: «Volete sapere se Rutelli mi ha chiesto di stare zitta? Sì, e perciò non parlo». Bobba precisa: «Mai parlato di un family-day contro i Dico ma solo di una mobilitazione a sostegno delle politiche familiari».
Delle risorse per la famiglia hanno discusso la Bindi e Prodi per quasi un´ora. Già con il cardinale Tarcisio Bertone, alla cerimonia per i Patti Lateranensi, il premier aveva rivendicato al suo governo un´attenzione che mai Berlusconi aveva avuto per la famiglia. «Evitiamo perciò di prestare il fianco agli attacchi del centrodestra sui Dico», ha esortato. La Casa delle libertà denuncia: «L´Unione sta distruggendo la famiglia». Bindi e Pollastrini si sono consultate, in serata. La capogruppo dell´Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro, chiosa: «Il tema ora è nella signoria del Parlamento». I Dico possono essere anche stravolti alle Camere. «Non metteremo certo la fiducia, non ci sono blindature» ricorda il presidente del Consiglio.

La Repubblica, 27 febbraio 2007



L´INTERVISTA

Il cardinale Barragan, titolare del dicastero vaticano della Sanità: ora speriamo bene per il futuro

"Al centro è tornata la famiglia scelta sana che la Chiesa apprezza"

Diritti individuali Occorre pensare a un codice civile che dia diritti agli individui senza prefigurare matrimoni di serie B
costituzione Il riferimento alle politiche familiari è una buona base di partenza Così si rispetta la Costituzione.

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO - «E´ una scelta sana, degna di fede e meritevole di grande attenzione, l´aver messo la famiglia al centro dell´attenzione programmatica del governo senza nessuna menzione su coppie di fatto, pacs o unioni omosessuali. Ora speriamo, fiduciosi, che alle parole seguano i fatti, a partire dalle dichiarazioni che il premier farà domani davanti ai senatori per il voto di fiducia».
"Benedizione" vaticana per Romano Prodi alla vigilia dell´avvio del dibattito al Senato. Dopo le critiche ed i "fulmini" dei giorni scorsi lanciati da Oltretevere e da quasi tutta la gerarchia ecclesiastica contro i fautori dei Dico, il disegno di legge sulle coppie di fatto approvato dal governo, dal Vaticano segnali di distensione per il centrosinistra. Piacciono, ad esempio, al cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Salute della Santa Sede, i 12 punti redatti da Prodi per la soluzione della crisi. Piace, in particolare, il riferimento alle "politiche familiari", sottolinea con soddisfazione il porporato Barragan, messicano, presidente del Pontificio consiglio degli Operatori sanitari e della Pastorale per la Salute, comunemente indicato come "ministro" della Sanità del Papa.

Cardinale Lozano Barragan, allora sui 12 punti indicati dal presidente del Consiglio nessuna obiezione da parte della Chiesa?

«Una piattaforma programmatica che mette al centro della sua attenzione la famiglia, con un esplicito riferimento al suo potenziamento, è sicuramente una impostazione sana. Oserei dire, è una proposta più che soddisfacente che merita di essere seguita con grande attenzione».

Sembra comunque che le autorità ecclesiastiche siano pronte a guardare con occhi più benevoli al nuovo corso del centrosinistra. E´ così?

«Le autorità ecclesiastiche e, a maggior ragione, quelle vaticane, come è noto non danno pagelle politiche a nessuno. E´ un fatto positivo, però, aver notato che la famiglia è tornata al centro dell´attenzione dell´attuale governo. E questa cosa non può che fare piacere. Certamente, ora bisogna vedere cosa succederà e se alle parole seguiranno i fatti. Con il riferimento alle politiche familiari la base di partenza è certamente buona perché, come abbiamo sempre detto come Chiesa, ma come dice anche la stessa Costituzione italiana, la famiglia basata sul matrimonio è un valore per tutta la società che merita di essere seguito, promosso e valorizzato. E´ un bene necessario per tutti. Ha fatto bene, perciò, Prodi a inserirlo nel suo nuovo programma governativo. E´ una scelta degna di lode».

Cosa pensa degli altri punti programmatici voluti dal premier?

«Non sta a me, uomo di Chiesa e, per di più messicano, giudicare punto per punto le tematiche indicate dal presidente del Consiglio italiano. Noto solo con soddisfazione che la famiglia basata sul matrimonio tra un uomo ed una donna è tornata al centro dell´attenzione del governo e che, col voto di fiducia, il Parlamento italiano si impegnerà a rispettare e a promuovere. Non è poco».

Soddisfatto anche per il mancato inserimento nei 12 punti programmatici dei Dico, cioè il disegno di legge sulle coppie di fatto?

«Non amo parlare di soddisfazione. Non avrebbe senso. E´ noto a tutti che da sempre per la Chiesa la famiglia è uno dei punti centrali del suo insegnamento pastorale. Vedere ora che il governo ne ha fatto uno dei temi cardini del suo programma non può che fare piacere e fa sperare bene per il futuro».

Capitolo chiuso, quindi, la contesa sui diritti delle coppie di fatto?

«No, è un capitolo che resta aperto, ma sul piano dei diritti individuali per i quali occorre certamente studiare strade nuove, nuove vie di diritto, pensando magari ad un codice civile più rinnovato proprio rispetto ai diritti di ciascun singolo cittadino, senza discriminazioni per nessuno. Ma senza paventare in futuro matrimoni di serie B e, tantomeno, matrimoni tra omosessuali che, oltretutto, sarebbero anche una contraddizione in termini perché il matrimonio, fino a prova contraria, si deve contrarre tra persone di sesso diverso con lo scopo primario di procreare».

La Repubblica, 27 febbraio 2007



«Coppie di fatto, insistere è solo masochismo politico»

di Francesca Angeli

L’insistenza della sinistra e di una parte del governo nella difesa dei Dico è «masochismo politico». Il capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris, vorrebbe non sentir più parlare del ddl sulle coppie di fatto. Una questione che il Campanile e il suo leader, il Guardasigilli, Clemente Mastella, considerano archiviata, parcheggiata per sempre su un binario morto del Parlamento. Opinione condivisa nell’Unione anche dai cattolici della Margherita. Ma a sinistra la speranza di portare a casa il riconoscimento della convivenze non si è spenta. A difendere i Dico prima di tutto le due ministre autrici del ddl, Barbara Pollastrini e Rosy Bindi, e poi il leader della Quercia, Piero Fassino. In Senato a tenerli in vita ci penserà il presidente della Commissione Giustizia, Cesare Salvi, sostenuto dalla capogruppo dell’Ulivo, Anna Finocchiaro.

Onorevole Fabris non vi preoccupa la determinazione dei vostri alleati a portare avanti i Dico?

«Quello che ci preoccupa è il danno che questa proposta porta alla coalizione. Alcuni membri del governo insistono su una tematica che non ha portato fortuna al centrosinistra. Mi preoccupa la manifesta incapacità di leggere gli eventi e la mancanza di lungimiranza. Il governo ha fatto il suo sforzo da noi non condiviso. Ora la parola spetta al Parlamento e dunque il governo taccia».

La Pollastrini accusa di cinismo chi dovesse condizionare il proprio voto di fiducia al governo Prodi alla scomparsa dei Dico.

«Ma che ringrazino il cielo che questi cinici voteranno la fiducia dopo una crisi in cui non è stato toccato l’assetto del governo e non è stato dato un nuovo incarico dal capo dello Stato».

Si parla di avviare la discussione sui Dico in Senato entro due settimane.

«Mi sembra che siamo ai confini della realtà politica. Invito i ministri a smetterla di parlare soltanto di coppie di fatto e convivenze e soprattutto invito la maggioranza a smetterla di attaccare la Chiesa. E ringrazino che gli votiamo la fiducia perché c’è un limite al masochismo politico. I Dico non sono mai stati una priorità. Sono certo che non verranno approvati ma questa insistenza mette in discussione la stima e la considerazione reciproca. La Pollastrini si occupi delle Pari opportunità e la Bindi di famiglia perché è di questo che si sente il bisogno».

Prodi promette più impegno per la famiglia.

«Ci aspettiamo molto su questo fronte perché la vera emergenza è qui. Chiediamo immediati correttivi alla finanziaria. Ci sono meccanismi inaccettabili sugli assegni familiari che penalizzano ad esempio i nuclei con tanti figli e ancora i genitori che devono crescere i figli da soli».

L’ingresso di Marco Follini sposterà gli equilibri verso il centro?

«Oggettivamente è già accaduto. Basta guardare i 12 punti elencati da Prodi: niente Dico e invece ci sono Tav e famiglia. Abbiamo assistito all’assurdità di una maggioranza che ha subito le pressioni della sinistra radicale, sbilanciandosi su quel versante senza avere la garanzia della coesione dei partiti radicali. Ovvio che ora la linea si sposti al centro, soprattutto tenendo conto che dove lo scarto è minimo ogni punto vale oro. A Palazzo Madama avevamo perso il senatore Sergio De Gregorio ora ci siamo riequilibrati con Follini».

Contate su altri nuovi arrivi? L’Udc esclude di saltare il fosso e chiama Follini traditore.

«Se domani incassiamo la fiducia al Senato riusciremo a garantire un periodo di stabilità. Con i Dico lasciati al loro destino non dovremmo avere altri contraccolpi e a quel punto sarà possibile recuperare voti al centro. Prima su singoli provvedimenti poi anche su qualcosa altro. L'Udc ora non può scoprirsi ma noi che siamo al confine sentiamo che aria tira e quando accusano Follini di tradimento non sono credibili».

Il Giornale, 27 febbraio 2007


Sui Dico Rutelli zittisce la Binetti «Il governo non è ancora salvo»

di Anna Maria Greco

Nei 12 punti del programma che oggi Romano Prodi illustrerà in Senato i Dico non ci sono. Ma mentre lima il suo discorso il premier chiama a Palazzo Chigi il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, per parlare proprio del nodo delle coppie di fatto, che divide il centrosinistra e fa dire ai teodem, come Paola Binetti aveva spiegato al Giornale nell’intervista pubblicata ieri, che i cattolici dell’Ulivo affosseranno il ddl a Palazzo Madama. Il Professore parla al telefono anche con il ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini, che è a Milano per un convegno.

La sua parte la fa anche il vicepremier Francesco Rutelli. Il leader della Margherita zittisce senza tanti complimenti la Binetti e gli altri teodem. Non cita nessuno, ma il riferimento è chiaro quando raccomanda all’esecutivo dielle di «non tirare la giacca da una parte o dall'altra, perché la crisi è ancora in atto» e raccomanda «prudenza». Tanto che lasciando la riunione, la stessa Binetti scherza: «Volete sapere se Rutelli mi ha detto di stare zitta? Sì, tanto è vero che ora non parlo». Una bacchettata anche per il sottosegretario ulivista Luigi Bobba, che prepara la manifestazione del Family-day. «È normale - minimizza lui - l'invito alla prudenza, visto che la fiducia deve essere ancora votata».

Fa eco a Rutelli il leader verde Alfonso Pecoraro Scanio: «Sarebbe opportuno che tutti parlassero meno».

La Pollastrini assicura che il governo non intende «assolutamente giocare la carta del rinvio»: entro 15 giorni la legge sui Dico sarà discussa in commissione Giustizia al Senato. Se nel dodecalogo i Dico non figurano è solo perché il governo ha finito il suo lavoro e ora la palla passa al Parlamento. Per il ministro «è una posizione tutto sommato cinica della politica» quella dei senatori che eventualmente condizionassero il proprio voto di fiducia al governo Prodi all'assenza dei Dico. Su un tema che riguarda i diritti civili non si possono «misurare le maggioranze di governo», avverte la capogruppo dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro. Mentre l’Udeur ribadisce il suo no ai Dico, nell’Unione molti sospettano che si giochi sull’equivoco, per far naufragare senza clamore il ddl. È preoccupato per un governo spostato al centro il Ds Gavino Angius, colpito dal fatto che un tema «rilevante» come i Dico non sia tra i 12 punti di Prodi. Nella Rosa nel pugno, il socialista Enrico Boselli ricorda al premier le sue assicurazioni da «uomo d’onore». E il segretario di Prc Franco Giordano, avverte: «I Dico sono iscritti al dibattito parlamentare e noi ci impegneremo con tutti coloro che hanno proposto diritti civili a determinare per questa via la piena laicità dello Stato».

Dal centrodestra continuano gli inviti ai senatori cattolici dell’Unione a essere coerenti con il diktat della Chiesa e si promette battaglia per non far passare il ddl. Anche se la Bindi sostiene che la crisi di governo «non è stata scatenata dalla legge sui Dico, ma dai dissensi sulla base di Vicenza e sull'Afghanistan», la questione rimane una delle più pericolose per l’esecutivo. È vero che i Dico non ci sono nei 12 punti, fa notare il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, ma il ministro Pollastrini e il leader Ds Fassino hanno rassicurato la sinistra che il ddl procederà a ritmo spedito. Prodi in Senato, avverte l’azzurro Renato Schifani, dovrà fare chiarezza sui Dico, oltre che su Tav e pensioni. Al suo governo si potrebbe affibbiare un motto: «Qui lo Dico e qui lo nego», scherza l’azzurro Osvaldo Napoli.

Il leader Udc Pier Ferdinando Casini è sicuro: «Il ddl sui Dico verrà bocciato al Senato, perché non hanno la maggioranza. Del resto, non potranno non provarci a farli approvare perché, come dice Pollastrini smentendo i 12 punti di Prodi, sono una priorità del governo».

Il Giornale, 27 febbraio 2007


Andreotti, un sì a Prodi se non parlerà dei gay

di Gianni Pennacchi

Piccata per le molteplici ma univoche esternazioni di Giulio Andreotti, il ministro Barbara Pollastrini s’è affrettata ieri a precisare che il progetto di legge sulle unioni di fatto, Pacs o Dico fate voi, porta comunque la firma del premier Romano Prodi, e poi chi l’ha detto che è affossato? Se non sta nel dodecalogo del riossigenato governo è solo perché lì «ci sono le materie del futuro», s’affanna a spiegare la titolare delle Pari opportunità, assicurando che «entro 15 giorni» il testo sarà al banco della competente commissione senatoriale. Ma basta la reazione di una delle due madri del progetto, per un ripensamento della vecchia volpe? Il senatore a vita che mercoledì scorso con la sua astensione ha contribuito a terremotare il governo dell’Unione, dichiara infatti ai quattro venti che stavolta voterà anch’egli la fiducia, proprio perché dal novello e stringato programma di Prodi, «sono scomparse assurdità come la discontinuità in politica estera rispetto al governo Berlusconi, e i matrimoni omosessuali».

No, certamente non basterà a mutar la rotta del più navigato e immarcescibile politico italiano. A meno che Prodi non sia così scriteriato da venire oggi a Palazzo Madama giurando che i Pacs sono una colonna portante, li difenderà con unghie e denti, porrà anche la fiducia per vederli in porto, e figurati la discontinuità in politica estera, anzi ce ne andiamo dall’Afghanistan domani stesso. La verità è che Andreotti, la Cei e la Segreteria di Stato d’Oltretevere, ma anche Mastella e gli integralisti della Margherita (Binetti, Carra e compagnia) hanno già avuto la vittoria di principio: Prodi ha tolto il cappello da quel disegno di legge, l’ha abbandonato nella «ruota degli esposti», s’è pentito ed oggi non ne farà parola. Per questo è stato perdonato, i suoi soci han compreso che è meglio pure dimenticar Vicenza, dunque il divo Giulio assolve a nome e per conto dell’interà cristianità cattolica impegnata in politica, voterà la fiducia perché «il diritto alla vita vale anche per i governi», dice e par di verderlo sorridere sornione, a labbra strette.

Come tutti, anche Andreotti sa che Cesare Salvi ha calendarizzato il testo sulle unioni di fatto in Commissione giustizia. Ma come tutti compreso Salvi, sa che è una inutile operazione di vetrina, perché come dice Franco Grillini (voce autorevole e davvero esperta) «al Senato sui Dico non passa nemmeno un foglio di carta in bianco». Persino il campione parlamentare del mondo gay, sa che bisogna sacrificar qualcosa sull’altare della ragion di Stato e della sopravvivenza governativa, ma lamenta: «L’avessero almeno presentata alla Camera ’sta legge, potevi traccheggiare un poco e dimostrare che ti stavi sforzando. Invece no, al Senato dove te la bocceranno ancor più in fretta, ora che è sparita dal programma di governo».

Volete che non ghigni Andreotti? Che una volpe tema una Pollastrini? Ieri ha rilasciato interviste a raffica, su quasi tutti i quotidiani nazionali, ammettendo che sì, il suo non possumus di mercoledì era dettato prevalentemente dai Pacs. Ma per amor del cielo, guai a sospettare che lo abbiano spronato dal Vaticano, «sono abbastanza maggiorenne per valutare e decidere in autonomia come orientare il mio voto» risponde. E sempre sorridendo: «Non c’era bisogno che me lo ricordasse il Sant’Uffizio come dovevo comportarmi».

Però la ministra non demorde. E anche a rischio di far mancare domani un voto prezioso, rivendica: «Entro 15 giorni la legge sui Dico, di cui il primo firmatario è il presidente Prodi, dovrebbe essere discussa in Commissione al Senato e lì verificheremo la responsabilità di tutti»; non è vero che è stata rinnegata, «nei dodici punti indicati da Prodi ci sono le materie del futuro».

Il Giornale, 27 febbraio 2007

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